Capitolo 11. La televisione (Stefania Furini)


Stefania Furini.

Scienze dell'Educazione

Metodologia della ricerca sociale e Pedagogia sperimentale

Recensione Cap 11 Ricerca pedagogica e innovazione educativa.


La televisione è uno dei mezzi di comunicazione di massa tra i più diffusi e apprezzati e naturalmente anche tra i più discussi. Dal punto di vista del pubblico, la semplicità d'uso e l'attuale basso costo l'hanno portata ad affiancare sempre più efficacemente la stampa e la radio come fonte di informazione e soprattutto di svago grazie agli innumerevoli spettacoli offerti.

Ogni emittente ha un proprio nome che la identifica e un editore che ne cura i contenuti. La rete per telecomunicazioni con cui l'emittente televisiva viene diffusa agli utenti può essere di proprietà dell'editore dell'emittente ma anche di proprietà altrui. Se la rete di telecomunicazioni è di proprietà altrui l'editore paga per l'affitto della rete. La televisione è uno dei mezzi di comunicazione più utilizzati nel mondo. La televisione riveste ormai un ruolo importantissimo nella nostra vita quotidiana , occupa gran parte del nostro tempo e riesce ad influenzarci nel comportamento e nel modo di pensare.  A scuola, al lavoro, per strada, in ogni momento noi viviamo in un mondo, quello in cui viviamo, da cui recepiamo un'infinità di messaggi e nozioni che in qualche modo, inevitabilmente, ci condizionano; ed ecco che grazie alla televisione questo mondo penetra nella nostra vita privata.

La televisione gode di uno status di particolare familiarità secondo diversi punti di vista vi è uno status storico che sottolinea come in soli cinquant'anni di distanza la televisione si sia radicata nella nostra vita; uno status linguistico, poiché parla un linguaggio analogico e uno status tecnologico.

La combinazione di questi fattori attribuisce la TV in un profilo friendly che non appartiene agli altri mezzi di comunicazione.

La magia del linguaggio audiovisivo rimanda al concetto di non trasparenza di Martheman dove per non trasparenza si intende che il linguaggio della televisione passa attraverso un complesso processo di costruzione di significati che si inserisce a sua volta in un sistema di interconnessioni fra i vari mezzi, il quale afferisce alla sfera di comunicazione, a quella economica a quella politica e sociale.

Il 52% dei bambini si trova a guardare la televisione da solo, senza la supervisione di un adulto: ecco perché è importante informare i giovani e soprattutto i minori sull'utilizzo dei programmi televisivi e sulle trasmissioni.

Le istituzioni si sono mosse per venire incontro a questa esigenza formativa, attraverso la realizzazione di campagne scolastiche per uso corretto e consapevole del mezzo televisivo: un esempio di questi progetti è quello chiamato “Teleduchiamoci”.

Un altro buon esempio di buona pratica educativa a vasto raggio è la “ricerca-formazione” realizzata nell'anno scolastico 2003/2004 presso una rete di una scuola di Baretta, ha coinvolto tutti gli attori di quella scuola: studenti, docenti, l'amministrazione comunale lo ha sostenuto finanziaramente e il Dipartimento di scienze pedagogiche e didattiche delle università di Bari ne ha curato il coordinamento scientifico. Il lavoro intende verificare la possibilità di sinergie educative tra scuola e famiglia a partire dall'esperienza dei media. Si sottolinea come l'educazione ha il potere di estrarre il positivo che c è in una realtà umana cosi se per qualcuno i media rappresenta un rischio l'educazione può e deve trasformarli in risorsa.

Per gli adulti e i genitori sono stati attivati due percorsi di formazione in parallelo,affinché l'attività didattica potesse contare su un appoggio a casa.

Il lavoro formativo e didattico è stato incentrato sul mezzo televisivo, il percorso è stato suggellato da un convegno al quale hanno partecipato e contribuito insegnati,genitori, studenti e istituzioni.

I genitori sono stati invitati a farsi attenti osservatori dei comportamenti dei figli davanti alla televisione ed a elaborare opportune strategie di accompagnamento.

Si è cercato di produrre un una riflessione sul setting del bambino che guarda la TV e a elaborare strategie operative per recuperare a quell'esperienza una dimensione formativa.

Altre occasioni formative possono riguardare le varie professionalità della formazione sociale :educatori,animatori, operatori pastorali , si è puntato su un lavoro metodologico di carattere generale che possa costituire per i formatori uno strumento duttile a aperto a diverse articolazioni.

Sono stati individuati sei aspetti chiave su cosa insegnare dei media dal gruppo di lavoro costituito dal Brittish film institute e dal Departement of Education and Science: Medsia Agencies , chi comunica e perchè, le varie categorie dei media, i ruoli, gli aspetti e le strategie; Media Categories, i diversi tipi dei media, i generi narrativi (soap opera, talk show..) ; Media Technologies , le tecnologie dei media, come l'uso del testo ; Media Languages , cioè il linguaggio dei media, le caratteristiche linguistiche del testo ; Media Rappresentation, quale idea , significato,valore ,atteggiamento di testo produce o è destinato a produrre e infine i Media Audiences cioè il pubblico dei media.

Si tratta solo di un'impalcatura didattica sulla quale andranno costruite le azioni formative vere e proprie.

L'analisi testuale viene collocata tra i Media Languages e Media Rapprsentation, questa sta alla lettura come la produzione sta alla scrittura , può riguardare vari livelli:linguaggio,codici,testo, contesto, sistema....e può anche precedere il momento della produzione. Per tale ragione è importante soffermarsi sul momento dell'analisi del testo.

Molto importante è anche la pubblicità che è rappresentata dallo spot, ossia un breve filmato della durata di 30 secondi.

Nella pubblicità il messaggio viene declinato all'interno di un sistema di affetti alla quale la televisione non è estranea anzi nella quale deve essere ricompresa .

In conclusione in alcuni casi il bambino può arrivare ad attribuire alla televisione il ruolo di genitore sostitutivo di quelli esistenti e insoddisfacenti.
La solitudine e l’abbandono li inducono a cercare nella televisione conforto e compagnia. Ma questo isolamento emotivo comporta il rischio di indurire il loro carattere e di rendere difficile il fluire della loro affettività.

D’altro canto non si può negare che la TV possa favorire la crescita e l’educazione, informare e persino formare attraverso programmi di qualità. Basti pensare al telegiornale per i ragazzi, a trasmissioni che in forma documentaristica o animata trattano temi di storia , di geografia o di scienze naturali ;ad alcuni programmi di intrattenimento pomeridiani molto ben fatti che si propongono obiettivi cognitivi, logici e linguistici.

La valenza positiva o negativa della televisione nella crescita dei bambini dipende dunque dalla qualità e dai contenuti delle trasmissioni cui vengono esposti, oltre che dal tempo che trascorrono davanti al video.

11/12
Edurete.org Roberto Trinchero