Capitolo 12. Dal ruolo dirigente alle funzioni direttive (Francesca Cianflone)

 

In seguito alla riforma Gentile nel 1923 si verificò un forte accentramento delle funzioni dirigenziali in campo scolastico che vide definirsi la figura del preside con funzioni gestionali nelle scuole di Stato e il direttore col compito di controllare la conformità alle norme da parte della scuola in quelle  non statali. Quando anche le elementari divennero statali il direttore didattico assunse la funzione di preside. Solo negli anni Settanta si ebbe l’unificazione formale delle istituzioni scolastiche e quindi l’equiparazione del ruolo e delle funzioni tra preside e direttore. Si continuava ad usare entrambi i termini con l’introduzione del termine di “dirigente”, che acquisterà funzioni di responsabilità solo alla fine del secolo, con l’imposizione contestuale di un’attività di formazione per tutto il personale direttivo statale.

Con l’applicazione dei Decreti Delegati  del 1973 si ebbe una modifica nella concezione del ruolo direttivo; la caratteristica burocratica della funzione cedette il posto a quella gestionale e di animazione della collettività scolastica, si concepiva così il preside nelle vesti del leader e del manager, una nuova immagine in cui i capi di istituto stessi stentavano a riconoscere nella complessità, il principio unificatore della propria attività. Si compiva inoltre un ulteriore passo sulla strada della rivalutazione dell’aspetto manageriale di tale funzione con la concezione più moderna di “direzione pedagogica” che individua il tratto comune di ogni dirigente scolastico nel “management” piuttosto che in quello “scolastico”, si affermò quindi il dirigente d’impresa come figura di riferimento. Ma la consapevolezza che la scuola non è equiparabile con l’azienda, portò al recupero delle precedenti figure e alla coniugazione dell’innovatività con la routine.  Per il personale direttivo delle scuole paritarie l’Università Cattolica attuò un corso di formazione organizzato secondo una modalità mista, comprensiva di periodi di formazione “in presenza” alternati a periodi di formazione “a distanza”. Il corso si articola su 300 ore. Data la diversità dirigenziale nei vari tipi di scuola cattolica e statale, la progettazione dell’attività formativa di tale funzione e professionalità  deve partire dal presupposto che essa non si può definire se non in rapporto al contesto, secondo un approccio “in divenire”. Il progetto non deve proporre dunque un profilo bene identificato e definitivo di dirigente, ma in continuo mutamento. Poiché l’utente del corso di formazione è un adulto con una propria identità culturale e un certo profilo professionale  si può parlare di formazione in situazione professionale. La formazione si qualifica come IN-SET, in situazione ovvero nella realtà lavorativa, e l’educazione veicolata dal progetto di AUTO-formazione, con un protagonismo del corsista adulto. Il progetto offre ai corsisti l’opportunità di ottenere il  massimo da se stessi come occasione formativa per sé e per il gruppo attraverso la relazionalità. Il dirigente che voglia mettere in atto un’innovazione per perseguire meglio il fine dell’organizzazione scolastica , dovrà tenere presente chi, che cosa e in che contesto promuovere il cambiamento, confrontando tali elementi con le finalità. Affinchè si stabilisca una relazione positiva di rispondenza tra l’idea generatrice dell’organizzazione-scuola e la sua traduzione, va attivata una serie di funzioni a cominciare dal sistema didattico; situazione organizzata, con risorse, in cui l’insegnante crea le condizioni per il cambiamento negli allievi. Ad esso si affiancano altri soggetti con altri compiti, tra cui la figura dirigenziale,che include in sé una funzione di sostegno didattico/pedagogico diretto, funzione di supporto infrasistemico  e di garanzia all’utenza che i fini vengano perseguiti col  massimo sforzo. Il dirigente, inserendosi  in un sistema scolastico interdipendente col sistema socioeconomico e culturale viene da esso condizionato nel suo ruolo di garante del buon funzionamento. Alla domanda se sia meglio un solo dirigente o una pluralità di figure dirigenziali nel contesto scolastico è bene ricordare che il problema non è tanto l’unicità fisica della persona dirigente ma la consapevolezza della ricchezza che la duplicità delle funzioni(imprenditoriale e direttiva) di questa professione costituisce per sé e per la scuola. Il dirigente dovrà saper assumere decisioni coerenti con il ruolo che in quella situazione è chiamato ad assumere.

   

12/12
Edurete.org Roberto Trinchero