Capitolo 10. L'integrazione (Mariagrazia Cotto)

- nuovo -

 Cotto Mariagrazia                                                                      Matr. 717116

 

                                      Cap. 10       L’integrazione

La parola integrazione rimanda al “rendere integro” il soggetto salvaguardandolo dalla sua frammentazione, permettere perciò al “diversamente abile” di maturare la sua “possibilità di essere” il suo progetto di vita. Il concetto integrazione si rifà all’ambiente scolastico, luogo non solo formativo di ogni alunno ma anche di impegno a garantire l’integrazione del soggetto. La “diversità” della persona disabile è in rapporto con il concetto di normalità. La normalità è composta però da diversità in divenire , è importante allora riconoscere e accogliere l’originalità di ognuno e considerare l’altro come risorsa e ricchezza. Un minore disabile è rispettato se la sua identità, con tutte le sue peculiarità, è condotta a svilupparsi in un processo continuo, in relazione a specifici contesti. A livello internazionale si rileva uno spostamento progressivo da un’ attenzione centrata sul deficit del soggetto a posizioni che considerano come sempre più influenti i contesti esterni ad esso, fino ad arrivare a puntare l’attenzione sulla relazione tra il soggetto e il contesto in cui è inserito. Il processo di integrazione degli alunni con handicap prende avvio dopo la legge 517/77 , dove si presentava come elementi significativi il riconoscimento della professionalità docente , un contesto scolastico con elementi di rinnovamento e la flessibilità della programmazione. Dopo trent’anni questa legge ha avuto numerosi aspetti positivi sia per l’educazione dei soggetti disabili sia per l’innovazione stessa della scuola. Il dibattito sulla disabilità utilizza inoltre il termine “bisogno educativo speciale”. Esso si riferisce a quei soggetti che per motivi diversi, non solo per deficit, hanno  un funzionamento educativo e apprenditivo che richiede attenzioni particolari. Lo spostamento di attenzione dai deficit ai bisogni educativi particolari, consente di pensare all’integrazione non in termini di intervento straordinario solo su certi soggetti ma su tutti quegli alunni che presentano un funzionamento problematico. Il clima di collaborazione tra gli alunni è una risorsa importante perché l’esperienza scolastica valorizzi le diversità e risponda ai bisogni educativi. Bisogna perciò creare un clima inclusivo nella classe , caratterizzato da una “speciale normalità”. Il bambino disabile non esiste solo in quanto alunno, ma chiede di essere riconosciuto anche nei contesti di vita quotidiana e nella vita sociale .

 

10/12
Edurete.org Roberto Trinchero