Capitolo 7. La valutazione (Mariagrazia Cotto)

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Cotto Mariagrazia                                                                        Matr. 717116

                                           Cap. 7      La valutazione

Ormai di valutazione si parla dappertutto (dalla scuola all’azienda al servizio pubblico e alla politica). C’è una professione alla quale noi tutti partecipiamo che punta direttamente al centro della formazione : quella dell’educatore. Barbier ha proposto una definizione-quadro secondo cui l’attività valutativa corrisponderebbe a sottolineare la distanza fra due livelli di realtà costruiti da un soggetto valutatore. Ogni atto valutativo presenta due “rotture” : da un lato il valutatore si costituisce come soggetto esterno alle cose e ai loro rapporti per giudicarle e dall’altro egli separa e riconosce due piani distinti, quello del reale e quello dell’ideale. La valutazione è l’atto attraverso cui formuliamo un giudizio di valore riferito ad un oggetto determinato. Quando esprimiamo dei giudizi di valore bisogna fare riferimento ad alcuni temi : la coerenza (una “buona” valutazione deve essere anzitutto una valutazione), l’oggettività/soggettività ( il valutare non è mai innocente, nessuna valutazione è mai oggettiva), formativa (la valutazione è un elemento perturbatore, che influenza i comportamenti dei soggetti) e le relazioni (la valutazione è ben utilizzata quando si innesta in una relazionalità sana). La Docimologia è la scienza che ha come oggetto lo studio sistematico degli esami , in particolare dei sistemi di votazione e del comportamento degli esaminatori e degli esaminati. Bisogna pensare ad una pedagogia della valutazione , al fine di garantirci la possibilità di orientamenti verso direzioni originali e pedagogicamente dense. La cultura della valutazione , è pervasa dall’esigenza di render conto in vista di una presa di decisione o dell’equilibrazione di un sistema , tanto che l’assenza di certezza tende a squalificare lo stesso lavoro valutativo. Ogni persona che valuta , lo fa in vista di un’azione. Hadji individua tre declinazioni personali che l’espressione della valutazione può assumere: la prima persona ,la seconda persona (la più utilizzata) e la terza persona. La scelta fra le varie soluzioni di espressione del giudizio di valore è di primaria importanza vista la non neutralità e la contestualità in cui la valutazione si inserisce. Ciò che sembra mancare nella cultura degli insegnanti e dei formatori è l’abitudine a pensare allo strumento , a costruirlo e non a subirlo. È importante perciò avere una corretta definizione del ruolo che la valutazione avrà all’interno di un certo intervento pedagogico. La valutazione insomma non è una tecnica , ma necessita di strategie .

 

7/12
Edurete.org Roberto Trinchero