La passione per il qualitativo. Un'alternativa epistemologica (Simona Gili Faudin)

Chi vuole accertare rapidamente e in modo oggettivo l’efficacia di un progetto deve scegliere indicatori di efficacia, costruire strumenti di rilevazione ed elaborare statisticamente i dati quantitativi ottenuti. Il valutatore deve disporre di una valutazione iniziale e mettersi in una logica comparativa. Questo approccio si ispira al modello classico della ricerca educativa. Come sostiene Mill le leggi empiriche non sono altro che uniformità osservate che fanno parte della realtà. Al globalismo si contrappone la visione analitica della conoscenza “scientifica”. I distinti aspetti della realtà non sono descrivibili in termini concettuali, sono oggetto di conoscenza solo quando li misuriamo. Questo nuovo atteggiamento verso i concetti comporta una riduzione di senso dei nostri concetti quotidiani: ciò che non riusciamo a tradurre in operazioni è considerato privo di senso. Di fronte ad un concetto complesso si passa all’analisi operazionale.

L’operazionalismo si è affermato nella ricerca sociale dando luogo ad una prassi per cui l’analisi concettuale di nozioni come intelligenza o motivazione anche se richiesta viene di fatto saltata per andare alla determinazione di indicatori che rinviano semplicemente ad operazioni possibili. Gli scopi dell’indagine scientifiche sono: descrizione, predizione,controllo e spiegazione. In sostanza seguire un approccio scientifico significa partire da un’ipotesi, operazionalizzare costrutti in termini di variabili, raccogliere i dati e accertare se e in che misura si verifica la relazione. Poi occorre pervenire ad enunciati validi in generale.

Questi modello appare valido anche se presenta alcuni inconvenienti. È dubbio che la descrizione di un fenomeno possa darsi preliminarmente e in modo oggettivo. per descrivere bisogna raccogliere dati che sono tutt’altro che oggettivi.

Se descrivere con rigore significa solo raccogliere dati su un certo numero di variabili si finisce per espugnare dal campo del sapere scientifico tutto ciò che si potrebbe conoscere per contatto diretto e interazione. non si può pensare di prendere decisioni razionali senza capire qualcosa della sostanza di un progetto.

Il modello positivista nella ricerca sociale è stato criticato da H.Blumer: egli analizza la trama dei concetti generali e sostiene che a questi si da una definizione operazionale ma questo non vuol dirne il senso. Blumer esprime il bisogno di comprensione della realtà sociale che implica attenzione al modo del tutto specifico in cui un fenomeno si presenta nel suo particolare contesto; un atteggiamento induttivo che evita di sovrapporre concetti astratti e predeterminati; l’interesse per gli aspetti soggettivi e per i significato attribuiti dai soggetti stessi. Egli offre argomento alla svolta qualitativa.

Alla base dell’approccio qualitativo c’è la rivalutazione del pensiero di senso comune, nella conoscenza e nell’interpretazione del mondo sociale. Con questo senso comune il ricercatore deve stabilire una continuità- continuità che viene spezzata quando si assume il linguaggio della misurazione. Ci si chiede come usare il linguaggio della misurazione nello studio dell’azione sociale che ha bisogno di interpretazione. Solitamente l’errore consiste nel ricercar e assumere dati oggettivi senza metterli in questione e nel credere che il rigore scientifico si identifichi con il puro trattamento quantitativo dei dati. Occorre che vengano considerati fatti storici, ideologie. L’osservatore deve avere un modello dell’attore cioè un’idea della struttura di significato che presiede alle azioni dei soggetti e deve usare la sua conoscenza dell’esperienza quotidiana per impegnarsi nelle transizioni interpersonali necessarie per raccogliere i dati. I dati che si raccolgono dipendono da una serie di condizioni che non vengono mai problematizzate dai ricercatori proprio perché ne risentirebbe l’oggettività dei loro dati. L’osservatore deve prendere in considerazione i costrutti di senso comune impiegati dall’attore nella vita quotidiana se vuole afferrare i significati che saranno attribuiti dall’attore alle sue domande. Igorare questo punto significa ottenere risultati privi di significato. La ricerca educativa ha inseguito a lungo l’ideale nomotetico, l’idea che la conoscenza scientifica si occupa solo di ciò che è in generale e formula leggi valide per tutti i casi compresi. A condiviso anche l’ideale cumulativo e l’enorme lavoro svolto secondo questo modello di ricerca non ha dato i frutti sperati. La pretesa nomotetica si scontra con la rilevanza del contesto. Occorre che i fenomeni educativi vengano sempre analizzati tenendo conto del contesto perché altrimenti si rischia di non capire nulla di un fenomeno. Brofenbenner infatti sostiene l’importanza del contesto in cui si svolgono le azioni.

La capacità di riconoscere l’importanza del contesto fa si che l’esperienza assuma significato.

Gli orientamenti qualitativi trovano una applicazione ideale in campo valutativo. Non c’è altro modo di fare valutazione di processo o di far emergere il contesto se non usando metodi quantitativi di raccolta ed elaborazione delle informazioni come ad esempio l’intervista. Le tecniche ricavate dalla ricerca qualitativa si aggiungono a quelle più tradizionali così da arricchire il repertorio personale del valutatore. Il valutatore deve padroneggiare diverse opzioni e scegliere i metodi più adatti in base alle situazioni concrete e questo si esprime nell’integrazione tra l’approccio quantitativo e qualitativo. 

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Edurete.org Roberto Trinchero