Capitolo 8. Lingua e bilinguismo. Sfide per la formazione (Irene Beccaris)
Nello
scenario educativo del nostro Paese sono sempre più presenti bambini di altre
madrelingua o futuri plurilingui, che contribuiscono a formare una pluralità di
esperienze sociali e culturali che faticano ad esprimersi. Apprendere
una lingua come lingua di origine o come seconda lingua non comporta le stesse
fatiche, ma dipende molto dal contesto all’ interno del quale il bambino è
inserito. Da
un punto di vista educativo permettere l’ apprendimento di una seconda lingua
comporta uno sforzo e un interesse verso aspetti multiculturali e verso
discipline vicine alla pedagogia, oltre che una particolare attenzione verso l’
ambiente e il contesto nel quale dovrebbe avvenire l’ apprendimento. L’
interazione tra acquisizione del linguaggio e socializzazione, infatti, è evidente
in quanto, in buona parte, l’ essere un membro competente del proprio gruppo
sociale si realizza con il linguaggio. La
prima tematica significativa da portare alla luce nel momento in cui si vuole
permettere lo sviluppo di una particolare lingua è cosa sanno educatori e
insegnanti riguardo il linguaggio infantile, la sua strutturazione e il suo
apprendimento. Si tratta di un’ azione educativa rivolta direttamente agli
educatori, poiché il presupposto per un corretto insegnamento e apprendimento
parte proprio dalle loro conoscenze e dalle competenze acquisite
precedentemente. Possedere
queste nozioni permette all’ insegnate di individuare quali sono gli ambiti e
le conoscenze da approfondire, i saperi utili e le modalità per procedere all’
insegnamento del bilinguismo. “Che
cosa fanno con le parole coloro che si prendono cura dei bambini?”, riprendendo
il titolo di un paragrafo del capitolo in questione è interessante capire come,
attraverso l’ analisi del parlato adulto nelle comunicazioni con i bambini,
ogni adulto possegga un’ idea implicita riguardo i limiti e le potenzialità
cognitive ed evolutive del bambino, considerato un ascoltatore e un produttore
creativo del discorso; infatti se la lingua si apprende per immersione ed
esposizione diretta dal contesto in cui l’ infante si trova, è fondamentale
conoscere come si caratterizza il contesto linguistico nel quale il bambino è
inserito e questo è possibile esclusivamente attraverso un’ analisi dettagliata
e approfondita del codice linguistico utilizzato dagli adulti. Ogni singolo
elemento o caratteristica del parlato dell’ adulto è un elemento importante per
capire di che tipo di “apprendisti” della lingua si tratta, quali competenze o
capacità hanno nei confronti della lingua e quale natura e esperienza
linguistica e comunicativa connota il contesto di apprendimento in cui i
bambini sono immersi. Con
queste premesse risulta essere fondamentale, quindi, l’ osservazione del
contesto, riscostruendo anche “la trama degli eventi linguistici e comunicativi
che ne costellano la quotidianità”. Rispetto allo sviluppo bilingue in una
situazione di asilo nido o scuola di infanzia, però, non esistono degli
strumenti standardizzati che possano offrire un ausilio ad insegnanti ed
educatori, ma è possibile rintracciare delle griglie orientative riguardo i
comportamenti linguistici dei bambini stranieri all’ interno di un contesto
educativo. L’
osservazione spontanea è largamente praticata dalle strutture sopra citate,
infatti, mediante questo mezzo di indagine, insegnati ed educatori hanno un
facile accesso ai temi del fare educativo, hanno modo di poter indagare dall’
interno e in maniera attiva nei contesti in cui operano, potendo così coglierne
specificità, complessità e variabilità. Anche l’ osservazione di conversazioni
tra adulti e bambini possono trasformarsi in una ricca fonte di riflessione su
quanto accade in tali scambi, sia da un punto di vista linguistico che
relazionale. In
conclusione, lo strumento osservativo utilizzato in contesto e dagli operatori
direttamente coinvolti in tali situazioni si dimostra valido ed efficace al
fine di riattivare le responsabilità educative. E’ un approccio alla formazione
che permette agli educatori direttamente coinvolti di diventare i protagonisti
degli eventi educativi, in quanto le osservazioni condotte in questo campo gli permettono
di avere un punto di confronto e discussione. Quindi, per finire, le motivazioni
che sostengono l’ osservazione come proposta di formazione sono: “assumere un
procedimento utile per la conoscenza e la comprensione delle interazioni
linguistiche e comunicative che si verificano in contesti; intraprendere un
itinerario formativo e al contempo autoformativo che aiuti a scoprire la realtà
attraverso uno sguardo riflessivo, investire energie e motivazioni nei
confronti del proprio lavoro che genera crescita di competenze sia
professionali che personali”.