Capitolo 12. Appartenenza al gruppo, fattori sociali e apprendimento (Arianna Sicora)

- Cap. 12
Appartenenza al gruppo, fattori sociali e apprendimento
L’ apprendimento scolastico ha luogo in un determinato ambiente, fisico e sociale. All’interno di esso, si creano dinamiche particolari, legate al clima di classe, ai rapporti fra compagni e con gli insegnanti. Ciò influisce in varia misura sull’apprendimento stesso.
L’individuo, il suo comportamento sociale, lo sviluppo della sua personalità, i suoi valori e atteggiamenti sono influenzati dalle interazioni con gli altri allievi.
Il lavoro assieme, la cooperazione, la competizione, la presenza dei coetanei influiscono sull’apprendimento.
Sono diversi i fattori sociali e di gruppo che riguardano l’apprendimento scolastico, per esempio l’autoritarismo, il conformismo, le differenze individuali, etc. Questi intervengono per via indiretta sul grado e i tipi di motivazione ad apprendere una materia, nonché sul modo di assimilare norme e valori culturali.
Tali determinanti, prima ancora che ne siano osservati gli effetti sull’apprendimento, vanno studiate loro stesse.

Il clima di classe

Da alcune ricerche effettuate negli USA e in New-Zealand è risultato che un clima autoritario, anziché democratico, tenuto in ambiente scolastico, ha effetti profondi sugli atteggiamenti verso la scuola, sul comportamento sociale globale e sull’assunzione o meno dei valori degli adulti.
Quando i bambini crescono in una società democratica, man mano che crescono i controlli vengono allentati, perché essi abbiano la possibilità di autodeterminarsi in maniera indipendente.
Un autoritarismo eccessivo in classe, conduce generalmente a una risposta di sottomissione completa, sotto la quale però, si celano sentimenti negativi e, specie nei casi di adolescenti maschi non appartenenti alla classe media, i focolari di reazioni di rifiuto che possono giungere ad aperta aggressività e ostilità nei confronti degli adulti.
Gli adolescenti neozelandesi hanno dimostrato, con i loro comportamenti immaturi nei confronti dell’autorità, quanto un clima autoritario, all’interno di una società normalmente egualitaria, possa agire negativamente.
Una forte deferenza pubblica all’autorità convive con alcuni atteggiamenti addirittura “puerili” di rifiuto, tenuti dai giovani, in particolare universitari, nei confronti dei valori tradizionali e dei sentimenti convenzionali dei loro genitori. L’assunzione provocatoria da parte loro di posizioni estremistiche, giunge fino alla dissacrazione dei simboli venerati.
I sentimenti ostili verso l’autoritarismo rendono inoltre difficile, per gli adolescenti, una assunzione adeguata di norme sociali riconosciute e limitazioni individuali. Il loro cattivo comportamento non è che l’espressione esagerata di un conflitto con gli adulti, in contrasto con la loro autorità. Quando essi si conformano, in tale clima, è probabile che lo facciano solo per paura di una coercizione esterna.
I bambini tendono ad imitare più gli esempi dei precetti. Con difficoltà internalizzano questi valori.
Studi sperimentali condotti sull’impatto della leadership autoritaria su gruppi di bambini, mette in luce gli effetti negativi che essa ha sul morale e sulla solidarietà di gruppo.
Gli allievi sottoposti ad un controllo autocratico sono più aggressivi, utilizzano capri espiatori all’interno del gruppo e mostrano atteggiamenti remissivi verso il leader.
Nelle situazioni in cui la leadership autoritaria è esercitata in modo amichevole, gli effetti negativi sul gruppo sociale risultano ridotti. In ogni caso, non è possibile sostenere, secondo D. Ausubel, che solo un ambiente democratico favorisca la maggiore salute mentale e lo sviluppo di personalità normali.
I bambini possono internalizzare i valori positivi e i tratti di una personalità adulta anche in un clima autoritario, a patto che i rapporti personali, sociali e di lavoro tra gli adulti siano ugualmente autoritari; gli adulti siano rigorosamente esigenti verso sé stessi, allo stesso modo che verso i giovani. In alcuni paesi, dove coesistono queste condizioni, come la Germania e la Svizzera, l’autoritarismo in famiglia e a scuola non ha forti effetti negativi.
D. Ausubel tuttavia, sostiene la raginevole idea che l’autoritarismo in classe riduca l’efficienza del pensiero e della soluzione di problemi, oltre a inibire la pianificazione di gruppo.
In contrasto a tale clima, alcuni insegnanti e istituti, hanno adottato un clima di laissez-faire, in cui si considera la frustrazione come un male da evitare ad ogni costo. Ciò ha portato ad altre conseguenze negative, come l’estrema aggressività di alcuni e la chiusura, in termini di introversione delle personalità schive. Secondo studi, ciò conduce a confusione, insicurezza, lotta accanita per il potere tra i membri del gruppo”. Come conseguenze secondarie, gli scolari non assimilano le norme sociali, non imparano a stare con gli adulti, sviluppano aspettative non realistiche sulla struttura sociale del campo professionale.

Interazione tra compagni di scuola

Nell’effettuazione di compiti semplici, pare che l’attività parallela di diversi compagni, stimoli emulazione e competitività. Altro effetto è l’accelerazione del lavoro.
Anche di fronte a un compito complesso, richiedente la soluzione di un problema, risulta efficace lo sforzo comune nel porre una serie di ipotesi alternative. Tale risultato sembra frutto della somma delle idee dei singoli.
Può capitare che una leadership magnetica o un gruppo particolarmente simpatico, distolgano dal compito, favorendo una mera socializzazione.
Se il compito necessita valutazioni o decisioni, la cooperazione favorisce la deliberazione e il raggiungimento di consenso.
La sintonia fra i componenti del gruppo favorisce la collaborazione e la motivazione, dando mutuo rinforzo sociale.
I compiti che richiedono pensiero convergente, profonda concentrazione e cura dei particolari, sono effettuati meglio singolarmente che non in gruppo.
Il metodo dell’istruzione programmata è comunque il più efficiente per apprendere una disciplina.
La discussione è poi il metodo più efficace, per stimolare l’elaborazione critica degli aspetti meno fissi e più controversi di una data materia, allargare gli orizzonti intellettuali degli allievi, stimolarne il pensiero con un’ azione incrociata, dar loro opportunità di misurare la propria forza di persuasione. Inoltre, l’interazione coi compagni aiuta lo scolaro a superare il suo egocentrismo e la percezione infantile degli adulti come unica fonte di verità.

Approccio individuale all’esperienza di gruppo

Gli orientamenti individuali nell’esperienza di gruppo sono diversi.
Ciò che il bambino sperimenta nei rapporti interpersonali all’interno della famiglia, viene da esso poi esteso a tutte le altre situazioni sociali. Il gruppo dei pari fornisce uno status derivato come quello dei genitori. Interagendo col gruppo, il bambino ricava lo stesso senso di appartenenza e di identità di gruppo sperimentato in famiglia.
I rapporti all’interno del gruppo, non riguardano l’identità collettiva, sono un’arena in cui si lotta per uno status da meritare, per il prestigio, il potere e l’esaltazione personale. Ogni mossa pubblica è calcolata vantaggiosamente.
Il bambino è capace di ottenere uno status vicario, mediante l’identificazione con i membri prestigiosi del gruppo.
Secondo alcuni studi, le relazioni interpersonali tra gruppi informali di adolescenti delineano chiaramente ruoli, status e reciproche aspettative. La “leadership”, in termini di “effettiva iniziativa”, si collega alla popolarità ma se ne differenzia. Le posizioni al vertice e alla base si delineano prima e sono più distinguibili. Le valutazioni esterne concordano, anche con quelle interne. La leadership cambia a rotazione ed è funzionale all’impegno del leader negli obiettivi del gruppo e alla sua capacità di coordinare e facilitare le attività del gruppo.

Competizione e cooperazione

La competizione è generalmente un’istanza di affermazione personale. La cooperazione invece, è un’attività orientata sul gruppo, in cui il singolo collabora con gli altri per il raggiungimento di uno scopo comune. Tali attività non sono però antitetiche, in quanto entrambe comportano una notevole integrazione col gruppo.
Anche in un contesto di cooperazione, all’interno del gruppo si verificano dinamiche di competizione. Vi è confusione morale, nella cultura occidentale, tra queste due specificità, in quanto viene assegnata a entrambe forte rilevanza. I bambini maschi, specialmente delle classi sociali inferiori, manifestano maggiore competitività.
Sono molte le attività di gruppo fra pari che richiedono cooperazione e competitività contemporaneamente o alternativamente. Ciò accade ad esempio anche nei giochi di squadra.
Anche in ciò vi sono differenze e tendenze individuali alla cooperazione, alla competizione o alla semplice esecuzione del compito.
La competizione ha effetti desiderabili, non sullo sviluppo della personalità. Essa stimola l’impegno e la produttività personali, suscita alte aspirazioni e parametri orientativi, diminuisce il divario tra ciò che uno sa fare e ciò che riesce a fare. I bambini in età scolare lavorano con maggiore impegno nelle situazioni competitive. Ciò anche perché la situazione permette di valutare le proprie capacità anche in confronto agli altri, influendo positivamente sulle capacità di autocritica, dando motivazione a superare i lati negativi della propria personalità.
Inoltre la competizione aiuta a superare la monotonia e la noia.
In negativo, la competizione inibisce l’apprendimento, provocando ansia immotivata. All’estremo, rischia di far sentire non all’altezza i bambini meno capaci, spingendoli a ritirarsi dalle attività in cui non eccellono, abbassando esageratamente il loro status nel gruppo. Essa può inoltre generare un clima teso, ostile, vendicativo e negativo, in cui durezza, scorrettezza e disonestà sono perdonate a chi la spunta. In tale situazione, lo scopo principale diventa il dare sfoggio di superiorità e autorità, perdendo invece valore l’attività particolare, l’espressione di sé stessi e la creatività.
Infine, esaltando eccessivamente l’importanza della superiorità, si perdono di vista i valori umani, al punto che il prestigio diventa l’unico parametro secondo cui valutare la persona.

Conformismo e individualità

In reazione al conformismo presente nella società occidentale dalla seconda guerra mondiale, si è generata la tendenza a rifiutarlo come qualcosa di assolutamente negativo. In realtà un certo grado di conformismo è necessario per la convivenza i piccoli gruppi oltre che per sviluppo e diffusione di una data cultura. Inoltre il conformismo che devia dalle norme della sua cultura tende a conformarsi alle norme di altra cultura deviante. Infine il conformarsi alle norme richieste dal proprio gruppo, può favorire la resistenza a gruppi ostili.

Il conformismo nella cultura del gruppo dei pari

Gli adolescenti, spostando il loro punto di riferimento dalle figure genitoriali al gruppo dei pari, con esso, sentono il forte bisogno di conformarsi, per sentirsi tranquilli.
Il conformismo è una diffusa caratteristica della personalità coerente. Tanto più attraente risulta l’appartenenza al gruppo, tanto maggiore è la tendenza a conformarsi alle sue idee.
Durante l’adolescenza, le ragazze risultano maggiormente conformiste dei maschi.
Le regole del gruppo più determinanti sono quelle che regolano la solidarietà al suo interno e stabiliscono gli standard di comportamento. I gruppi più saldi sono quelli i cui membri hanno meno legami con altri gruppi.
La solidarietà di gruppo è più viva nei bassi ranghi. In tutti i gruppi la possibilità di comportamento accettabile è minima per il leader e per i membri di alto rango. “Ci si aspetta che il leader sia di esempio”.
Ci sono due ragioni fondamentali per cui è richiesto il conformismo all’interno del gruppo dei pari: è necessario che vengano accettati da tutti i valori e le norme stabiliti, al fine della sopravvivenza del gruppo, ciò al fine di determinarsi nettamente e emergere dalla società di origine; la necessità di conservare la solidarietà di gruppo necessaria a contrastare le intromissioni dell’autorità adulta.
In cambio dell’appoggio morale che necessita, dello status e del senso di appartenenza, il gruppo pretende dall’adolescente il conformismo. Conquistato un posto nel gruppo, altri fattori rinforzano le tendenze conformiste nell’adolescente: l’approvazione del gruppo allenta l’ansia e l’incertezza, se il gruppo lo approva, si sente certo della sua correttezza. Il conformismo diventa poi automatico, per il senso di lealtà, di appartenenza e di debito che lo influenzano. Sono imposte anche delle sanzioni esplicite, dalla ridicolizzazione all’ostracismo.
La posizione critica dell’adolescente lo porta a sopravvalutare il conformismo e ad esagerarne la misura per essere accettato dal gruppo. Studi sociometrici dimostrano che l’apparente indifferenza  al conformismo eleva lo status del soggetto, presentandolo come superiore alla necessità di accattivarsi il favore altrui.
Un simile tipo di conformismo fa perdere le occasioni di dimostrazione della propria individualità.

Qualificazioni e aspetti positivi

Il conformismo adolescenziale, tuttavia, presenta anche aspetti positivi. Il trasferimento di valori e standard al gruppo dei pari, favorisce  la svalutazione delle persone parentali favorendo il distacco dalla posizione satellite. Trasferendo la sua fedeltà al gruppo dei pari l’adolescente inizia a emanciparsi, trovando una nuova sicurezza di base. Investendo i suoi compagni dell’autorità di fissare standard, afferma il suo diritto all’autodeterminazione. Il gruppo dei pari serve come “baluardo di lotta contro l’autorità”.
Anche nuove i dee e nuovi comportamenti morali sono favoriti dal gruppo dei pari. Al gruppo dei compagni non essendo attribuito lo stesso “alone di santità” attribuito ai genitori, l’adolescente esercita un approccio personale e astratto ai giudizi morali. Egli è ora consapevole dell’opportunità dei suoi comportamenti.
L’approssimazione all’età adulta causa la rinascita della legittimità della devianza. Inoltre gli adolescenti, insieme al conformismo, manifestano “un’urgenza di essere unici” e distinguibili. Dopo l’annullamento nel gruppo, il giovane inizia a riconoscersi come individuo. Tuttavia egli è tenuto a non deviare eccessivamente dagli standard del gruppo.
Spesso gli adolescenti provano forti idealizzazioni e sentono il peso delle contraddizioni della società e delle tradizioni sorpassate. Se ciò venisse indirizzato adeguatamente potrebbe portare a trasformazioni societarie.

Conformismo e individualità: indicazione di una linea per gli adolescenti

L’adolescente dovrebbe essere incoraggiato dalla comunità sociale  a trovare un giusto equilibrio nella realtà, senza fantasticherie eccessive. Anche se si vuole modificarli, è necessario riconoscere l’esistenza di leggi e costumi, senza che sia necessario accettarli. Ai fini della trasformazione sociale è necessaria l’adozione di un orientamento maturo.
Gli adulti dovrebbero tenere conto di differenze individuali del bisogno di conformismo.
Esiste la possibilità, da non sottovalutare, che l’adolescente con forti convinzioni morali o religiose possa non accettare di cedere alle regole di condotta del suo gruppo.

Le norme degli adulti e quelle del gruppo dei pari

Tra gli adolescenti esiste una vera e propria “subcultura”, differente da quella degli adulti. I suoi valori sono in parte contrastanti con quelli degli adulti.
Tale situazione riguarda anche il successo scolastico, percepito come rilevante per la possibilità di maggiori qualificazioni e il raggiungimento di uno status elevato, ma inutile ai fini dell’accettazione all’interno del gruppo.
In ogni società gli adolescenti hanno bisogno di conquistarsi uno status e l’indipendenza dai genitori, tuttavia nella nostra società il passaggio è reso più difficile dalle aumentate necessità utili a ottenere uno status elevato. In tale condizione, il giovane non può sperimentare un’indipendenza decisionale reale, restando vincolato più tempo alla famiglia e può conquistarsi uno status elevato solo al di fuori della cultura adulta.
Questa situazione fa sì che il giovane provi una sorta di risentimento dalle istituzioni adulte che ancora non può raggiungere.
In tale situazione di alienazione, il risentimento e la prolungata frustrazione delle istanze di indipendenza decisionale e di status adulto generano comportamenti aggressivi anti-adulti, la formazione compensatoria di gruppi distinti, proprie attività di formazione di status e proprie funzioni educative.
Il suddetto orientamento aggressivo verso gli adulti genera, a sua volta, ulteriore rifiuto vendicativo degli standard adulti, una maggiore difficoltà di identificazione negli adulti e una difficoltosa accettazione dei loro valori.

Il ruolo esercitato dal gruppo dei pari nell’alienazione dei giovani dagli adulti

Poiché gli adolescenti vivono le stesse frustrazioni e si sentono ugualmente esclusi dal mondo degli adulti, diventano solidali fra loro, per raggiungere insieme ciò che non riescono a ottenere individualmente.
Bisogni fondamentali come lo status, l’indipendenza decisionale e il tirocinio a compiti sociali vengono in qualche modo compensati proprio all’interno del gruppo dei pari, l’unica istituzione in cui il loro ruolo non è marginale. Tale gruppo diventa così anche l’istituzione di formazione più importante per i giovani. Qui si imparano le dinamiche sociali, perché le si mettono in pratica, si chiariscono i ruoli sessuali, si imparano la cooperazione, la competizione, i compiti sociali, i valori, gli scopi della vita di relazione.
Poiché il gruppo dei compagni è composto da persone simili all’adolescente e poiché egli ne dipende, tende conseguentemente ad assimilarne gli standard, facendo sì che egli diventi sempre più indifferente ai valori degli adulti, così come alla loro approvazione o disapprovazione. L’asprezza dei suoi atteggiamenti contro gli adulti vengono smussati da fattori quali le sue aspirazioni e le tracce della sua infanzia.
Dunque alcuni adolescenti, mentre aderiscono al gruppo dei pari e contemporaneamente rifiutano il mondo adulto, si impegnano in percorsi educativi che li interessano e li indirizzano altrove. In relazione a ciò le mete finali diventano altre dal successo nel gruppo e iniziano a somigliare di più a quelle degli adulti.
In realtà, il gruppo dei pari, assolve in qualche modo anche alla funzione di trasmettere da una generazione all’altra i valori opportuni di una classe sociale, le aspirazioni, le motivazioni e le caratteristiche che, se misconosciute come accettabili negli adulti, vengono accettate se provengono dai pari.
D. Ausubel sottolinea che il tipo di modello fornito dagli adulti di oggi, essendo molto misero dal punto di vista morale, non incentiva i giovani ad assumere con convinzione i valori che gli adulti declamano perché vi si sono conformati acriticamente fin dall’infanzia. Prendendo a modello il conformismo e l’opportunismo che vedono premiati in questa società, non stupisce che i giovani non riescano a mantenere saldi i propri convincimenti morali di fronte alle pressioni del gruppo.

Ruolo sociale dei due sessi e adattamento scolastico

L’adattamento dei due sessi all’ambiente scolastico è funzionale alla diversità dei ruoli dei ragazzi e delle ragazze. In virtù della diversa educazione familiare, le femmine si adattano meglio alle esigenze della scuola elementare. Esse vengono abituate maggiormente a identificarsi con le figure d’autorità, sono educate alla pacatezza e alla docilità e alla corrispondenza alle aspettative della società.
Nell’ambito della scuola elementare prevalgono i valori femminili e anche le figure di riferimento sono prevalentemente femminili. Le ragazze vengono generalmente più approvate dagli insegnanti e meno schernite.
Le ragazze sentono maggiormente, proprio per la loro educazione, la necessità di ottenere successo scolastico.
A motivo di ciò, non dovrebbe sorprendere il fatto che a deviare dalle aspettative degli insegnanti e della società siano maggiormente i maschi.
Nell’adolescenza le aspettative culturali cambiano completamente, in quanto il successo scolastico diventa una virtù più accettabile anche nel maschio, restringendo il divario tra maschi e femmine. I ragazzi ansiosi e con scarsa stima si sforzano molto per trovare riscatto in ambito scolastico, mentre i ragazzi molto dotati danno il massimo del loro Q.I. nell’ultima fase dell’adolescenza e nell’età adulta.

Stratificazione sociale ed educazione

Anche la classe sociale di appartenenza ha importanti implicazioni per il successo scolastico, in relazione alle sue aspirazioni.
Le differenze sociali in questo campo si fanno tuttavia sempre meno nette. Tuttavia la correlazione tra status socioeconomico e successo scolastico è ancora alta.
Quando gli studenti superano certi livelli, iniziano ad essere più condizionati dalla nuova subcultura studentesca in cui si identificano. Uno studio di D. Ausubel ha dimostrato che i giovani di ogni livello socioeconomico ha assimilato le aspirazioni scolastiche e professionali associate al benessere economico della società occidentale contemporanea. Ne risulta che non sono le giuste aspirazioni a mancare, ma la possibilità di realizzarle.
Gli studi sull’argomento, dimostrano che i genitori delle basse classi sociali non incoraggiano pienamente i giovani allo studio e alla realizzazione delle loro aspirazioni. Essi non influiscono sullo sviluppo di caratteristiche della personalità necessarie a sostenere questi sforzi. Considerando ciò, non stupisce lo scarso interesse dei bambini di tali classi sociali verso lo studio e la lettura, in quanto manca il forte coinvolgimento personale a un certo tipo di realizzazione.
I giovani appartenenti a queste classi sociali, conformano le loro aspettative, come i loro genitori, su valori come la ricchezza, la rispettabilità, la sicurezza, l’obbedienza, il conformismo verso l’autorità e si orientano verso il campo dell’agricoltura, della meccanica, dei servizi domestici o verso il settore impiegatizio.
Si rileva anche il fatto che le madri della classe operaia tendono ad avere atteggiamenti più autoritari e distaccati nei confronti dei figli, a volte anche in maniera arbitraria, il che fa sì che essi tendano a rifiutare l’autorità anche nella scuola.

Scuola e pregiudizi classisti

Provenendo la maggior parte degli insegnanti americani dalla classe medio-borghese, essi tendono a favorire lo sviluppo dei valori della classe media. A causa di ciò, gli è difficile comprendere i valori e i comportamenti di bambini di altre estrazioni. Pregiudizi etnocentrici li portano a credere che i valori della loro classe siano giusti a dispetto degli altri. Inoltre, i ragazzi della classe media si comportano come essi si aspettano, accettando gli standard della scuola ed essi tendono a favorirli. Comprendere il background dei bambini delle altre classi sociali non significa adottarne i valori, ma aumentarne la consapevolezza per tenerlo nella debita considerazione. Ciò al fine di evitare di discriminarli.
Altri fattori che influenzano gli insegnanti nel trattamento degli allievi sono : il fatto che i genitori medio-alto borghesi partecipano attivamente alle attività amministrative e scolastiche, anche come rappresentanti e amministratori; la sconvenienza che comporta l’opposizione verso allievi indolenti ma popolari, per la loro posizione o per quella dei genitori.
Anche l’organizzazione delle scuole superiori tendono a favorire la permanenza degli allievi delle classi medie e a respingere quelli delle classi inferiori, soprattutto dove vi sono sezioni di “lento livello”. Nei corsi professionali, al contrario, si trova una grande quantità di allievi provenienti dalle classi sociali inferiori. Tale situazione contribuisce alla stigmatizzazione degli stessi che, demoralizzati, sono facilmente indotti al ritiro dagli studi.
Tra i valori della classe media dominanti nella scuola superiore, il più importante è l’accettazione dell’importanza di riportare buone votazioni.
Inoltre gli adolescenti medio-borghesi partecipano più attivamente alle attività extrascolastiche ed occupano posizioni di rappresentanza studentesca. È dimostrato che chi si conforma maggiormente ai valori vigenti, riesce anche meglio a scuola.
Gli adolescenti delle classi inferiori si sentono spesso respinti, snobbati perché ritenuti inferiori dagli altri adolescenti. Questo fatto incide certamente sull’abbandono della scuola da parte loro.

Fattori razziali ed educazione

Anche la comunità di colore, così come le classi sociali inferiori, viene discriminata.
Alcuni studi hanno confermato il fatto che oltre il 50 % delle famiglie nere, è situata nei gradini più bassi delle classi inferiori. Si aggiunge che la posizione illegittima, poco stigmatizzata da tale comunità, rende le famiglie più precarie e ciò contribuisce alla formazione di un clima familiare matriarcale e negativo, dovuto all’assenza del padre. Dunque il bambino nero, si trova spesso privato dell’affetto del padre, cresciuto dalla nonna o dalla sorella maggiore, perché la madre ha l’onere di mantenere la famiglia. Nella famiglia matriarcale risulta presente un’aperta preferenza per le femmine. Per affrontare tale situazione, i ragazzi sono portati ad adottare tratti femminei.
Questa dinamica familiare è ancora più autoritaria di quella delle altre famiglie delle classi inferiori. Secondo alcune indagini risulta che gli atteggiamenti autoritari prevalgano nei giovani di colore di ogni ordine d’età.
Altro fattore rilevante è che il bambino nero, percependo la propria appartenenza a una casta inferiore, si forma un’immagine negativa di sé stesso. Il contatto spiacevole coi bianchi e con i simboli istituzionalizzati dell’inferiorità razziale, tramite i mass-media e le reazioni della famiglia a tale situazione, percependo di essere ritenuto indegno di affetto e assistenza, egli sviluppa una radicata, negativa immagine di sé. Anche l’interazione di tipo satellite, non influisce sull’acquisizione di sicurezza del bambino, in quanto egli instaura relazioni di questo tipo esclusivamente con figure altrettanto deprezzate dalla società. A ciò consegue una difficoltà dei bambini neri nel identificarsi nella propria società, preferendo avere amici bianchi e attribuendo ruoli negativi a bambini della loro razza. Tali tendenze persistono fino all’età adulta.

Risultati dei bambini neri nell’istruzione

Riporta D. Ausubel che i bambini neri presentano un forte ritardo scolastico, imputabile anche alle inique opportunità di istruzione. Una delle ragioni alla base di ciò è l’inferiore preparazione degli insegnanti di colore rispetto ai bianchi, vittime anch’essi di segregazione razziale. Inoltre tali insegnanti sembrano dare minor peso al successo scolastico, a favore delle attività ludiche. Tuttavia la principale causa di ritardo scolastico è senz’altro la condizione familiare. Spesso i genitori sono scarsamente istruiti ed avendo molti figli non riescono a seguire adeguatamente il loro studio. L’istruzione “libera” della scuola superiore ha inoltre dei costi eccessivi per queste famiglie. Le famiglie distrutte, la disoccupazione e altri fattori peggiorano poi la situazione. Risulta infine che la maggior parte dei giovani neri abbiano un basso Q.I.

Aspirazioni relative all’istruzione e alla professione

“Lo stigma di appartenenza ad una casta è inevitabile e insormontabile”.
La cultura nera, tra l’altro sembra, per motivi storici, accentuare meno il valore del successo. Le condizioni di vita dei neri sembrano in effetti non dimostrare di poter essere cambiate solo grazie all’impegno personale. Anche per i neri istruiti, in effetti, le posizioni lavorative aperte sono poche. Si capisce perché la maggior parte dei neri non dia molta rilevanza all’istruzione.

Differenze tra i due sessi

Nella comunità nera segregata le ragazze sono meglio adattate a scuola dei loro coetanei maschi. Sotto tutti gli aspetti hanno migliori risultati e più alte aspirazioni, si sentono inoltre meno depresse e hanno maggior bisogno di affermazione. Ciò deriva dalla predominanza della famiglia matriarcale. In queste famiglie le femmine sono favorite nelle loro aspirazioni, maggiormente rispetto ai fratelli.

Implicazioni pedagogiche

Senza una modifica della struttura dell’ Io bambino nero è impossibile un’integrazione dei neri nella società americana. I neri dovrebbero acquistare fiducia in sé stessi e orgoglio di razza. Ciò influirebbe sull’aumento delle aspirazioni e dell’impegno per realizzarle.

Abolizione della segregazione
Si tratta del primo passo per ricostruire la personalità del nero , in quanto la scuola riveste un ruolo strategico nella ristrutturazione sociale. In tale situazione, nelle giuste condizioni, egli potrebbe iniziare a sentirsi cittadino di prima classe.
Ciò potrebbe non bastare a ridurre gli atteggiamenti razzisti, ma un’interazione meno superficiale tra persone, in circostanze favorevoli, può ridurre le distanze tra i due gruppi.

Azione sulla comunità

Per ottenere il successo nell’educazione dei bambini neri, occorre fornire sostegno anche alle loro famiglie e al loro ambiente sociale d’estrazione.
Gli interventi atti a rafforzare la vita familiare danno un contributo significativo allo sviluppo delle potenzialità dei neri.

Counseling
La scuola deve essere pronta a sopperire le mancanze della famiglia. Gli esperti di counseling devono in certo modo sostituire i genitori nella fase adolescenziale e preadolescenziale. Essi devono fornire appropriate direttive educative e professionali. Occorre, per ottenere ciò, ampliare i servizi nella scuola.

Come motivare gli allievi culturalmente deprivati

Una famiglia culturalmente deprivata è caratterizzata da un’estrema povertà intellettuale. Un tale ambiente impedisce anche lo sviluppo della motivazione al successo scolastico.

Motivazione personale
La strategia motivazionale più efficace, è lo sforzo di sviluppare il desiderio di conoscere, motivazione ad apprendere. Tale motivazione risulta più forte che non quella di ottenere, con lo studio, benefici lavorativi ed economici.
Il desiderio di sapere può essere l’unica motivazione immediatamente importante. Inoltre, col passare del tempo, non perde la sua forza.
Spesso, il modo migliore per motivare un allievo è puntare direttamente sugli aspetti cognitivi dell’insegnamento. L’apprendimento in sé, anche in mancanza di motivazione, diverrà esso stesso motivazione ad apprendere di più.
Sarebbe necessario anche cercare di neutralizzare l’anti-intellettualismo e la mancanza di tradizioni culturali della famiglia, usando programmi di culturalizzazione e di istruzione per adulti.

Motivazioni estrinseche

Sulla base di un momentaneo buon risultato scolastico, si può aumentare la motivazione retroattivamente.
Un’ intenso lavoro di counseling può controbilanciare la carenza di sostegno familiare e nutrire aspettative lavorative di alto livello.
L’identificazione in una persona adulta matura che si è realizzata, i giovani possono essere incoraggiati ad aspirazioni realistiche e a lungo termine.
Fornendo sussidi agli studi si possono poi ulteriormente innalzare le aspirazioni di qualifica personale. L’insuccesso e il timore di esso non possono motivare allo studio, specie se gli studenti non hanno mai avuto soddisfacenti esperienze scolastiche. Il rimedio però non è nel rimuovere l’insuccesso, bensì assicurare quei fattori che incrementano un migliore adattamento sociale e un’ aumento dell’autostima. Un buon rimedio è poi quello di mutare la situazione prescolastica , la struttura e la composizione della classe a scuola, le condizioni familiari e sociali del bambino culturalmente deprivato, nonché la struttura della sua personalità, affinché il successo venga da lui internalizzato come una prospettiva realistica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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12/17
Edurete.org Roberto Trinchero