Verso l’astronomia moderna: dal XVII al XIX secolo
Benchè la conoscenza dei corpi del sistema solare si fosse
arricchita al di là di qualsiasi immaginazione, poco si conosceva sulle stelle,
che venivano ancora considerate come semplici punti di riferimento. Il primo serio
tentativo per infrangere questa barriera venne compiuto da William Herschel[En][F][It], che viene
giustamente definito il padre “dell'astronomia stellare". Herschel era nato a Hannover nel 1738, undici anni dopo la morte
di Newton. Venne in Inghilterra e divenne organista presso la OctagonChapel di Bath; ma il suo principale interesse era l'astronomia, ed
egli costruì telescopi a riflessione che erano i migliori della sua epoca. Il
maggiore dei telescopi di Herschel costruito
relativamente tardi nella sua carriera, aveva uno specchio di 48 pollici di
diametro. Herschel doveva guadagnarsi di che vivere,
e per qualche anno non poté dedicare tutto il suo tempo allo studio
dell'astronomia. Poi, nel 1781, fece una scoperta che cambiò completamente il
corso della sua vita: il settimo pianeta del sistema solare, Urano. Una sera,
mentre stava esaminando alcune deboli stelle della costellazione dei Gemelli,
incontrò un oggetto che non era certamente una stella. Dapprima lo credette una cometa, ma non appena fu calcolata la sua
orbita, non vi fu più alcun dubbio sulla sua natura: non era una cometa, ma un
pianeta; quello che noi chiamiamo oggi Urano. La scoperta giunse completamente
inaspettata. Esistevano 5 pianeti conosciuti, e questi assieme alla luna ed al
sole, davano un totale di 7. Il 7 era il numero magico degli antichi, e si era
pensato perciò che il sistema solare fosse completo. Herschel
divenne famoso in tutto il mondo; fu nominato astronomo di corte da re Giorgio
III, e da allora poté abbandonare completamente la sua carriera musicale.
Herschel si impose un tremendo programma. Egli si propose
di esplorare tutti i cieli, per potersi così formare un'idea di come le stelle
fossero distribuite. Fino alla fine della sua lunga vita, nel 1822, egli lavorò
pazientemente al suo progetto e le sue conclusioni finali si sono dimostrate
estremamente accurate. Naturalmente, fece numerose scoperte durante le sue
esplorazioni celesti. Molte stelle che sembravano semplici, risultarono essere
doppie, e c'erano anche ammassi stellari, come pure delle deboli macchie
luminose conosciute come "nebulose" dalla parola latina che significa
"nuvole". Egli catalogò tutte le sue scoperte, ed esaminando le carte
che pubblicò non possiamo che meravigliarci della mole di lavoro che riuscì a
svolgere.
Dato che
visse in Inghilterra gran parte della sua vita, non ebbe occasione di esaminare
le stelle della parte meridionale dell'emisfero australe che non appaiono mai a
latitudini nordiche, ed è notevole il fatto che il completamento dei suoi
"rastrellamenti stellari" fu compiuto in seguito da suo figlio, sirJohnHerschel[En],
che si recò appositamente a Capo di Buona Speranza, rimanendovi per parecchi
anni.
Joseph von Fraunhofer
e la nascita della spettrografia
Nei primi anni del XIX secolo un
ottico tedesco, Joseph von Fraunhofer[It1][It2][Es], cominciò ad
eseguire degli esperimenti con dei prismi di vetro. Newton aveva già scoperto
che la comune luce "bianca" sia in realtà un miscuglio di tutti i
colori dell'arcobaleno. Fraunhofer comprese
l’importanza della sua scoperta, il suo lavoro portò allo sviluppo di un nuovo
strumento, lo spettroscopio. Lo spettroscopio è uno strumento in grado di
scomporre la luce nelle sue varie componenti. Con l'analisi degli
"spettri"[F] ottenuti, è possibile riuscire a sapere
molte cose sullo stato della materia che emette la luce. Per esempio, lo
spettro del sole rivela due righe scure che possono essere causate solo
dall'elemento sodio, cosicché abbiamo la prova dell'esistenza del sodio sul
sole. Il telescopio senza lo spettroscopio sarebbe di scarsa utilità
all'astronomo di professione di oggigiorno. Con questo strumento è possibile
ora rintracciare la presenza dei vari elementi chimici su stelle remote,
sperdute nelle immensità dello spazio.
Collegamenti: Introduction
à la spectroscopie[F]
Friedrich Wilhelm Bessel e
la distanza delle stelle
Nel 1838, Friedrich Wilhelm Bessel[F][It1][It2][It3][Es], direttore dell'osservatorio di Konigsberg, ritornò al problema della distanza delle
stelle. Nello studiare i movimenti apparenti di 61 Cygni,
un pallido oggetto nella costellazione del Cigno, poté dimostrare sfruttando il
fenomeno della parallasse[F][It1][It2][It3], che giaceva ad una distanza di circa 60 milioni di milioni di miglia.
Due mesi più tardi un astronomo britannico, Henderson
misurò la distanza della luminosa stella australe Alpha
Centauri, e giunse al risultato abbastanza esatto di 20 milioni di milioni di
miglia. Alpha Centauri è una stella tripla, ed il
membro più debole del trio, denominato “Proxima
Centauri” è il corpo conosciuto più vicino a noi, al di fuori del nostro
sistema solare.
Il nostro cervello non è abituato
a valutare distanze immense come quelle stellari. E stata così adottata
un'unità di misura basata sulla velocità della luce. Un raggio di luce impiega
circa 8 minuti per giungere dal sole a noi, ma nel caso di Alpha
Centauri il tempo impiegato è di 4 e 1/3 anni: non vediamo la stella come è
adesso, ma come era 4 e 1/3 anni fa. Diciamo perciò che Alpha
Centauri dista da noi 4 e 1/3 anni-luce, e che la distanza di 61 Cygni è di quasi 11 anni-luce.
Nel 1845
in Irlanda Lord Rosse[Es], costruì un
telescopio[En][F] dotato di uno specchio da 72 pollici.
Era difficile e complicato ad usarsi, ma era di gran lunga lo strumento più
potente allora esistente, e Rosse lo adoperò per studiare gli ammassi stellari
e le nebulose trovate da Herschel. Alcune delle
nebulose risultarono essere costituite interamente da stelle deboli, benché
altre non potessero essere risolte nello stesso modo. Ancor più interessante il
fatto che alcune delle nebulose stellari rivelarono una forma a spirale, in
modo da assomigliare vagamente a delle ruote. Il telescopio da solo, non
avrebbe mai potuto svelare la natura delle misteriose nebulose; ma lo
spettroscopio si. Nel 1864, Sir William Huggins esaminò una tenue nebulosa nella costellazione del
Drago, e trovò che non era composta da stelle, ma da un gas luminoso. Sappiamo
ora che gli oggetti nebulosi sono di tre tipi.
Si
scoprì che l’universo è composto da delle “isole” vaganti nel vuoto, queste
isole vennero denominate “galassie”. Nella nostra “isola”, conosciuta
comunemente come Via Lattea, ma più correttamente come Galassia, troviamo le
stelle comuni, gli ammassi stellari e le nebulose gassose, la maggior parte di
esse alla distanza di centinaia o migliaia di anni-luce da noi. Al di là della
Galassia, si trova un vasto spazio vuoto, e quindi si giunge alla prima delle
galassie esterne, giacente alla distanza di molto superiore al milione di
anni-luce. La Grande galassia di Andromeda, che può
essere vista ad occhio nudo, come una tenue macchia polverosa. Essa è di
dimensioni maggiori della nostra. Herschel aveva
sospettato qualcosa di simile, e il lavoro di Rosse confermava il suo punto di
vista.
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