LA STORIA DELLA COOPERAZIONE
La cooperazione ha una storia [ I ]che è insieme antica e moderna.
Antica , perché se ci riferiamo alla cooperazione come semplice forma di auto-organizzazione che fa riferimento ai concetti di collaborazione, solidarietà e mutualità; è possibile rinvenire esempi arcaici di cooperazione, perfino a partire dai tempi dell’antica Roma.
Moderna , perché se invece intendiamo riferirci alla cooperazione così come oggi la conosciamo dobbiamo allora farne risalire la nascita al contesto storico e socio economico della “rivoluzione industriale”, rispetto al quale la cooperazione è sorta come risposta alle condizioni di estremo disagio in cui tale processo di sviluppo e di innovazione tecnologica aveva posto le classi meno abbienti, massicciamente impiegate come manodopera a basso costo.
Fatte salve le caratteristiche di fondo di tale periodo, le particolari e diverse condizioni verificatesi in vari paesi europei hanno dato luogo, come vedremo in seguito, a quelle che sarebbero divenute alcune delle forme di cooperazione ancor oggi più diffuse e praticate in tutto il mondo.
La cooperazione, intesa come collaborazione tra persone aventi comuni interessi economici e sociali, nasce praticamente con l’uomo, derivante dall’impossibilità di quest’ultimo di risolvere da solo i problemi che l’esistenza gli pone.
La prima società cooperativa – intesa nel senso moderno del termine – nasce però nel 1844 a Rochdale,
in Inghilterra [ I ] [ E ](la prima cooperativa di consumatori). La sua missione: d i f e n d e re il valore reale del salario (ogni conquista salariale era resa vana da immediati aumenti dei prezzi).
Un operaio ebbe l’idea di aggregare tra loro alcuni soci che versarono del capitale sociale, grazie al
quale furono acquistati generi di consumo. Questi ultimi avevano prezzi inferiori a quelli degli altri
negozi, grazie al fatto che la cooperativa poteva acquistare considerevoli quantità di merci.
Un’idea molto semplice, dunque, solo che… bisognava pensarci!
L’operaio del quale parlavamo aveva infatti semplicemente proposto ad altri (i soci della cooperativa) di collaborare al fine di raggiungere un interesse comune (la possibilità di risparmiare sull’acquisto di beni), insomma aveva proposto loro di cooperare. I soci avevano così raggiunto un risultato che, da soli, non avrebbero mai potuto ottenere.
Pochi anni dopo, in Germania, nascevano lei prime cooperative di credito del tipo Schultze-Delitzsch
(nelle aree urbane) e Raiffeisen [ I ] [ D ]
(nelle zone rurali) per lottare contro l’usura e difendere agricoltori,
artigiani, piccoli commercianti.
In Francia, contemporaneamente, venivano fondate le prime cooperative di operai per lottare contro la disoccupazione e dimostrare che era possibile lavorare senza padrone.
I produttori agricoli di tutta Europa, sull’esempio degli agricoltori danesi, alcuni decenni più tardi reagirono alla crisi che progressivamente li attanagliava riunendosi in cooperative per gestire latterie,
cantine o mulini per difendere il frutto delle loro fatiche.
La cooperazione si è poi diffusa in tutto il mondo ed in tutti i settori economici; vanta oggi milioni
di soci e fatturati di tutto rispetto . Tali risultati non sarebbero stati raggiunti se i cooperatori non
avessero svolto, sin dalle origini, un’intensa e capillare attività di educazione cooperativa. È necessario infatti che chi già opera nella cooperazione ne diffonda i principi, i metodi, i modelli organizzativi.
L’Assemblea delle Nazioni Unite, con una solenne risoluzione, ha proclamato il 1 Luglio 1995 “Giornata Internazionale della cooperazione” riconoscendo che “le cooperative, nelle loro diverse forme, stanno diventando un indispensabile fattore di sviluppo economico e sociale in tutti i Paesi promuovendo la maggiore partecipazione possibile nel processo di sviluppo di tutti i gruppi popolari, comprese le donne, i giovani, i disabili, gli anziani...”, con l’intento esplicitamente dichiarato:
“...di portare all’attenzione dei cittadini le opportunità offerte dalle cooperative e di mantenere informati e sensibili i Governi dei possibili benefici derivanti alla società dall’attività cooperativa...”.
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