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3.1. La percezione soggettiva
Le persone iniziano a comunicare tra di loro
sulla base di ciò che percepiscono l’una dell’altra. In tal senso, possiamo dire
che ogni comunicazione abbia inizio da un atto percettivo
(I5)
(E6).
La percezione è quel processo attraverso il
quale cogliamo la realtà, ne selezioniamo alcuni elementi, e ne diamo un
significato.
L’importanza di questo processo è fondamentale,
poiché le informazioni ed i significati che selezioniamo e attribuiamo alla
realtà, costituiscono la base sulla quale verrà definita la relazione
comunicativa in corso.
A dirigere questa selezione intervengono
diversi fattori, alcuni dei quali sono legati al soggetto che percepisce (ad
esempio: esperienze passate, stato d’animo, cultura, educazione, immagine di
sé); altri dipendono dall’oggetto percepito (ad esempio: fattori come la
vicinanza, la somiglianza, la continuità, la chiusura, ecc.).
In questo senso la percezione funziona tramite
un processo di selezione degli stimoli, che vengono organizzati in
configurazioni del tipo “figura-sfondo”: una parte delle informazioni diventano
significative (diventano figura), mentre le altre vengono rinviate sullo sfondo.
Sono caratteristiche della percezione:
-
la soggettività:
la percezione ha sia aspetti denotativi della realtà (oggettivi), sia
aspetti connotativi (soggettivi). Ciò che è maggiormente rilevante sono gli
aspetti connotativi della percezione. Comunicare richiede quindi il saper
entrare nel modo di vedere dell’altro, nel suo modo di percepire, cioè nel
suo “mondo di significati”. La capacità di entrare nel mondo di significati
altrui è un’esperienza che arricchisce, poiché ci dà elementi nuovi e
diversi per conoscere e avvicinarci alla realtà;
-
la consistenza:
è la tendenza a mantenere una coerenza nelle nostre percezioni. La
percezione ha una funzione di orientamento, ma se diventa rigida non riesce
più a cogliere i dati in arrivo.
-
la stabilità:
è la tendenza delle nostre percezioni a mantenersi stabili nel tempo. Pur di
mantenere coerente la struttura percettiva non si considerano o si
modificano le informazioni che ci arrivano. Questa resistenza al cambiamento
può creare problemi comunicativi.
Dobbiamo tenere presente, con Bartlett e
Koffka, che la percezione umana non “riproduce” semplicemente la realtà esterna
ma la “ricostruisce”. Ricordiamo le considerazioni di H. von Foerster che
nell’1987 affermava che l’osservatore è parte del sistema in quanto lo
costruisce nell’atto di osservarlo: la descrizione di una situazione è risultato
tanto delle caratteristiche di quanto viene osservato che delle caratteristiche
individuali del soggetto che osserva, anzi, dice più cose dell’osservatore che
dell’osservato.
L’osservatore esprime infatti la realtà
basandosi sulle proprie percezioni, che sono influenzate da fattori fisiologici
( ad esempio l’elaborazione degli imput esterni ed il privilegiare certi canali
sensoriali rispetto ad altri) e psicologici (tra cui i fini che orientano
l’osservazione, la cultura del tempo e la storia personale).
Hume, Kant, Schopenhauer e molti altri filosofi
hanno insistito sul fatto che della realtà "vera" possiamo soltanto avere
un'opinione, un'immagine soggettiva, un'interpretazione arbitraria. Secondo
Kant, per esempio, la radice di ogni errore consiste nell'intendere il modo in
cui noi determiniamo, cataloghiamo o deduciamo i concetti per qualità delle cose
in se stesse.
La realtà di cui noi parliamo non è mai una
realtà "a priori", ma una realtà conosciuta e creata da noi, anche se esiste un
mondo oggettivo, indipendente da noi e dal nostro pensiero, che funziona o può
funzionare a prescindere dal nostro agire ma non può avere un significato non
legato alla nostra comprensione. Per noi "esiste" solo il mondo che conosciamo
soggettivamente.
3.2. Consapevolezza dei fenomeni percettivi
Ogni comunicazione interpersonale è quindi
orientata da fenomeni percettivi, dei quali possiamo essere più o meno
consapevoli. Vi sono infatti meccanismi percettivi non facilmente controllabili,
che si innescano in modo quasi automatico.
Possiamo elencare alcuni meccanismi percettivi
in grado di condizionare la comunicazione:
-
teoria implicita della personalità:
rappresenta un sistema di convinzioni e di regole acquisite nella nostra
esperienza, in base alle quali valutiamo le caratteristiche di una persona
associandole ad altre. Per questo spesso ci basta conoscere alcuni tratti
della personalità altrui, per poi inferire tratti che non sono osservabili,
ma che sono assegnati dal nostro sistema di categorizzazione, senza che
abbiano un effettivo riscontro;
-
adempimento della profezia: è la tendenza a
cogliere della realtà quegli aspetti che servono a confermare le nostre
aspettative di partenza. È un fenomeno che influisce sugli eventi in modo
tale da orientarli verso la realizzazione della profezia. Ciò vale anche
come autoadempimento: l’essere convinti di un a certa cosa finisce con il
realizzarla (effetto Pigmalione).
-
effetto alone: si verifica quando un’idea
positiva o negativa su alcuni aspetti della personalità altrui la estendiamo
anche agli aspetti che non hanno tali caratteristiche. Questo effetto è
particolarmente deleterio quando porta ad associare a specifici tratti
caratteriali o addirittura morali determinate caratteristiche fisiche;
-
effetti “primacy” e “recency”: sono
relativi all'importanza che ha l'ordine con cui riceviamo le informazioni.
Sono, in tal senso, soprattutto le prime impressioni che spesso orientano il
giudizio sull’altro;
-
attribuzione di intenzionalità: equivale
alla cosiddetta “lettura di mente”, cioè alla convinzione di sapere quello
che l’altro sta pensando e di conseguenza rispondere alla propria fantasia
piuttosto che alle parole dell’altro.
Non sempre riusciamo, in una situazione
relazionale, a controllare questi meccanismi, che presentano il vantaggio di
offrire in modo economico informazioni sulla persona che abbiamo davanti,
rendendo maggiormente gestibile il timore nei confronti di ciò che ancora non
conosciamo.
Lo svantaggio è legato alla rigidità di tali
meccanismi, al confondere come dato di realtà oggettiva un’interpretazione
soggettiva della realtà stessa.