L'effetto Pigmalione di Emanuela Bagetto

Clima educativo

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10.1. In famiglia

A seconda del clima educativo che si crea all’interno della famiglia il bambino assumerà determinati tratti di personalità, che lo condizionano, agevolando o compromettendo la sua prossima socializzazione.
Secondo alcuni autori, tra cui Schaefer, il clima educativo famigliare può essere di quattro tipi le cui conseguenze sono raggruppabili nella seguente tabella:

 

 

AFFETTO                  +

CONTROLLO

= SOTTOMISSIONE

AFFETTO                  +

AUTONOMIA

= BUONA FIDUCIA IN SE STESSI

OSTILITA’ + (disapprovazione, norme troppo rigide)

CONTROLLO

= ANSIA, PAURA, ESAGERATA TIMIDEZZA

OSTILITA’                  +

AUTONOMIA

= DISADATTAMENTO SOCIALE



 

Possiamo notare come un clima educativo adeguato sia importante per la costruzione dell’autostima - attraverso la fiducia in se stessi - e come sia possibile che un fanciullo subisca limitazioni al proprio sé a causa di un’ atmosfera famigliare troppo austera (I63) (I64).

Dobbiamo riconoscere che la famiglia stessa delega spesso alla scuola la responsabilità di educare i ragazzi al vivere sociale e non è abbastanza consapevole che le modalità relazionali, comunicative, la socialità in senso globale, si acquisiscono primariamente in famiglia.

Le modalità rigide con cui si cerca di dare regole ad un bambino troppo spesso portano ad una incapacità di agire, alla paura di non farcela, alla scarsa stima di sé, o all’esasperata timidezza, causata proprio da atteggiamenti genitoriali, pur involontariamente, inadatti.

 

10.2. Clima di classe

Il clima di classe e chi e che cosa lo influenza sono legati dalla percezione soggettiva di ognuno ma possiamo indicare alcuni fattori e condizioni che rendono l’ambiente all’interno della classe gradevole, non conflittuale e non fonte di disagio emotivo. La classe può infatti divenire un contenitore saturo di pericoli quali frustrazione, rabbia, astio, che se trascinati e non sanati possono portare ad uno stato generale di insoddisfazione nei confronti del corpo docente ma anche dei compagni stessi. Alcune volte questo stato di malessere psicologico si esaspera fino a determinare l’abbandono della scuola (S3) (I62).

Queste percezioni e sensazioni non sono esclusiva degli studenti ma interessano anche gli insegnanti. Qualunque relazione obbligata e non accettata diventa inutile e lontana da qualunque meta formativa. Un clima generalmente positivo diviene vitale poiché dà impulso ad una naturale predisposizione e disponibilità verso l’altro e verso l’apprendimento.

Un ambiente favorevole porta ad un riconoscimento e ad un’accettazione delle differenze, delle peculiarità dell’altro, evitando così ostilità e tensioni.

L’attivazione di un buon clima in aula  - ma anche in qualunque colloquio formativo educatore/educando - non è solo ciò che rende la lezione più piacevole, che predispone gli scolari al migliore apprendimento, ma ciò che rimuove quell’ansia che spesso caratterizza lo stato d’animo del fanciullo all’entrata in classe di un docente o nel momento in cui si rapporta con i compagni e con l’adulto.

Esistono in letteratura alcuni contributi per la rilevazione del clima di classe mediante indicatori che permettono ad un docente di riconoscere ed eventualmente modificare alcune dinamiche di classe.                

Per riuscire ad instaurare un clima positivo è necessario entrare in classe senza pregiudizi, essere trasparenti e sinceri nella comunicazione, sia verbale che non verbale, non dimenticando che insegnare è anche entrare in relazione profonda con gli allievi e non soltanto trasmettere un sapere.

   10/13   

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Edurete.org Roberto Trinchero