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10.1. In famiglia
A seconda del clima educativo che si crea 
all’interno della famiglia il bambino assumerà determinati tratti di 
personalità, che lo condizionano, agevolando o compromettendo la sua prossima 
socializzazione.
Secondo alcuni autori, tra cui Schaefer, il clima educativo famigliare può 
essere di quattro tipi le cui conseguenze sono raggruppabili nella seguente 
tabella:
 
 
	
		| 
		AFFETTO                  + | 
		CONTROLLO | 
		= SOTTOMISSIONE | 
	
		| 
		AFFETTO                  + | 
		AUTONOMIA | 
		= BUONA FIDUCIA IN SE STESSI | 
	
		| 
		OSTILITA’ + (disapprovazione, norme 
		troppo rigide) | 
		CONTROLLO | 
		= ANSIA, PAURA, ESAGERATA TIMIDEZZA | 
	
		| 
		OSTILITA’                  + | 
		AUTONOMIA | 
		= DISADATTAMENTO SOCIALE | 
 
Possiamo notare come un clima educativo 
adeguato sia importante per la costruzione dell’autostima - attraverso la 
fiducia in se stessi - e come sia possibile che un fanciullo subisca limitazioni 
al proprio sé a causa di un’ atmosfera famigliare troppo austera
(I63)
(I64).
Dobbiamo riconoscere che la famiglia stessa 
delega spesso alla scuola la responsabilità di educare i ragazzi al vivere 
sociale e non è abbastanza consapevole che le modalità relazionali, 
comunicative, la socialità in senso globale, si acquisiscono primariamente in 
famiglia.
Le modalità rigide con cui si cerca di dare 
regole ad un bambino troppo spesso portano ad una incapacità di agire, alla 
paura di non farcela, alla scarsa stima di sé, o all’esasperata timidezza, 
causata proprio da atteggiamenti genitoriali, pur involontariamente, inadatti.
 
10.2. Clima di classe
Il clima di classe e chi e che cosa lo 
influenza sono legati dalla percezione soggettiva di ognuno ma possiamo indicare 
alcuni fattori e condizioni che rendono l’ambiente all’interno della classe 
gradevole, non conflittuale e non fonte di disagio emotivo. La classe può 
infatti divenire un contenitore saturo di pericoli quali frustrazione, rabbia, 
astio, che se trascinati e non sanati possono portare ad uno stato generale di 
insoddisfazione nei confronti del corpo docente ma anche dei compagni stessi. 
Alcune volte questo stato di malessere psicologico si esaspera fino a 
determinare l’abbandono della scuola
(S3)
(I62).
Queste percezioni e sensazioni non sono 
esclusiva degli studenti ma interessano anche gli insegnanti. Qualunque 
relazione obbligata e non accettata diventa inutile e lontana da qualunque meta 
formativa. Un clima generalmente positivo diviene vitale poiché dà impulso ad 
una naturale predisposizione e disponibilità verso l’altro e verso 
l’apprendimento.
Un ambiente favorevole porta ad un 
riconoscimento e ad un’accettazione delle differenze, delle peculiarità 
dell’altro, evitando così ostilità e tensioni.
L’attivazione di un buon clima in aula  - ma 
anche in qualunque colloquio formativo educatore/educando - non è solo ciò che 
rende la lezione più piacevole, che predispone gli scolari al migliore 
apprendimento, ma ciò che rimuove quell’ansia che spesso caratterizza lo stato 
d’animo del fanciullo all’entrata in classe di un docente o nel momento in cui 
si rapporta con i compagni e con l’adulto.
Esistono in letteratura alcuni contributi per 
la rilevazione del clima di classe mediante indicatori che permettono ad un 
docente di riconoscere ed eventualmente modificare alcune dinamiche di 
classe.                
Per riuscire ad instaurare un clima positivo è 
necessario entrare in classe senza pregiudizi, essere trasparenti e sinceri 
nella comunicazione, sia verbale che non verbale, non dimenticando che insegnare 
è anche entrare in relazione profonda con gli allievi e non soltanto trasmettere 
un sapere.