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12.1. Misurazione e valutazione
Per l’insegnante è importante riflettere sulle
problematiche del processo estimativo per non trasformare la valutazione
scolastica in uno strumento di discriminazione ed emarginazione sociale.
Possiamo definire i termini misurazione e valutazione. Per misurazione si
intende una stima operata in base a regole che richiedono procedure sistematiche
mediante le quali si attribuiscono caratteristiche o proprietà quantitative e
qualitative a comportamenti, processi, oggetti (De Bartolomeis, 1977). Misurare
significa perciò assegnare un numero ad un oggetto e postula l’esigenza che le
proprietà degli oggetti siano chiaramente definite dalle caratteristiche
osservabili e che esista una regola che indichi come far corrispondere un numero
a ciascun oggetto. Una misura si traduce sempre necessariamente in cifre - voti,
livelli di Q.I.,… -.
La valutazione scolastica consiste in una serie
di operazioni che, fondandosi sui dati della misurazione, attribuisce loro un
significato dal punto di vista educativo
(I79)
(I82). Il processo della valutazione fornisce le basi per un giudizio di
valore che dovrebbe consentire di prendere migliori decisioni pedagogiche. La
valutazione consiste ancora nel determinare in quale misura ciascun obiettivo è
o non è raggiunto. L’aspetto tipico della valutazione è il confronto tra i
risultati raggiunti e gli obiettivi prefissati. La valutazione è quindi un
processo sistematico per determinare il grado con cui gli obiettivi educativi
sono stato raggiunti dagli allievi, oppure parzialmente o totalmente disattesi.
In tal modo e con tale strumento l'insegnante ha la possibilità di seguire
momento per momento i progressi, gli arresti o i regressi dell'apprendimento,
sia a livello intellettivo che ai livelli più generali della socialità,
comunicazione e capacità relazionale dell'allievo. La valutazione è una
componente necessaria del lavoro scolastico che non deve diventare un'arma
contro l'allievo
(I30)
(I32)
(I33). Dal confronto della definizione dei due termini, misurazione e
valutazione, emerge che la valutazione è qualcosa di più della misurazione: non
solo tiene presente molti fenomeni qualitativi che non possono essere ridotti a
operazione di misura, ma, anche, implica il confronto con gli obiettivi e una
interpretazione circa il rapporto tra la situazione osservata e gli obiettivi
(I78). La misurazione è quindi una parte del processo valutativo,
necessaria, ma subordinata al giudizio del valore, il cui obiettivo è di
favorire lo sviluppo della persona, legata alla situazione educativa e alla
struttura scolastica. L’obiettivo primario, cioè lo sviluppo della personalità
degli allievi, resta definito al di fuori dell'ambito tecnico di ogni tipo di
misurazione. La valutazione dipende quindi dalla misura, ma connette un insieme
più ampio di caratteristiche relative al comportamento globale del soggetto in
esame ed è la parte più rilevante ed importante di ogni valutazione, superiore
ad ogni singolo elemento che lo compone.
12.2. La valutazione formativa
Le prime ricerche decimologhe si sono avute
negli USA agli inizi del Novecento, con Laugier e Pieron si sono diffuse
rapidamente anche in Europa a partire da 1920, in Francia, e con Decroly e
Buyse in Belgio. Tali studi hanno messo in rilievo la soggettività della
misurazione educativa e successivamente hanno proposto strumenti obiettivi di
misurazione del profitto (test). La valutazione educativa viene infatti
considerata troppo spesso solo come un momento di controllo del profitto
raggiunto, dimenticando come non sia l’unica funzione. Il controllo, sia del
profitto che delle condotte sociali deve essere sistematico e subordinato ad un
atto di informazione e non ad un atto di giudizio, la valutazione di controllo è
una modalità di seguire e di condurre l'allievo attraverso le tappe del percorso
dell'apprendimento e della formazione. Diviene perciò indispensabile che il
percorso formativo sia costruito e compiuto insieme. Non meno importante è
l’essere consapevoli dei lati critici dello strumento valutativo: non è
infallibile. Molti insegnanti ritengono che le votazioni scolastiche abbiano
valore predittivo, cioè possano fornire indicazioni sulla futura carriera
scolastica degli allievi ma la ricerca ha confutato tale ipotesi.
Possiamo riflettere sul fatto che la
valutazione, con il suo carattere di definitività, alla fine del processo di
apprendimento, si traducesse in sanzione, senza la più piccola probabilità di
incidere sul processo di formazione del ragazzo, ma anzi possa essere vissuta
come giudizio relativo alla sua persona in generale
(I80). Questo tipo di valutazione è definita sommativa e la si può ritenere
non solo inutile ma spesso dannosa, perché contribuisce a determinare il futuro
successo o l'insuccesso del discente.
Nella valutazione formativa l'obiettivo è
rappresentato dal riconoscimento, dall’individuazione e determinazione delle
difficoltà che incontra l'alunno nel suo percorso didattico e formativo e nel
dargliene informazione. Questa forma di valutazione non si traduce in un voto o
in un punteggio ma consiste in feedback, per docente e discente, di
consapevolezza e autocritica del comune procedere
nell'insegnamento-apprendimento.
12.3. Il ruolo della classe sociale nella
valutazione educativa
Le valutazioni che la scuola in generale
esprime "nei confronti de suoi alunni non sono distribuite in modo omogeneo tra
le classi sociali" (Grandi, 1976). Numerose ricerche empiriche hanno messo in
evidenza la relazione che intercorre tra la condizione socioeconomica della
famiglia degli allievi (comportamento dei genitori, la loro cultura, l'attività
professionale ecc.) e il profitto scolastico, sono variabili che spesso sono
tenute presenti dall'insegnante nel valutare l'esperienza degli allievi.
Numerosi studiosi hanno rilevato che i bocciati non si distribuiscono
uniformemente tra le classi sociali, nella scuola elementare si segue un
andamento differenziato da regione a regione con maggiore incidenza nelle
regioni sottosviluppate. Ornella Andreani
(I84) osserva che nella valutazione gli insegnanti si trovano ad avere a che
fare con una stima aggiuntiva – sfavorevole - nei confronti di chi proviene da
classi sociali socio-economicamente svantaggiate, oltre ai normali ed oggettivi
strumenti
(I83). Si evidenzia infatti che, incredibilmente, le valutazioni degli
insegnanti seguano esattamente lo status sociale dei soggetti al di là di
capacità, intelligenza e buone conoscenze di base. Si trova una sistematica
sottovalutazione nei test rispetto ai loro compagni di status più alto. Anche
l’apprezzamento di doti quali la tenacia, la responsabilità, l'interesse per le
materie di studio non eguaglia quello relativo alle classi agiate.
Dobbiamo rammentare che il compito della scuola
è principalmente quello di formare ed orientare i ragazzi, dopo averli realmente
conosciuti in ognuna delle molteplici sfaccettature con cui si presentano, non
selezionarli con modalità sfavorevoli che andranno ad influire sullo sviluppo
della personalità.
12.4. Le norme sulla valutazione
Possiamo ricordare che le norme sulla
valutazione sono dettate dalla legge 517
(I81). Possiamo ricordare, pur non prendendo in esame tale disposizione,
alcuni tra i assunti indicati che dovrebbero costituire le strutture portanti
della competenza professionale dell'insegnante, quali:
·
la programmazione educativa
·
il processo di apprendimento
·
la gestione dei problemi
emozionali
Sono da ritenere infatti particolarmente
collegati alle finalità educative alle quali ci si dovrebbe attenere per una
vera comprensione ed un’ adeguata compilazione della scheda di valutazione, se è
vero che l'obiettivo primario della scuola, oggi, deve consistere nell'insegnare
a pensare.