L'effetto Pigmalione di Emanuela Bagetto

Valutazione dell'educando

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12.1. Misurazione e valutazione

Per l’insegnante è importante riflettere sulle problematiche del processo estimativo per non  trasformare la valutazione scolastica in uno strumento di discriminazione ed emarginazione sociale. Possiamo definire i termini misurazione e valutazione. Per misurazione si intende una stima operata in base a regole che richiedono procedure sistematiche mediante le quali si attribuiscono caratteristiche o proprietà quantitative e qualitative a comportamenti, processi, oggetti (De Bartolomeis, 1977). Misurare significa perciò assegnare un numero ad un oggetto e postula l’esigenza che le proprietà degli oggetti siano chiaramente definite dalle caratteristiche osservabili e che esista una regola che indichi come far corrispondere un numero a ciascun oggetto. Una misura si traduce sempre necessariamente in cifre - voti, livelli di Q.I.,… -.

La valutazione scolastica consiste in una serie di operazioni che, fondandosi sui dati della misurazione, attribuisce loro un significato dal punto di vista educativo (I79) (I82). Il processo della valutazione fornisce le basi per un giudizio di valore che dovrebbe consentire di prendere migliori decisioni pedagogiche. La valutazione consiste ancora nel determinare in quale misura ciascun obiettivo è o non è raggiunto. L’aspetto tipico della valutazione è il confronto tra i risultati raggiunti e gli obiettivi prefissati. La valutazione è quindi un processo sistematico per determinare il grado con  cui gli obiettivi educativi sono stato raggiunti dagli allievi, oppure parzialmente o totalmente disattesi. In tal modo e con tale strumento l'insegnante ha la possibilità di seguire momento per momento i progressi, gli arresti o i regressi dell'apprendimento, sia a livello intellettivo che ai livelli più generali della socialità, comunicazione e capacità relazionale dell'allievo. La valutazione è una componente necessaria del lavoro scolastico che non deve diventare un'arma contro l'allievo (I30) (I32) (I33). Dal confronto della definizione dei due termini, misurazione e valutazione, emerge che la valutazione è qualcosa di più della misurazione: non solo tiene presente molti fenomeni qualitativi che non possono essere ridotti a operazione di misura, ma, anche, implica il confronto con gli obiettivi e una interpretazione circa il rapporto tra la situazione osservata e gli obiettivi (I78). La misurazione è quindi una parte del processo valutativo, necessaria, ma subordinata al giudizio del valore, il cui obiettivo è di favorire lo sviluppo della persona, legata alla situazione educativa e alla struttura scolastica. L’obiettivo primario, cioè lo sviluppo della personalità degli allievi, resta definito al di fuori dell'ambito tecnico di ogni tipo di misurazione. La valutazione dipende quindi dalla misura, ma connette un insieme più ampio di caratteristiche relative al comportamento globale del soggetto in esame ed è la parte più rilevante ed importante di ogni valutazione, superiore ad ogni singolo elemento che lo compone.

12.2. La valutazione formativa

Le prime ricerche decimologhe si sono avute negli USA agli inizi del Novecento, con Laugier e Pieron si sono diffuse rapidamente anche in Europa a partire da 1920, in Francia, e con  Decroly e Buyse in Belgio. Tali studi hanno messo in rilievo la soggettività della misurazione educativa e successivamente hanno proposto strumenti obiettivi di misurazione del profitto (test). La valutazione educativa viene infatti considerata troppo spesso solo come un momento di controllo del profitto raggiunto, dimenticando come non sia l’unica funzione. Il controllo, sia del profitto che delle condotte sociali deve essere sistematico e subordinato ad un atto di informazione e non ad un atto di giudizio, la valutazione di controllo è una modalità di seguire e di condurre l'allievo attraverso le tappe del percorso dell'apprendimento e della formazione. Diviene perciò indispensabile che il percorso formativo sia costruito e compiuto insieme. Non meno importante è l’essere consapevoli dei lati critici dello strumento valutativo: non è infallibile. Molti insegnanti ritengono che le votazioni scolastiche abbiano valore predittivo, cioè possano fornire  indicazioni sulla futura carriera scolastica degli allievi ma la ricerca ha confutato tale  ipotesi.

Possiamo riflettere sul fatto che la valutazione, con il suo carattere di definitività, alla fine del processo di apprendimento, si traducesse in sanzione, senza la più piccola probabilità di incidere sul processo di formazione del ragazzo, ma anzi possa essere vissuta come giudizio relativo alla sua persona in generale (I80). Questo tipo di valutazione è definita sommativa e la si può ritenere non solo inutile ma spesso dannosa, perché contribuisce a determinare il futuro successo o l'insuccesso del discente.

Nella valutazione formativa l'obiettivo è rappresentato dal riconoscimento, dall’individuazione e determinazione delle difficoltà che incontra l'alunno nel suo percorso didattico e formativo e nel dargliene informazione. Questa forma di valutazione non si traduce in un voto o in un punteggio ma consiste in feedback, per docente e discente, di consapevolezza e autocritica del comune procedere nell'insegnamento-apprendimento.

 

  12.3. Il ruolo della classe sociale nella valutazione educativa

Le valutazioni che la scuola in generale esprime "nei confronti de suoi alunni non sono distribuite in modo omogeneo tra le classi sociali" (Grandi, 1976). Numerose ricerche empiriche hanno messo in evidenza la relazione che intercorre tra la condizione socioeconomica della famiglia degli allievi (comportamento dei genitori, la loro cultura, l'attività professionale ecc.) e il profitto scolastico, sono variabili che spesso sono tenute presenti dall'insegnante nel valutare l'esperienza degli allievi. Numerosi studiosi hanno rilevato che i bocciati non si distribuiscono uniformemente tra le classi sociali, nella scuola elementare si segue un andamento differenziato da regione a regione con maggiore incidenza nelle regioni sottosviluppate. Ornella Andreani (I84) osserva che nella valutazione gli insegnanti si trovano ad avere a che fare con una stima aggiuntiva – sfavorevole - nei confronti di chi proviene da classi sociali socio-economicamente svantaggiate, oltre ai normali ed oggettivi strumenti (I83). Si evidenzia infatti che, incredibilmente, le valutazioni degli insegnanti seguano esattamente lo status sociale dei soggetti al di là di capacità, intelligenza e buone conoscenze di base. Si trova una sistematica sottovalutazione nei test  rispetto ai loro compagni di status più alto. Anche l’apprezzamento di doti quali la tenacia, la responsabilità, l'interesse per le materie di studio non eguaglia quello relativo alle classi agiate.

Dobbiamo rammentare che il compito della scuola è principalmente quello di formare ed orientare i ragazzi, dopo averli realmente conosciuti in ognuna delle molteplici sfaccettature con cui si presentano, non selezionarli con modalità sfavorevoli che andranno ad influire sullo sviluppo della personalità.

 

  12.4. Le norme sulla valutazione

Possiamo ricordare che le norme sulla valutazione sono dettate dalla legge 517 (I81). Possiamo ricordare, pur non prendendo in esame tale disposizione, alcuni tra i assunti indicati che dovrebbero costituire le strutture portanti della competenza professionale dell'insegnante, quali:

·        la programmazione educativa

·        il processo di apprendimento

·        la gestione dei problemi emozionali

Sono da ritenere infatti particolarmente collegati alle finalità educative alle quali ci si dovrebbe attenere per una vera comprensione ed un’ adeguata compilazione della scheda di valutazione, se è vero che l'obiettivo primario della scuola, oggi, deve consistere nell'insegnare a pensare.

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Edurete.org Roberto Trinchero