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2.1. Aspetti della comunicazione
Si è inteso inserire nella disamina alcuni
aspetti della comunicazione considerando il fatto che la dinamica educativa è
una dinamica relazionale e si basa quindi sulla comunicazione.
La conoscenza e la consapevolezza di
determinati fenomeni non può che aiutare la relazione, in modo peculiare quella
educativa
(I90).
È importante valutare la capacità di
costruzione dei messaggi e la capacità di interpretazione dei messaggi altrui -
codifica e decodifica -, rilevando il rischio di contrasti se non li si
comprendono correttamente.
È necessario imparare a distinguere,
primariamente, tra quello che gli esperti chiamano l’aspetto di "contenuto" e
l’aspetto di "relazione" della comunicazione. Volendo spiegare questo assioma
possiamo considerare come sia legata ad una valutazione reciproca tra
interlocutori. Rossati afferma che l’aspetto di relazione classifica quello di
contenuto ed è quindi metacomunicazione.
Ogni comunicazione non soltanto trasmette
informazione, ma al tempo stesso impone un comportamento. Quanto più una
relazione è spontanea e sana, tanto più l’aspetto relazionale della
comunicazione recede sullo sfondo
(I77). Viceversa, le relazioni malate sono caratterizzate da una lotta
costante per definire la natura della relazione (legata al giudizio dell’altro),
mentre l’aspetto di contenuto della comunicazione diventa sempre meno
importante. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a
seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza.
In definitiva la comunicazione si può definire
un processo di informazioni e di influenzamento reciproco che avviene in un
determinato contesto.
Esiste un’attivazione inconsapevole di questi
meccanismi, l’attribuire a qualcuno un pensiero, una caratteristica,
un’intenzione, che permette ci si comporti in modo da provocare negli altri
esattamente gli atteggiamenti che ci si aspetta.
2.2 Non si può non comunicare
Dobbiamo considerare questo primo assioma che
ci viene dalla psicologia in quanto qualsiasi tipo di comportamento è
comunicazione, anche l’assenza di comunicazione verbale.
Paul Watzlawick afferma
come anche il silenzio sia una modalità comunicativa da valutare nella relazione
(I89).
Non esiste qualcosa che sia non-comportamento, il
comportamento non ha un suo opposto. Anche non parlare o non prestare attenzione
comunica qualcosa (Rossati).
Abbiamo già menzionato alcuni canali comunicativi e
modalità attraverso cui l’insegnante trasmette le sue aspettative e che possono
essere il linguaggio corporeo, la voce e il metodo di insegnamento (Rosenthal,
1976). Basta quindi una sfumatura, un atteggiamento posturale, un gesto anche
non accompagnato dall’atto verbale per trasmettere informazioni
all’interlocutore, che ne avrà una percezione che in qualche modo lo
influenzerà.
Numerosi studi hanno confermato che l'atteggiamento
interiore, quello autentico di un individuo, trapela sempre all'esterno.
Inconsciamente ognuno di noi cerca di cogliere nei comportamenti degli altri
informazioni su di sé, valutando tono di voce, mimica, sguardi, per capire
l’autentico atteggiamento del prossimo verso di noi. La verità, pur non sempre
esplicitata, anzi spesso mascherata, si trasmette comunque, anche se non
verbalmente.
2.3. Consapevolezza nella comunicazione
Se la relazione non è solo trasmettere un dato,
una notizia ma comprende anche emozioni, sentimenti, possiamo considerare
l’importanza di un ascolto "empatico"
(I91) che, come chiarisce
Emanuele Bassetti
(psicologo e formatore), è il mettere da parte stereotipi e pregiudizi, per
poter cogliere le apprensioni e lo stato interiore del nostro interlocutore.
È importante saper ascoltare altrimenti si
rischia di sentire solo ciò che si desidera e non ciò che l’altro veramente
dice, compromettendo così la comunicazione e il suo significato.
Se prendiamo in esame i meccanismi utilizzati
nelle campagne pubblicitarie televisive e giornalistiche, notiamo come tocchino
aspetti anche profondi del nostro essere, suggestioni e sentimenti. Questo tema
è stato approfondito da
Tino Ferrari,
docente di comunicazione ed esperto di marketing, che riflette su come le nostre
azioni siano influenzate al 70% (circa) dalla componente emotiva, e solo al 30%
dalla nostra razionalità. Dobbiamo perciò prendere atto di quanto le emozioni
influenzino la nostra vita, in ogni ambito.
Anche in campo lavorativo e scolastico
organizzazioni di tipo autoritario, rigide, non riflettono sul grande ruolo che
giocano le emozioni, anzi la tendenza è spesso di reprimerle per non doverle
gestire, o per li timore di non saperlo fare, dimenticando di considerare che
anche se tacciono continueranno comunque ad esistere e ad orientare il
comportamento.