Terapia trasfusionale
La trasfusione di sangue rappresenta la terapia fondamentale nel trattamento della
talassemia major
[E1]
[F1]. Lo scopo della terapia è
quello di correggere l’anemia e quindi di sopprimere l’intensa attività eritropoietica del
midollo osseo
[E1]
[f1].
Se non trattata con le trasfusioni, l’anemia condurrebbe a l’insorgenza di cardiomiopatie e alterazioni scheletriche.
La determinazione di un ottimale regime trasfusionale che richieda il minimo consumo di
sangue
[E1]
[F1]
senza compromettere nessuna delle
funzioni vitali, è oggetto di discussione ancora oggi; attualmente si ritiene vantaggioso un regime medio e attraverso un complesso
calcolo viene definita la quantità da trasfondere ogni 20-25 giorni.
Si trasfondono
globuli rossi
[I1]
[E1]
[F1], il concentrato eritrocitario dev’essere più fresco possibile, privo di leucociti e di piastrine.
Le trasfusioni però apportano una grande quantità di
ferro
[E1]
in eccesso, perciò c’è la necessità di ricorrere contestualmente
anche alla terapia chelante.
Per effettuare la
terapia trasfusionale
[E1]
[E2]
[F1]
sono necessarie grandi quantità di globuli rossi, questo pone il problema della carenza
di sangue, infatti quest’ultimo può essere solo donato da persone volontarie idonee.
Il rischio di
contrarre infezioni
costituisce uno dei più importanti effetti negativi derivanti dal trattamento trasfusionale.
Sono frequenti le infezioni da virus dell’epatite C (molto rare le infezioni da virus B), le infezioni da virus dell’HIV e altre
infezioni, alcune tipiche dei paesi con meno controlli sul sangue trasfuso con ulteriori difficoltà per il malato.
Si riscontrano anche possibili
reazioni trasfusionali
[I1]
[E1]
[E2], come reazioni emolitiche in caso di incompatibilità fra il donatore di
sangue e il ricevente. Può presentarsi durante o dopo una trasfusione di sangue con inconvenienti molto gravi. La prevenzione
della crisi emolitica consiste oltre alla determinazione accurata dei gruppi sanguigni, a destinare effettivamente le sacche di
sangue a quel determinato paziente. Le reazioni non emolitiche più frequenti riguardano la comparsa di febbre, cefalee, allergia.
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