L’apparato fonatorio umano
è in grado di produrre una gran quantità di suoni di cui solo una piccola parte
“funziona” linguisticamente, viene cioè usata, nelle diverse lingue, per formare
le parole.
La fonetica è la
disciplina che si occupa della produzione (fonetica articolatoria), propagazione
(fonetica acustica) e ricezione (fonetica uditiva) di un suono. Nella
classificazione di quest’ultimo si fa riferimento essenzialmente a tre aspetti:
1)
modo di articolazione
(modalità in cui vengono posizionati labbra, lingua e velo palatino per produrre
un determinato suono);
2)
punto di articolazione
(luogo in cui viene modificato il flusso
d’aria usato per produrre un suono);
3)
sonorità
(la vibrazione – suono sonoro – o meno – suono
sordo – delle corde vocali).
Sulla base dei parametri
appena descritti i suoni possono essere suddivisi in:
-
vocali
(1);
-
consonanti
(2);
-
semiconsonanti
(3).
Nel mondo ciascuna lingua
non utilizza tutti i suoni che l’apparato fonatorio umano è in grado di
produrre, ma ne seleziona solo alcuni che vengono usati in combinazione per
formare sillabe(4) e parole (5).
Mentre, come spiegato in
precedenza, le caratteristiche “fisiche” dei suoni vengono studiate dalla
fonetica, gli aspetti inerenti alla funzione dei suoni all’interno di una lingua
sono analizzati dalla fonologia, termine che deriva dal greco phoné (suono)
e lògos (studio).
Il fonema costituisce
l’elemento base di questa disciplina. Si può chiamare fonema un suono che,
all’interno di una lingua, contribuisce a differenziare dei significati. In
italiano, ad esempio, i suoni [p] [t] nella coppia carpa/ carta vengono
identificati come fonemi proprio perché l’uso dell’uno o dell’altro provoca il
cambiamento di significato del termine (6). I diversi fonemi vengono
rappresentati concretamente da una sequenza di segni grafici chiamati grafemi.
La fonologia [I1]
[I2]
[F1]
[F2]
[F3]
[E1]
[E2]
[ES]
cerca di indagare:
-
quali siano i fonemi di
una determinata lingua (7);
-
come i suoni si
combinino tra di loro (8);
-
quali cambiamenti
subiscano i suoni se inseriti all’interno di una combinazione (9).
L’ambito di studi di
questa disciplina comprende inoltre fenomeni, chiamati sovrasegmentali, quali:
-
l’accento
(cioè la maggiore o minore intensità con cui è realizzata una sillaba);
-
l’intonazione
(l’effetto di tipo melodico derivato dal succedersi di picchi e avvallamenti
nell’altezza dei suoni pronunciati);
-
il
tono
Note
1)
Durante l’emissione di questo tipo di suono l’aria non incontra ostacoli
nel fuoriuscire dalla cavità orale.
2)
Nel produrre questo tipo di suono l’aria può essere bloccata per un
momento o essere costretta a passare per una fessura molto stretta. I diversi
tipi di consonante sono caratterizzati da modi e punti di articolazione
differenti. Le vocali sono normalmente sonore, mentre le consonanti possono
essere sia sorde che sonore.
3)
Le semiconsonanti presentano alcune caratteristiche proprie delle vocali
e altre proprie delle consonanti.
4)
Vengono chiamati sillaba un fonema o insieme di fonemi pronunciati in
un’unica emissione di voce. Ogni sillaba deve contenere almeno una vocale.
5)
L’italiano, ad esempio, ha selezionato circa una trentina di suoni da
usare nella composizione delle parole.
6)
Per decidere se due suoni possono essere considerati fonemi di una
determinata lingua si può ricorrere alle regole proposte dal linguista Trubeckoj
nel 1939.
7)
Cerca cioè di scoprire se, in una determinata lingua, ad una differenza
di suono, corrisponda anche una differenza di significato.
8)
In ciascuna lingua, infatti, alcune combinazioni di suoni sono ammesse e
altre no. Ad esempio, in italiano, possiamo usare, all’inizio di una parola, la
combinazione “sta”, ma non quella “tsa”.
9)
Questi cambiamenti sono espressi dalle regole fonologiche che si
presentano, di solito, con una struttura di tipo “A diventa B nel contesto C”.