Lo Strutturalismo di Luisella Agodi (gufix70@gmail.com), Alessandro Croce (alcroce@yahoo.it), Alessandra Morelli (morellialessandra@yahoo.it)

Il programma strutturalista

L’attività strutturalista trova la sua prima fonte di ispirazione nell’ideale di reperire un ordine immanente ai fenomeni che costituiscono il suo campo di studi e nel determinarne le leggi ultime di manifestazione. Per ciò che concerne le nostre finalità, si può affermare che la prospettiva strutturale consenta di analizzare i prodotti culturali (senza eccezioni di sorta: dalle istituzioni sociali al linguaggio; dagli usi e costumi popolari alla letteratura “alta”, dalla moda ai mutamenti di paradigma storico e scientifico – senza arretrare neanche di fronte al campo della stessa psiche umana) studiandoli come una relazione formalizzata di elementi retta da leggi più profonde operanti ad un superiore livello di generalità, che ne governano le vicissitudini. Riconoscersi nella koiné strutturalista significa operare nella convinzione che sia possibile ricostruire tali norme universali, concepite come lo sfondo costante (e, secondo alcuni tra gli autori che vedremo, immutabile) sul quale viene costituendosi il cosmo mutevole dei significati elaborati dell’uomo e, in ultima analisi, quello della sua stessa storia. [I1] [I2] [I3] [E1] [E2] [F1] [F2] [ES1] [ES2]

Da questo punto di vista, si può osservare come l’ideale strutturalista, soprattutto nella sua versione filosofica, si carichi di una irriducibile valenza critica. Se, a partire dalla modernità, la visione occidentale del mondo tende a enfatizzare gli aspetti di libertà e/o arbitrarietà nell’agire umano, soprattutto in seguito alle vicende storiche, politiche e ideologiche che segnano l’emergere della concezione moderna del soggetto (a grandi linee, dalla rivoluzione scientifica alla Rivoluzione francese), lo strutturalista si affianca idealmente, quando non programmaticamente e nel concreto della sua analisi, ai tre “maestri del sospetto”: Marx, Nietzsche, Freud. [I1] [I2] [E1] [F1] [ES1]

In contrapposizione con le tendenze umanistiche, storicistiche e soggettivistiche che manifesta il pensiero filosofico europeo a partire da tale periodo storico e che si ripresentano nella prima metà del novecento, lo strutturalismo, nella sua versione più compiuta, si propone di mostrare come i concetti di interiorità psichica, di “autore”, “contenuto” e “significato”, così cari all’uomo moderno, siano vere e proprie chimere di un soggetto il cui destino è quello di essere spodestato, privato del proprio scettro ed esposto nella sua radicale nudità. È così che Lévi-Strauss, probabilmente il pensatore più emblematico di tale variegato movimento, può affermare:

A partire dall’esperienza etnografica, intendiamo sempre redigere un inventario dei recinti mentali, ridurre dei dati apparentemente arbitrari a un ordine, raggiungere un livello in cui si rivela una necessità immanente alle illusioni della libertà [Lévi-Strauss: 25].

Se la psicoanalisi freudiana, la teoria marxiana e la critica genealogico-decostruttiva di Nietzsche inferiscono ferite mortali al concetto di soggettività cercando di far luce sull’inconsapevolezza di quest’ultima circa la propria costituzione (così come sulle motivazioni ultime che la muovono), lo strutturalista assesta probabilmente il colpo definitivo, assimilando tale dimensione inconscia e primaria a quella di una matrice combinatoria. L’idea di una vicenda unica, individuale e irripetibile, così come quella di una storia fatta dall’uomo è un’illusione che bisogna lasciar cadere definitivamente, poiché lo spirito umano, «che sembra perfettamente libero di abbandonarsi alla sua spontaneità creatrice», si scopre determinato da leggi attive «su un livello più profondo», che rivelano «la sua natura di cosa fra le cose» [ivi].

ESERCIZI

  • Qual è l’ideale che ispira lo strutturalista?
  • Qual’è la critica rivolta dal filosofo strutturalista alla concezione moderna dell’uomo?

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Edurete.org Roberto Trinchero