La proposta didattica qui
presentata è modulata sulla base dei principi della grammatica
valenziale di Tesnière
e si fonda sull’individuazione della struttura argomentale del verbo a partire
dalle competenze possedute dagli alunni nella sfera semantica: la selva dei
complementi che affolla i libri di grammatica sarà ricondotta in modo empirico
alle semplici categorie di:
·
- Dipendenza
o valenza: ciò che dipende direttamente dal verbo
- Circostante: ciò che non è necessario al completamento semantico del verbo, ma a quello dei
suoi argomenti, di cui circoscrive il significato
- Espansione:
ciò che non dipende né dal verbo né dalle sue dipendenze.
La
pratica didattica nella Scuola Secondaria di Secondo Grado dimostra quanto sia
facile imbattersi nella difficoltà di dover adeguare i concetti teorici alle
capacità cognitive dei ragazzi pre-adolescenti, non ancora capaci di compiere
astrazioni. Altro elemento evidente, riconoscibile non solo nella relazione con
ragazzi così giovani, è la motivazione allo studio di un precetto che viene
considerato inutile ai fini della vita quotidiana.
Per
risolvere il problema delle motivazione e del rapporto con argomenti astratti,
proponiamo un'unità di apprendimento che si basa su un fenomeno realmente
osservabile nella realtà.
Il riferimento al fenomeno empirico, con cui la maggior parte dei ragazzi avrà
familiarità, risponde a precise intenzioni metodologiche: la pratica della
riflessione metalignuistica attraverso l’induzione.
Cruciale è la scelta
del sistema induttivo:
essa rivela pure l’accettazione di un sistema teorico di riferimento che
rifiuti l’approccio prescrittivo della grammatica normativa. A tal
proposito, direi che, per quanto mi senta orientata verso l’uso dell’induzione -
sia per la mia concezione epistemologica della materia, sia per l’adesione al
modello della didattica significativa - riconosco che non sempre, per
ragioni di tempo e per ragioni di gestibilità dell’intervento didattico, si
possa far esclusivo ricorso ad essa.
Trovo, però, che
l’incontro con un argomento nuovo o la formulazione di un concetto astratto
debba passare attraverso la pratica dell’induzione. Per dirla con Balboni
(2006), “la mediazione tra desiderio induttivo e necessità deduttiva può essere
trovata nell’iniziare per quanto possibile tutte le attività partendo da quanto
già noto, su cui costruire una parte del percorso in maniera induttiva, per
completare poi le parti più complesse, più lunghe con un intervento frontale,
diretto, del docente”.
Ancora, a livello
metodologico, il ricorso ad immagini tratte dalla vita quotidiana rafforza la
possibilità di costruire un sapere “significativo”
secondo cui nuove informazioni vengono recepite sulla base delle strutture
preesistenti e i concetti specifici vengono associati a concetti generali.
Per un ragionamento sul metodo sono partita da Cecilia Andorno, Franca Bosc,
Paola Ribotta, Grammatica Insegnarla e impararla, Guerra Edizioni