Competenze comunicative e apprendimento linguistico di Daniela Fiorio, Annamaria Nigro

La grammatica valenziale nella didattica

La proposta didattica qui presentata è modulata sulla base dei principi della grammatica valenziale di Tesnière e si fonda sull’individuazione della struttura argomentale del verbo a partire dalle competenze possedute dagli alunni nella sfera semantica: la selva dei complementi che affolla i libri di grammatica sarà ricondotta in modo empirico alle semplici categorie di:

 

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  • Dipendenza o valenza: ciò che dipende direttamente dal verbo
  • Circostante: ciò che non è necessario al completamento semantico del verbo, ma a quello dei suoi argomenti, di cui circoscrive il significato
  • Espansione: ciò che non dipende né dal verbo né dalle sue dipendenze.

     

    Una questione di metodo: l’induzione e la significatività

    La pratica didattica nella Scuola Secondaria di Secondo Grado dimostra quanto sia facile imbattersi nella difficoltà di dover adeguare i concetti teorici alle capacità cognitive dei ragazzi pre-adolescenti, non ancora capaci di compiere astrazioni. Altro elemento evidente, riconoscibile non solo nella relazione con ragazzi così giovani, è la motivazione allo studio di un precetto che viene considerato inutile ai fini della vita quotidiana.

    Per risolvere il problema delle motivazione e del rapporto con argomenti astratti, proponiamo un'unità di apprendimento che si basa su un fenomeno realmente osservabile nella realtà. Il riferimento al fenomeno empirico, con cui la maggior parte dei ragazzi avrà familiarità, risponde a precise intenzioni metodologiche: la pratica della riflessione metalignuistica attraverso l’induzione.

    Cruciale è la scelta del sistema induttivo[1]: essa rivela pure l’accettazione di un sistema teorico di riferimento che rifiuti l’approccio prescrittivo della grammatica normativa. A tal proposito, direi che, per quanto mi senta orientata verso l’uso dell’induzione - sia per la mia concezione epistemologica della materia, sia per l’adesione al modello della didattica significativa - riconosco che non sempre, per ragioni di tempo e per ragioni di gestibilità dell’intervento didattico, si possa far esclusivo ricorso ad essa.

    Trovo, però, che l’incontro con un argomento nuovo o la formulazione di un concetto astratto debba passare attraverso la pratica dell’induzione. Per dirla con Balboni[2] (2006), “la mediazione tra desiderio induttivo e necessità deduttiva può essere trovata nell’iniziare per quanto possibile tutte le attività partendo da quanto già noto, su cui costruire una parte del percorso in maniera induttiva, per completare poi le parti più complesse, più lunghe con un intervento frontale, diretto, del docente”.

    Ancora, a livello metodologico, il ricorso ad immagini tratte dalla vita quotidiana rafforza la possibilità di costruire un sapere “significativo[3] secondo cui nuove informazioni vengono recepite sulla base delle strutture preesistenti e i concetti specifici vengono associati a concetti generali.


    [1] Per un ragionamento sul metodo sono partita da Cecilia Andorno, Franca Bosc, Paola Ribotta, Grammatica Insegnarla e impararla, Guerra Edizioni

    [3]D.P. Ausubel, 1968

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Edurete.org Roberto Trinchero