Opposizione tra langue e parole
La ricerca saussuriana, come quella successiva, si trova sin dal suo inizio a riconoscere una fondamentale duplicità all’interno della dinamica dei processi linguistici. Da un lato, è possibile descrivere i linguaggi da un punto di vista strutturale, ossia esaminando il sistema nel suo insieme come un tutto retto da regole (asse sincronico); dall’altro, da un punto di vista storico, come il risultato di pratiche quotidiane (asse diacronico).
Nelle teorie di Saussure è centrale la distinzione tra langue e parole.
[I1]
[F1]
[E1]
[ES1]
Il linguaggio può essere visto in quanto langue o in quanto parole, in quanto deposito di regole che pone stabilmente in relazione i componenti differenziali (e che deve pertanto assumersi come essenzialmente statico e conchiuso in sé), o in quanto accumulo di singoli atti linguistici (in cui vige invece una tendenza all’innovazione).
La relazione tra questi due aspetti non è tuttavia una relazione perfettamente simmetrica: se l’evoluzione di una lingua è demandata alla dimensione diacronica della parola, ogni atto di innovazione si basa in definitiva su un’inconscia comparazione con i materiali depositati nel codice, dove le forme generatrici sono classificate secondo i loro rapporti sintagmatici e associativi. Lo stesso Saussure, del resto, privilegia in maniera evidente l’analisi sincronica, ossia lo studio della lingua in quanto sistema di coesistenze oppositive e differenziali: quest’ultima viene infatti ricondotta a un sistema di puri valori determinato unicamente dallo stato momentaneo dei suoi termini. Vale a dire, a un modello strutturale. Tale predilezione si riverbererà in modo decisivo sull’approccio metodologico sviluppato dallo strutturalismo nella seconda metà del secolo.
ESERCIZI
- Quale differenza esiste tra langue e parole?
- Quale tipo di analisi della lingua privilegia de Saussure?
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