'Servitium amoris': la donna
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La parte
finale dell’elegia, intrisa di toni patetici, è dedicata a Delia. Tibullo si
abbandona a una dolce fantasia in cui si intrecciano amore e morte. Si tratta di un altro motivo ricorrente: il funerale dell'io elegiaco.
Non ego laudari curo, mea Delia; tecum
dum modo sim, quaeso segnis inersque vocer.
Te spectem, suprema mihi cum venerit hora,
te teneam moriens deficiente manu. 60
Flebis et arsuro positum me, Delia, lecto,
tristibus et lacrimis oscula mixta dabis.
Io non curo la gloria, o mia Delia, purché stia con te,
mi si chiami pure ozioso, indolente.
Possa io vederti, quando mi sopraggiungerà l’ora suprema,
possa tenerti, mentre muoio, con la mano che comincia a
mancare.
Mi piangerai sul letto destinato a bruciare o Delia,
e mi darai baci mescolandolo alle lacrime.
Delle due
donne cantate da Tibullo, Delia è sicuramente la meno evanescente: pur infedele
secondo il topos, è tratteggiata con affettuosa tenerezza, e Tibullo
vagheggia la speranza di morire tra le braccia dell’amata. (I1)
Nei versi per la donna amata, Tibullo fa sfoggio della sua poesia eminentemente
soggettiva, nella quale i temi sono svolti in tono sentimentale, all'insegna
della tenerezza, della malinconia e dell'autocommiserazione.
dum modo
= introduce una proposizione condizionale
cum
venerit = proposizione temporale
teneam
= la contrapposizione con i versi iniziali si fa ora esplicita: al tenere
iugera dell'alius si oppone il te tenere rivolto alla persona
amata
te ..
manu = si noti l’anafora di te e le
allitterazioni che rendono questi versi particolarmente musicali e ne esaltano
il tono sentimentale
spectem
= congiuntivo desiderativo come il successivo teneam
deficiente manu = ablativo assoluto
flebis
... dabis = Tristibus ... lacrimis - oscula mixta
sono due strutture parallele, ma i singoli termini delle due coppie formano tra
loro un chiasmo: alla coppia aggettivo-sostantivo si oppone la coppia
sostantivo-aggettivo. Da notare inoltre l'iperbato (arsuro ... lecto),
l'anastrofe (tristibus et = et tristibus) e la metafora arsuro
... lecto (propriamente 'il letto destinato a bruciare') per 'il feretro
destinato al rogo'.
lecto
= non è più il rifugio del v. 43: esso ora cambia completamente di segno e
diviene il giaciglio funebre.
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