Tibullo, un percorso attraverso la I elegia di Beniamino di Dario

'Servitium amoris': la donna

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La parte finale dell’elegia, intrisa di toni patetici, è dedicata a Delia. Tibullo si abbandona a una dolce fantasia in cui si intrecciano amore e morte. Si tratta di un altro motivo ricorrente: il funerale dell'io elegiaco.

Non ego laudari curo, mea Delia; tecum
dum modo sim, quaeso segnis inersque vocer.
Te spectem, suprema mihi cum venerit hora,
te teneam moriens deficiente manu.
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Flebis et arsuro positum me, Delia, lecto,
tristibus et lacrimis oscula mixta dabis.

Io non curo la gloria, o mia Delia, purché stia con te,

mi si chiami pure ozioso, indolente.

Possa io vederti, quando mi sopraggiungerà l’ora suprema,

possa tenerti, mentre muoio, con la mano che comincia a mancare.

Mi piangerai sul letto destinato a bruciare o Delia,

e mi darai baci mescolandolo alle lacrime.

Delle due donne cantate da Tibullo, Delia è sicuramente la meno evanescente: pur infedele secondo il topos, è tratteggiata con affettuosa tenerezza, e Tibullo vagheggia la speranza di morire tra le braccia dell’amata. (I1) Nei versi per la donna amata, Tibullo fa sfoggio della sua poesia eminentemente soggettiva, nella quale i temi sono svolti in tono sentimentale, all'insegna della tenerezza, della malinconia e dell'autocommiserazione.

dum modo = introduce una proposizione condizionale

cum venerit = proposizione temporale

 

teneam = la contrapposizione con i versi iniziali si fa ora esplicita: al tenere iugera dell'alius si oppone il te tenere rivolto alla persona amata

te .. manu = si noti l’anafora di te e le allitterazioni che rendono questi versi particolarmente musicali e ne esaltano il tono sentimentale

spectem = congiuntivo desiderativo come il successivo teneam

deficiente manu = ablativo assoluto

flebis ... dabis = Tristibus ... lacrimis - oscula mixta sono due strutture parallele, ma i singoli termini delle due coppie formano tra loro un chiasmo: alla coppia aggettivo-sostantivo si oppone la coppia sostantivo-aggettivo. Da notare inoltre l'iperbato (arsuro ... lecto), l'anastrofe (tristibus et = et tristibus) e la metafora arsuro ... lecto (propriamente 'il letto destinato a bruciare') per 'il feretro destinato al rogo'.

lecto = non è più il rifugio del v. 43: esso ora cambia completamente di segno e diviene il giaciglio funebre.

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Indice percorso Edita
Edurete.org Roberto Trinchero