Tibullo, un percorso attraverso la I elegia di Beniamino di Dario

Alcuni aspetti della religione romana

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Romani si consideravano ed erano considerati uno dei popoli più religiosi della terra. Comprendere questa affermazione è davvero difficile se si guarda alla religione romana con occhi ‘cristianocentrici’, vale a dire con gli occhi di chi da circa duemila anni è abituato a misurare le religiones altrui con il metro della propria. Fondamentale è comprendere il rapporto che questa religio presuppone tra l’uomo e la divinità, molto diverso dal devozionalismo e dalla ‘grazia’ concessa dall’alto e molto vicina ad un rapporto di tipo do ut des, con sfumature, talvolta, di tipo ‘giuridico’. Per accostarsi agli aspetti fondamentali della religione romana, si rivela senz’altro più utile fare riferimento alle religioni indoeuropee, come già gli studiosi fanno da molti anni, e alle religioni orientali. (I1) (I2) (I3) (EN1) (EN2) (EN3) (FR1) (FR2) (FR3) (FR4) (ESP1) (ESP2) (ESP3)

Un altro aspetto fondamentale per comprendere la religione romana è il suo legame indissolubile con la sfera civile, familiare e socio-politica. Essa si fonda su una serie di rituali volti a garantire il patto tra la società umana e la sfera divina, che condiziona in ogni momento la vita degli uomini. Il culto verso gli Dei è un dovere morale e civico ad un tempo: solamente la pietas, vale a dire il rispetto per il sacro e l'adempimento dei riti, può garantire il patto,  la pax deorum per il bene della città, della famiglia e dell'individuo.

Nel sentimento religioso romano le forze divine sono presenti in tutto l'universo, nei fenomeni atmosferici e in ogni atto della vita individuale, familiare, sociale e politica. Un numero molteplice di divinità presiede a ogni fase della vita umana (nascita, infanzia, adolescenza, matrimonio, morte); il proprio Genio protegge ogni individuo; Lari e Penati custodiscono l'ambito domestico; particolari Dei vegliano sulla città; Lemuri e Mani personificano a diversi livelli le anime dei morti (Esp1)(Esp2).

La volontà di un Dio è detta numen (numina in quanto volontà collettiva) e la sua presenza continua in ogni momento della vita è l’elemento fondamentale dell’esperienza religiosa romana; questa precede il sociale  e lo fonda, è interamente proiettata verso la dimensione pubblica e abbraccia tutte le sfere dell’azione umana, dalla coltivazione delle messi, alla cottura del farro, alla guerra, al rapporto col mondo invisibile dei morti.

Secondo questo principio, l’universo appare come frazionato in una moltitudine di forze numinose, ciascuna delle quali con una propria sfera d’azione circoscritta; in ogni momento della vita è dunque necessario rivolgersi a queste divinità in base a liste di Dei (indigitamenta) (I1) invocati in base alle loro funzioni. Per il Romano era necessario sapere se l'azione che si stava intraprendendo avrebbe incontrato una forza divina favorevole o contraria: quindi gli auguri osservavano, seguendo date condizioni, certi fenomeni o segni premonitori (auspicia).

 

Il rito è al centro della religione romana. Il ritus è l’esatto e corretto operare secondo un modello tradizionale rigorosamente fissato (le parole e il loro ordine, ad esempio, non dovevano mai essere modificati). Nelle offerte sacrificali importava l'osservanza rigorosa delle prescrizioni liturgiche. Il rito è quindi l’azione efficace. (I1)

 

Né va dimenticato che la religione romana arcaica fu aniconica, con un antropomorfismo poco sviluppato. Presto tuttavia i Romani subirono l'influenza delle divinità greche tramite gli etruschi e la Magna Grecia, fino a importare, dopo la conquista della Grecia, l'intero Olimpo e la rappresentazione antropomorfica che associava sincretisticamente ad antiche divinità latine gli Dei ellenici. Così Zeus fu associato a Giove, Ares a Marte, Era a Giunone e così via.

 

In definitiva, non è corretto equiparare la religione romana a una ‘fede’ nel senso cristiano del termine: i Romani traevano invece i  segni della benevolenza divina dalla propria storia. Essi, figli di Marte, si vedevano militarmente padroni del mondo allora conosciuto, e questo dato di fatto era un segno più che tangibile di tale benevolenza divina.

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Edurete.org Roberto Trinchero