Tibullo, un percorso attraverso la I elegia di Beniamino di Dario

La tradizione religiosa

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La pietas contadina è un aspetto fondamentale dell’ideale elegiaco tibulliano. Il poeta la esalta, e afferma di seguire scrupolosamente l’osservanza degli antichi rituali. Ad ogni divinità sarà offerto quanto gli spetta in proporzione alla ricchezza della proprietà: un tempo veniva sacrificato un vitello, ora basterà un’agnella.

 

Nam veneror, seu stipes habet desertus in agris
seu vetus in trivio
florida serta lapis,
et quodcumque mihi pomum novus educat annus,
libatum agricolae ponitur ante deo.
Flava Ceres, tibi sit nostro de rure corona                                  
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spicea, quae templi pendeat ante fores,
pomosisque ruber custos ponatur in hortis,
terreat ut saeva falce Priapus aves.
Vos quoque, felicis quondam, nunc pauperis agri
custodes, fertis munera vestra, Lares.                                          
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Tunc vitula innumeros lustrabat caesa iuvencos,
nunc agna exigui est hostia parva soli.
Agna cadet vobis, quam circum rustica pubes
clamet 'io messes et bona vina date'.

 

Io infatti, sia che un tronco abbandonato nei campi

o un’antica pietra nel trivio rechi corone di fiori, li onoro

e ogni frutto che per me il nuovo anno produce

viene offerto come una primizia al Dio del contadino.

O bionda Cerere, ci sia per te una corona di spighe

della nostra campagna, che penda dinanzi alla porta del tuo tempio,

e Priapo, il rubicondo custode, sia posto nei giardini pieni di frutti,

affinché con la temibile falce atterrisca gli uccelli.

Anche voi, o Lari, custodi di un campo un tempo

ricco, ora modesto, ricevete i doni che vi spettano.

Allora, il sacrificio di una vitella purificava innumerevoli giovenchi,

ora un’agnella è vittima modesta di un piccolo podere.

Un’agnella cadrà in vostro onore e intorno ad essa

la gioventù campagnola esclami: ‘Evviva! concedete messi e buoni vini’

 

Questi versi (11 – 24) offrono un primo importante quadro della religione agreste cantata da Tibullo. In realtà, abbiamo già incontrato Marte (v. 4), generalmente indicato come Dio della guerra e in realtà legato al mondo agreste, non tanto come divinità della fertilità (come ritenevano certe superate teorie storico-religiose), quanto in veste di custode armato dei campi. Abbiamo anche già ritrovato Spes (v. 9), divinità agricola (più che personificazione della Speranza) festeggiata il 1° agosto nelle campagne laziali.

Ora il poeta fa riferimento  ad antichissimi culti di origine agricola, legati a divinità tutelari di cippi di legno o di pietra che segnavano i confini di proprietà e i crocicchi, dove spesso sorgevano tempietti dei Lares Compitales. Il cippo di pietra rimanda invece a Terminus, Dio dei confini dei campi la cui festa - durante la quale venivano poste corone di fiori e focacce sulle pietre di confine - cadeva il 23 febbraio (Terminalia) e che in epoca tarda fu associato a Giove stesso. Il culto di Termine non era limitato solo a questo giorno, come dimostrano i versi di Tibullo. Cerere, era invece rappresentata bionda come le messi (anche se l'epiteto flava sembra essere un conio d'età augustea), e a lei il poeta offre una corona di spighe (En1) (En2) (Fr1) (Fr2) (Esp1) (Esp2) (Esp3). Questa Dea italica antichissima, festeggiata in primavera con offerte di corone di spighe, fu solo in un’epoca tarda assimilata alla greca Demetra, assumendo anche il corredo mitologico di quest’ultima.

Il poeta invoca poi Priàpo, Dio della fecondità, custode degli orti e dei giardini. Tibullo fa qui riferimento alla statua dipinta di rosso che lo rappresentava, scolpita in legno e dipinta di rosso, raffigurante il Dio con un falcetto a guardia del raccolto.

Infine, ritroviamo i Lari, divinità protettrici della casa e del podere, che custodivano un determinato luogo e tutelavano dalle minacce esterne (I1)(En1)(En2)(Fr1)(Fr2)Fr3)(Esp1). Essi differivano dai Penati, che erano invece le divinità tutelari di una famiglia (o dello Stato stesso) e non erano legate a un luogo.

 

Da questi versi emergono inoltre molti indizi interessanti riguardanti la religione romana: l’offerta di corone di fiori poste su un cippo di legno o su un’antica pietra, la libatio (offerta) dinanzi al Dio del contadino, l’offerta di corone di grano dinanzi al tempio di Cerere.  E ancora, l’offerta ai Lari, la lustratio (purificazione) (Esp1) del gregge, la festa contadina evocata dai vv. 23-24 (Fr1).

 

Nam = la congiunzione suggerisce uno stretto rapporto con quanto detto in precedenza: la scrupolosa osservanza degli obblighi religiosi è condizione esenziale per avere la protezione divina e quindi un buon raccolto.

 

seu stipes … lapis = si noti come le allitterazioni e gli iperbati danno maggiore solennità alle immagini tibulliane

 

libatum = è participio congiunto a pomum

 

tibi = dativo di possesso

 

sit = congiuntivo esortativo come il successivo ponatur

 

nostro de rure = ablativo di provenienza

 

pomosis … in hortis = si noti come l’iperbato rende l’immagine di Priapo nei giardini

 

Vos quoque … Lares = Si noti come l’efficace iperbato racchiude tra essi l’invocazione a essi diretta e il chiasmo felicis quindam / nunc pauperis

 

exigui … soli = l’iperbato sottolinea la modestia del podere attuale

 

io = esclamazione di trionfo e di buon augurio

 

 

Hic ego pastoremque meum lustrare quotannis    35
et placidam soleo spargere lacte Palem.
Adsitis, divi, neu vos e paupere mensa
dona nec e puris spernite fictilibus.

 

Qui io sono solito purificare ogni anno i miei pastori

e cospargere di latte la pacifica Pale.

Siatemi propizi, o Dei, e non vi dispiaccia ricevere

i doni provenienti da una povera mensa o da semplici vasi di terracotta.

 

Tibullo presenta un altro rituale: quello della purificazione dei pastori durante le cerimonie che si tenevano nel corso delle Palilia (I1). Pale era un’altra importante divinità agreste, e la sua festa era festeggiata ogni anno il 21 aprile (data che poi coinciderà con il Natale di Roma). Durante questa festa si svolgevano suggestivi riti di purificazione che culminavano nell’accensione di fuochi  che i pastori e il bestiame dovevano attraversare tre volte.

Tibullo richiama la cerimonia dell’aspersione con il latte della statua di Pale e inoltre fa riferimento al rito quotidiano che ogni Romano celebrava offendo una parte della propria mensa nei pressi del Lararium (Fr1)(Fr2).

 

Hic = avverbio di stato in luogo

 

pastorem meum = singolare collettivo

 

Placidam .. Palem  =  si noti come l’iperbato rende solenne l’espressione

 

Adsitis = congiuntivo esortativo che rende l’idea della richiesta della presenza divina fatta dal poeta

 

e paupere mensa,  e puris … fictilibus = ablativi di provenienza. Queste espressioni sottolineano il concetto che agli Dei è gradita la semplicità del vasellame di terracotta.

 

 

ESERCIZI

·        Elencare i termini, i verbi e le espressioni legate alla sfera religiosa, quindi provare ad organizzarli in una mappa concettuale

·        Individuare le figure divine incontrate e fornirne una breve descrizione, provando quindi a creare, partendo da queste, delle semplici frasi in latino

 

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Indice percorso Edita
Edurete.org Roberto Trinchero