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La campagna
è per Tibullo un luogo idilliaco di evasione, lontano e al riparo dai vizi,
dalla degenerazione e dalla violenza, dalla guerra e dalla politica: un mondo di
pace e di innocenza, una sorta di paradiso perduto dove rifugiarsi con la
poesia, abbandonandosi al sogno nostalgico di un’aurea
aetas (I1)
(I2) (Fr1)
(Fr2). In tal senso è possibile cogliere un punto di contatto con le Bucoliche
virgiliane (I1)
, rispetto alle quali notiamo tuttavia un maggiore realismo nella
descrizione dei lavori agricoli, come nei seguenti versi (vv. 7- 10).
Ipse seram teneras
maturo tempore vites
rusticus et facili grandia poma manu;
nec Spes destituat, sed frugum semper acervos
praebeat et pleno pinguia musta lacu.
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Io
stesso pianterò, da contadino, nella stagione propizia, le tenere viti,
e
i grandi alberi da frutto con mano esperta;
e
Spes non venga meno, ma mi conceda sempre mucchi di messi
e
denso mosto nel tino ricolmo.
L’esistenza
vagheggiata dal poeta è costituita da una vita serena scandita dai lavori
agricoli: la coltivazione delle viti e degli alberi da frutto, il momento della
raccolta e della vendemmia. L’esaltazione degli antichi valori agresti
celebrati dall'ideologia arcaizzante del principato costituiscono senza dubbio
un punto di contatto tra gli ideali tibulliani e la politica augustea (I1).
seram = è un
futuro: ‘coltiverò’
rusticus =
predicativo del soggetto
facili … manu =
‘con mano esperta’, ablativo di mezzo
destituat =
congiuntivo esortativo, come il successivo praebeat
frugum
acervos = sono i mucchi di grano: ritorna l'idea dell'accumulo dei versi
iniziali, ma di segno profondamente cambiato
musta = plurale
poetico
Rilievi lessicali
lacu = lacus
designa qualsiasi contenitore di liquidi, a differenza dall’italiano ‘lago’,
che ha un significato circoscritto
Figure retoriche
grandia poma = pomum
è propriamente il frutto, che qui va ad indicare metonimicamente gli alberi da
frutto
Nec tamen interdum
pudeat tenuisse bidentem
aut stimulo tardos increpuisse boves,
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non agnamve sinu pigeat fetumve capellae
desertum oblita matre referre domum.
At vos exiguo pecori, furesque lupique,
parcite: de magno est praeda petenda grege.
E
tuttavia io non provi vergogna a impugnare talvolta il bidente
o
di stimolare col pungolo i tardi buoi,
non
mi dispiaccia riportare a casa in grembo o un’agnella
o
il piccolo di una capra abbandonato perché la madre se ne è dimenticata.
Ma
voi, ladri e lupi, risparmiate il piccolo gregge,
la
preda va cercata da un gregge numeroso.
Appare
chiaro da questi versi (29 – 34), che l’ideale elegiaco, contrapposto a
quello cittadino, non disdegnava il lavoro personale nei campi. Tibullo si
presenta anche come pastore amorevole, e l'immagine della capretta abbandonata
fornisce pathos all'intera scena.
L’importante
era, come sottolinea l’avverbio interdum,
che tale lavoro avesse un carattere occasionale e non fosse imposto dalla
necessità. Questo particolare, del resto, consente di comprendere ancora meglio
i caratteri dell’ideale di paupertas.
(me) pudeat =
congiuntivo esortativo
stimulo = ablativo
di mezzo
oblita madre
= ablativo assoluto con valore causale
Vos … furesque
lupique = ladri e lupi, i peggiori
nemici dei pastori
Rilievi lessicali
bidens = strumento
agricolo a due denti, adoperato per il fieno
stimulo = lo stimulus
era il pungolo per i buoi; in italiano esso ha mantenuto solo il senso figurato
Figure retoriche
furesque … lupique
= si noti il
polisindeto che conferisce maggiore solennità alla preghiera del poeta
de magno … grege
= l’iperbato dà grande rilievo all’aggettivo magnus
ESERCIZI
·
Si descriva l’atteggiamento di Tibullo verso la politica
augustea, elencando i punti di contatto e di dissenso
·
Si crei un piccolo repertorio lessicale dei termini, dei verbi e
delle espressioni legate al mondo agricolo incontrate nei versi studiati
·
Si individui e si commenti la presenza di figure retoriche