La I elegia si apre con la
contrapposizione fra due ideali di vita: da un lato colui che si dedica alla
continua ricerca di ricchezze e onori correndo ogni sorta di pericoli,
dall’altro chi, come il poeta, si accontenta di una vita tranquilla e modesta
nella pace della campagna.
Divitias alius fulvo sibi congerat auro
et teneat culti iugera multa soli,
quem labor adsiduus vicino terreat hoste,
Martia cui somnos classica pulsa fugent:
me mea paupertas vita traducat inerti,
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dum meus adsiduo luceat igne focus.
Accumuli altri per sé ricchezze di biondo oro
e possegga molti iugeri di terreno coltivato
e lo spaventi la continua ansia del nemico vicino
e le trombe di guerra col loro suono gli tolgano
il sonno;
la mia modesta condizione mi conduca attraverso
una vita tranquilla,
purché il mio focolare risplenda di fuoco mai
spento.
Il
personaggio descritto in questi primi versi dal poeta come antitetico al suo
ideale di paupertas è evidentemente legato al mondo militare (un militare
di carriera?): è spaventato dalla continua ansia del nemico che incombe e le
trombe di guerra gli tolgono il sonno. La paupertas evocata dal poeta fa
riferimento ad una dimensione etica più che economica (I1): la paupertas
libera, mentre le divitiae rendono schiavi. Ciò che Tibullo chiede in
questi versi, in cambio delle ricchezze, è solo un focolare sempre acceso,
simbolo della rustica paupertas.
sibi = dativo di vantaggio
congerat = congiuntivo
concessivo come i successivi teneat e fugent
(vicino) ... hoste = ablativo
di causa
vita inerti = ablativo di moto
per luogo
dum ... focus = proposizione di
tipo condizionale
Rilievi lessicali
labor = fino a tutta l’età
augustea il nesso labor adsiduus veniva utilizzato soprattutto in
riferimento all’ambito militare; solo in seguito si legherà al mondo agricolo.
(vicino) ... hoste = un altro
riferimento all’ambito militare.
(Martia) classica = lo squillo
di tromba che da il segnale militare; l’aggettivo Martia fa riferimento a
Mars, Dio della guerra.
somnos ... fugent = anche
questa espressione è usata frequentemente per descrivere situazioni di tipo
bellico.
paupertas = non ha lo stesso
senso dell’italiano “povertà”, indica non mancanza di mezzi, bensì una
condizione di modesta agiatezza.
iners = non corrisponde
all’italiano “inerte” (“pigro”) ma indica chi per vivere non è costretto a
esercitare a tempo pieno un mestiere.
Figure retoriche
Si noti l’uso massiccio degli
iperbati che Tibullo fa in questi primi versi.
Iam modo iam possim contentus vivere parvo
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nec semper longae deditus esse viae,
sed Canis aestivos ortus vitare sub umbra
arboris ad rivos praetereuntis aquae.
Ma ora, ora possa finalmente io vivere contento
del poco
e non essere soggetto sempre a lunghi viaggi,
ma possa io evitare il sorgere estivo della
Canicola all’ombra
di un albero, presso ruscelli d’acqua corrente
In questi
versi (25 – 28) il poeta esprime nuovamente l’ideale di paupertas,
manifestando il desiderio di vivere tranquillamente in campagna, lontano dalla
vita frenetica e dai viaggi compiuti controvoglia. In particolare il v. 26
sembra alludere ai lunghi viaggi compiuti dal poeta per seguire Messalla Corvino
nelle spedizioni militari.
Ad essi si
contrappone l’immagine dell’ombra degli alberi e dei ruscelli di acqua corrente,
che caratterizzano il topos del locus amoenus associato a
sentimenti di serenità e pace interiore.
possim
= congiuntivo desiderativo usato dal poeta per esprimere l’ardente desiderio di
trovare pace in campagna
contentus vivere parvo = espressione emblematica che sintetizza l’ideale di
vita del poeta, la condizione modesta e semplice cui egli aspira per riavere
serenità. L'idea della frugalità era associata alle rappresentazioni del mondo contadino nell'immaginario romano.Parvo è ablativo di causa.
longae
... viae = dativo retto da deditus
Canis
= costellazione che sorge alla fine di luglio nel periodo della maggiore calura
praetereuntis = genitivo del participio presente di praetereo
Figure retoriche
Iam .. iam = l’anafora
sottolinea il desiderio del poeta di trovare pace in campagna
longae .. viae = metonimia.
Anche la longa via è un riferimento all’ambito militare e rappresenta
ancora una volta l'ethos antielegiaco.
Non ego divitias patrum fructusque requiro,
quos tulit antiquo condita messis avo:
parva seges satis est, satis requiescere lecto
si licet et solito membra levare toro.
Non pretendo le ricchezze dei miei padri e i
redditi
che la mese riposta fruttò ai miei avi antichi:
un piccolo raccolto mi basta: mi basta poter
riposare sulla mia poltrona,
se è lecito, e dare ristoro alle membra sul
solito giaciglio.
Tibullo (vv. 41-44) ribadisce il suo
ideale: egli non ama gloria e ricchezza ma preferisce l’idea di un’esistenza
serena tra cose consuete e familiari. Nei versi iniziali, inoltre, troviamo
un’altra allusione alla diminuzione del patrimonio familiare. Il poeta tuttavia
non si lamenta, perché quanto gli è rimasto gli è sufficiente per vivere.
Condita messis = è quella parte
del raccolto che viene messa da parte, che non viene consumata subito
Seges = è la messe, che indica
metonimicamente il raccolto
Antiquo ... avo = singolare
collettivo di uso poetico
Parva ... lecto = si noti
l’iterazione di satis est, che sottolinea l’idea dell’autosufficienza ma
anche dell’accontentarsi, che si innesta sul chiasmo costituito dall’intero
verso.
Hoc mihi contingat. Sit dives iure,
furorem
qui maris et tristes ferre potest pluvias.
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O quantum est auri pereat potiusque smaragdi,
quam fleat ob nostras ulla puella vias.
Te bellare decet terra,
Messalla, marique,
ut domus hostiles praeferat exuvias;
Questo mi tocchi : sia giustamente ricco colui
che riesce a sopportare le tempeste del mare e le
tristi piogge.
Vada in malora tutto l’oro e lo smeraldo del
mondo
piuttosto che una fanciulla pianga per i nostri
viaggi.
A te si addice, o Messalla, combattere per terra
e per mare
affinché il tuo palazzo esibisca le spoglie
nemiche.
In questi versi (49-54) il poeta
riassume ancora una volta l’ideale elegiaco imperniato su un’esistenza schiva,
contrapponendolo allo stile attivo che stavolta si identifica con Messalla. La contrapposizione in questo caso si svolge su un piano ben diverso da quella con il militare arricchito dalla guerra. Messalla infatti insegue la gloria, non il guadagno. Ma a questo stile di vita
Tibullo contrappone il suo, non meno lecito. Al poeta non interessa inseguire la gloria a prezzo di pericoli e disagi.
Contingat = congiuntivo
esortativo
Sit dives= Ancora una contrapposizione con il mondo delle divitiae, realizzata attraverso lo stesso modulo formale, un congiuntivo concessivo
Pereat = congiuntivo
desiderativo
Auri ... smaragdi =
l'uso di questi genitivi partitivi (dipendenti da quantum) e l'epifrasi rendono solennità al giuramento.
Potius ... quam ...
fleat = proposizione comparativa. L'accostamento del potius ad auri e smaragdi sottolinea ilo ribaltamento della gerachia tradizionale
Decet = ciò che si deve fare in
conformità con il decorum. Questo verbo sembra esprimere un contenuto ben diverso dai congiuntivi che aprono l'elegia e che sottolineano lo sprezzo del poeta. La logica del decorum consente di ritenere lecite entrambe le scelte di vita
Rilievi retorici
Furorem .. qui = si noti
l’anastrofe di qui enfatizzata dall’enjambement
Esercizi
- Si elenchino, da un lato, le azioni
che realizzano l’ideale di paupertas, e dall’altro quelle ad esso
contrario
- Si elenchino i termini, i verbi e
le espressioni legate all’ambito militare e a quello agricolo, suddividendoli
in due colonne
- Si individui e si commenti la
presenza di figure retoriche