L’elegia
L’elegia
latina trova i suoi massimi rappresentanti nella poesia di età augustea.
L’elegia è un componimento poetico caratterizzato formalmente dall’uso del
distico detto appunto ‘elegiaco’, costituito da un esametro e da un
pentametro. L’etimo di elegia è incerto, ma va probabilmente connesso al
flauto, che anticamente doveva accompagnarne la recitazione. Anche l’elegia
come quasi tutti gli altri generi coltivati a Roma, è d’importazione greca, e
anche per essa i poeti latini indicano espressamente i loro modelli in testi
greci. (I1) (I2)
(En1) (Fr1)
Nella
letteratura greca arcaica, poeti elegiaci erano detti gli autori di componimenti
in distici formati il primo da un esametro dattilico e il secondo da un
pentamentro elegiaco (Esp1).
Anche se presso gli antichi era diffuso il legame del metro elegiaco col
lamento, in realtà i Greci a partire dall’VIII secolo se ne erano serviti
nelle più diverse occasioni di canto: dagli epitaffi e dalle lamentazioni
funebri alle esortazioni al valore militare in occasione di eventi bellici,
dalla presentazione di vicende personali all’esaltazione delle gioie
d’amore. L’autore parlava quasi sempre in prima persona e faceva riferimento
a fatti, sentimenti e idee individuali. Rispetto a quella arcaica e tardoantica,
che oltre all’originario lamento trenodico presenta svariate tematiche,
l’elegia ellenistica era caratterizzata da un intento prevalentemente
narrativo incentrato su temi “oggettivi”, quali i miti, le leggende, le
antiche tradizioni.
Tuttavia
questo genere, trapiantato a Roma, viene rinnovato e assume caratteristiche
specifiche, differenziandosi notevolmente dai modelli. Una sorta di ‘canone’,
formatosi in età antica, nonostante l’elegia sia stata coltivata in
precedenza dai poeti neoterici e Catullo, comprende tra i maggiori esponenti
dell’elegia latina quattro autori, vissuti tutti nell’età augustea:
Cornelio Gallo, il nostro Tibullo, Properzio e Ovidio. In particolare, Gallo fu
considerato l’iniziatore dell’elegia romana, in quanto la sua opera segna il
punto di svolta verso lo sviluppo maggiormente maturo e originale che l’elegia
assunse in età augustea.
Il
carattere distintivo è la preminenza dell’elemento soggettivo, personale e
passionale. Alla vicenda amorosa del poeta viene dato un rilievo maggiore che
non alla narrazione di storie d’amore mitiche, come spesso accadeva nei
modelli greci. In Tibullo e in Properzio sull’interesse per i miti (sostenuto,
negli alessandrini e ancora nei neoterici, dal desiderio dello sfoggio di
erudizione) prevale l’esigenza di dare forma letteraria di esperienza vissuta
in prima persona dall’io elegiaco.
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