Lo Strutturalismo di Luisella Agodi (gufix70@gmail.com), Alessandro Croce (alcroce@yahoo.it), Alessandra Morelli (morellialessandra@yahoo.it)

Il metodo strutturale applicato alla letteratura

Da quanto si è venuto chiarendo fin qui, risulta comprensibile come il metodo lévi-straussiano, nel suo stretto legame con l’indagine strutturale sviluppata da Jakobson in linguistica, incarni il modello esemplare di ciò che una vasta corrente operante in tutto l’arco degli anni sessanta e settanta del secolo scorso ha cercato di applicare nell’ambito degli studi letterari.

Applicare tale modello all’opera letteraria significa rifiutarsi di estrarre dall’opera alcuni contenuti e renderli essenziali per la sua sussistenza, come invece fa la critica che non si è scrollata di dosso i due pregiudizi della nostra epoca: lo storicismo e il soggettivismo. L’opera letteraria è un sistema strutturato, e come tale va preso in considerazione. Roland Barthes [I1] [E1] [E2] [E3] [E4] [E5] [F1] [F2] [F3] [ES1] descrive con estrema chiarezza quale sia la posizione dello studioso iniziato alla visione strutturalista: «nell’opera tutto è significante: una grammatica non è descritta bene se tutte le frasi non vi trovano una possibile spiegazione; un sistema di senso è incompiuto se tutte le parole non possono collocarvisi a un posto intelligibile» [Barthes: 54]. Il riferimento alla linguistica e alla semantica strutturale è d’obbligo, non appena si ricordi come il significato sorga dall’inserimento di ogni termine in un insieme generale di relazioni, ossia dal suo valore funzionale, e non dal mero numero delle sue ricorrenze. Lo strutturalista ricorda che «da un punto di vista strutturale, il senso non nasce per ripetizione, ma per differenza, cosicché un termine raro, non appena è colto in un sistema di esclusioni e di relazioni, è altrettanto significante che un termine frequente» [Barthes: 55]. Ritroviamo dunque, sotto tutti gli aspetti, i costituenti essenziali della linguistica saussuriana, compresa quell’opposizione tra rapporti sintagmatici e paradigmatici, tra piano della parola e piano della lingua, che vale sia a livello della singola opera, sia a quello dell’intero spazio della letteratura. E ritroviamo di fatto, declinata in una versione rivolta allo studio del campo letterario, il modello strutturale [I1] [E1] [E2] [E3] [E4] [E5] [F1] [F2] [F3] [F4] [ES1] [ES1] [ES1] :

Sappiamo che l’acquisizione del linguaggio da parte del bambino non si compie attraverso una semplice estensione del vocabolario, ma attraverso una serie di divisioni interne, senza modificazione della presa totale; a ogni tappa le poche parole di cui il bambino dispone costituiscono per lui tutto il linguaggio [...] In un certo senso si può pensare che tutta la “letteratura” dell’umanità (ossia il modo in cui le opere scritte si organizzano nello spirito degli uomini) si costituisca secondo un processo analogo [...]: la “produzione” letteraria è una parola nel senso di Saussure, una serie di atti individuali parzialmente autonomi e imprevedibili; ma la “consumazione” della letteratura da parte della società è una lingua, ossia un insieme i cui elementi, qualunque ne sia il numero e la natura, tendono a ordinarsi in sistema coerente. [Genette: 151]

ESERCIZI

  • Che cos’è un’opera letteraria, in una prospettiva strutturalista?
  • Completa la frase sottostante scegliendo il completamento più opportuno:
  • “Secondo Barthes, un sistema di senso è incompiuto se ........... non possono collocarvisi a un posto intelligibile”
    1. alcune parole
    2. tutte le parole
    3. le opere letterarie
    4. i termini rari

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Edurete.org Roberto Trinchero