Lo Strutturalismo di Luisella Agodi (gufix70@gmail.com), Alessandro Croce (alcroce@yahoo.it), Alessandra Morelli (morellialessandra@yahoo.it)

Vladimir Propp

L’attività strutturalista in campo estetico trova nella letteratura il suo oggetto privilegiato. A partire dalle ricerche di Jakobson, di Lévi-Strauss, e di Vladimir Propp la critica strutturalista focalizza l’attenzione sulla ricerca delle “grandi unità” del discorso.

Vladimir Propp (1895-1970) [E1] [E2] [E3] [ES] [F] si può considerare sotto tutti gli aspetti un precursore dell’analisi strutturale nonostante, o forse anche a motivo delle obiezioni rivoltegli da Lévi-Strauss, che lo erigono a vero e proprio interlocutore privilegiato [I] [E].

L’analisi strutturale trova, infatti, nella Morfologia della fiaba [I1] [I2] [F1] [F2] [F3] [ES] [E1] [E2] [E3] [E4] [E5] pubblicata da Propp nel 1928 una delle sue fonti metodologiche più importanti.

Lo studioso russo parte dal riconoscimento che i tentativi di ordinare il materiale folclorico fatti fino a quel momento si sono rivelati privi di un reale fondamento sistematico, e indirizza la sua ricerca verso l’individuazione delle invarianti presenti al suo interno. Non è una classificazione per “motivi” o “tipi” a dischiudere la logica segreta dei racconti popolari, bensì il riconoscimento della costanza funzionale degli elementi che in essi appaiono.

Come la linguistica ci ha abituato a distinguere tra un aspetto sincronico e uno diacronico, tra una dimensione costante e una variabile (che si attualizza nelle opposizioni langue/parole, codice/messaggio, paradigma/sintagma ecc., così sarà necessario cogliere una tale distinzione anche all’interno della fiaba. Ciò viene reso possibile dalla scoperta delle funzioni del racconto, dove per questo termine si deve intendere «l’operato d’un personaggio determinato dal punto di vista del suo significato per lo svolgimento della vicenda». [Propp:27]

Tali funzioni sono di numero delimitato (Propp ne individua trentuno) e a carattere costante, sono ossia elementi indipendenti dai personaggi e dalle modalità con i quali si manifestano. La sequenza di tali funzioni dà vita alla costruzione di una storia e appare sempre identica, anche nel caso in cui alcune di esse risultino mancanti.

Lo sforzo di Propp si indirizza, dunque, verso la ricostruzione di una grammatica e di una sintassi del racconto popolare. In questo tentativo,come notato da Gérard Genette, ritroviamo il sistema biassiale della linguistica saussuriana: dove per “rapporti sintagmatici” si intendono i «concatenamenti reali di funzioni nella continuità di un testo» e per “rapporti paradigmatici” le «relazioni potenziali fra funzioni analoghe ed opposte, da un testo all'altro, nell'insieme di un corpus desiderato» [Genette:141]

ESERCIZI

  1. Quante sono e che ruolo svolgono le funzioni all'interno della fiaba secondo la prospettiva di Propp?Elenca le principali
  2. Qual'è l'obiettivo finale della ricerca di Propp?
  3. A cosa si riferisce Propp quando parla di "relazioni sintagmatiche" e "relazioni paradigmatiche" all'interno di un racconto?
  4. Come può essere definito il sistema di analisi del racconto di Propp? Spiegane i motivi
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Edurete.org Roberto Trinchero