Competenze comunicative e apprendimento linguistico di Daniela Fiorio, Annamaria Nigro

La grammatica delle dipendenze

La metafora dell'atomo

Imparare una lingua/apprendimento/grammatica/grammatica delle dipendenze/modello operativo/ proposta didattica 1/ esercitazione

La grammatica valenziale si è sviluppata ad opera di Lucien Tesnière [I1] [I2] [E], [ES] - Éléments de syntaxe structurale (1959) - che ha avuto il merito di aprire un ramo del tutto originale della linguistica con elevate possibilità di applicazione nella prassi didattica.

Utilizzando il linguaggio mutuato dalla chimica, la grammatica valenziale - grammatica delle dipendenze - è tutta sviluppata attorno alla parola per eccellenza, il verbo.

Il verbo è come l'atomo: alcuni atomi hanno bisogno di saturare le loro valenze per acquisire la struttura di molecola, che è il più piccolo insieme di atomi aggregati da legami chimici capace di conservare le proprietà dell'elemento.

I verbi, al pari degli atomi, vengono distinti in base alla loro capacità di saturazione; la valenza è il legame che il verbo instaura con altri elementi della frase per poter completare il proprio significato.

Ad esempio, il verbo correre è un verbo ad una sola valenza: ha bisogno di un solo elemento, il soggetto, per acquisire una struttura molecolare.

I verbi che indicano condizioni meteorologiche sono avalenti, o zerovalenti, poiché non hanno un soggetto, sono verbi impersonali.

Insomma, secondo questa concezione, i verbi vengono semplicemente classificati in cinque categorie, giacché sembra che la mente umana non riesca a sostenere un numero maggiore di quattro valenze; a seconda della loro necessità di aggregazione con altri elementi - chiamati argomenti - abbiamo verbi avalenti, monovalenti, bivalenti, trivalenti, tetravalenti.

La metafora teatrale

Ancora,  Tesnière, con altro genere di metafora, chiamava il verbo "attore": come il protagonista di un dramma, il verbo calca la scena certo di attrarre l'attenzione del pubblico. Nell'esecuzione dell'azione teatrale, l'attore ha bisogno di "attanti", di personaggi che lo sostengono nella rappresentazione. A seconda dell' "azione" che l' "attore" deve rappresentare, sarà chiamato sul palco un certo numero di "attanti".

Quando si ragiona sulla struttura della proposizione si parte dal verbo, dal suo significato.

Così, il verbo "ridere" chiama sulla scena un solo attante, il soggetto; il verbo "guardare", due attanti, il soggetto e il complemento oggetto, il verbo "dare" tre - io do una cosa a qualcuno - il verbo "tradurre" quattro - io traduco una lettera dall'inglese all'italiano.

Tra gli aspetti didatticamente utili abbiamo sperimentato che con simile approccio:

  • si sottolinea con vigore e con grande forza icastica la centralità del verbo nella frase

  • l'espressione testuale viene recepita dagli studenti come l'intersezione del livello morfologico, di quello sintattico e di quello semantico

  • gli studenti colgono rapidamente la differenza tra complementi diretti e complementi indiretti e ragionano appropriatamente sulla sintassi della frase, invece che applicare ad essa discutibili categorie logiche

  • si utilizza il metodo induttivo e si attiva un processo di apprendimento significativo.


Domande-chiave per la verifica

  • Quali sono le due metafore del modello valenziale?

  • Qual è l'elemento centrale dell'analisi della frase?

  • Quali vantaggi comporta sul piano didattico il modello di Tesnière?

   19/27   

Approfondimenti/commenti:

    Nessuna voce inserita

Inserisci approfondimento/commento

Indice percorso Edita
Edurete.org Roberto Trinchero