La
morfologia è il settore della linguistica che studia la forma delle parole e i
diversi fenomeni che portano alla loro formazione e trasformazione.
Questo
termine è un calco dotto, basato sul tedesco Formenlehre, cioè “studio
della forma”, costruito usando le radici tratte dal greco antico
morphé e logia.
L’elemento base di questa disciplina è il morfema, cioè la più piccola parte portatrice di significato presente all’interno di una lingua.
L’ambito
di studi della morfologia [I] , [F1], [F2], [F3] , [E1] , [E2]
viene tradizionalmente suddiviso in:
1)
morfologia flessiva: si occupa delle norme, contenute in una lingua,
relative all’assegnazione alle parole delle informazioni grammaticali [ES] (come
numero, genere, caso, persona, tempo, modo) attraverso l’unione dei morfemi
flessivi (desinenze) al tema lessicale (es: cant – o, cant – iamo,
cant – ava…);
2)
morfologia derivativa: studia le regole di formazione di parole
nuove. All’interno di questo settore vengono analizzati i principali dispositivi
morfologici che portano all’arricchimento lessicale endogeno di una lingua:
-
la
derivazione o affissazione cioè l’assegnazione di prefissi, infissi e
suffissi al tema lessicale (es: muro - muratore) (1);
-
la
composizione cioè l’“associazione di due o più temi lessicali per la
formazione di un’unica unità lessicale nuova” (2). Il processo morfologico
della composizione coinvolge quasi tutte le parti del discorso tranne la
congiunzione e l’avverbio, ad esempio in italiano sono possibili composti
formati da verbo + nome (portalettere, scacciapensieri), nome + nome
(capotreno, centrocampo), agg. + agg. (agrodolce) ecc…
Lo
studioso Michele Loporcaro, riflettendo sulle differenze tra derivazione
e composizione in un dizionario di linguistica (3), rileva che, mentre gli
affissi non possono essere considerati come unità lessicalmente autonome (-oso,
-ale, -ino ecc…), le sottounità che concorrono alla formazione di
un composto sono invece, da questo punto di vista, pienamente autonome (es:
lava – piatti, asciuga - mano).
Domande-chiave per la verfica
Qual è la
differenza tra morfologia derivativa e morfologia flessiva?
Per un ulteriore
approfondimento
1)
Le regole derivative possono
portare al cambiamento della categoria sintattica della base su cui agiscono (es:
noia – noioso, da nome a aggettivo attraverso la suffissazione) ed essere
applicate più volte (ricorsività) (es: casa – casetta - casettina).
Bibliografia: Scalise S., Inflections and Derivation, in “Linguistics”,
XXVI, n. 4, pp. 561 - 81
2)
Dizionario di linguistica,
a cura di Gian Luigi Beccaria, Einaudi, 1996, pag 493.
3)
Op. cit., pag. 207 - 208