L'apprendimento della lingua
Si può imparare senza "apprendere"?
Dante, nel De Vulgari Eloquentia [I], aggiunge alle considerazioni sull'importanza della
lingua volgare, considerata la lingua madre, acquisita in modo naturale, la
valutazione su una lingua secondaria, parlata solo da alcuni popoli, come i
Greci:
Est et inde alia locutio secundaria nobis, quam Romani gramaticam vocaverunt.
Hanc quidem secundariam Greci habent et alii, sed non omnes. Questa lingua viene chiamata "grammatica" dai Romani; la possiedono i Greci e
altri popoli, ma non tutti. Arrivarne al pieno possesso è difficile: è
necessario lungo e assiduo studio. Si tratta, tra l'altro, di una lingua che
Dante riconosce "artificiale" (cum illa potius artificialis existat).
Di che si tratta se non della lingua "standard",
al cui apprendimento vengono accostati i ragazzi nella normale pratica
didattica?
Nella distinzione introdotta Krashen
[E]
[F]
[ES], è l'acquisizione a
generare la competenza linguistica, non l' "apprendimento".
Per "apprendimento" si intende uno studio consapevole delle forme
linguistiche, in contrapposizione al contatto diretto con la lingua, l'unico che
assicuri, secondo Krashen, la competenza comunicativa.
Indipendentemente dall'accoglienza ricevuta dalle tesi della linguistica
acquisizionale, sembra che, negli ultimi anni, specie nel ciclo di studi della
Scuola Secondaria Superiore, si sia enfatizzato l'aspetto dell'educazione
linguistica come "riflessione sulla lingua" e si sia affermata la tendenza,
anche nella didattica delle lingue straniere, a privilegiare le situazioni di
contatto diretto con la lingua, invece che con la regola.
Pur riconoscendo l'utilità del ricorso al metodo induttivo nell'insegnamento
di una lingua, non sembra eludibile il riferimento alla norma nella pratica
didattica. L'apprendimento linguistico, che pure non può fare a meno dell'altro
elemento del binomio, l'acquisizione, è l'unica strada praticabile per la
conoscenza dello "standard".
Meglio ancora sarebbe non cercare la via unica per lo sviluppo delle
competenze linguistiche e affidarsi ad una massiccia esposizione alla lingua
reale, all'esperienza delle diverse situazioni comunicative e alla riflessione,
all'analisi dell'uso della lingua e delle sue deviazioni rispetto alla norma
codificata.
Non è possibile discutere il valore dell'attività metacognitiva nel processo
di apprendimento in generale: si dovrebbe, secondo noi, pensare all'educazione
linguistica nei termini della riflessione sulle proprie conoscenze in ambito
linguistico, una riflessione sull'uso della lingua in vista del dominio delle
competenze linguistiche.
Domande-chiave di verifica
-
Qual è la differenza tra apprendimento e acquisizione
linguistica?
-
A quale dei due aspetti Krashen attribuisce il merito del
progresso delle competenze comunicative?
-
Si può fare a meno dell'apprendimento formale?
Per una riflessione ulteriore: che cos'è lo Standard
linguistico?
Sabatini-coletti,
Dizionario della lingua italiana 2008: standard:
s. linguistico
(o lingua
s.), varietà
di lingua a
cui ci si
riferisce in
due accezioni diverse,
sia nel senso
di modello
linguistico di prestigio,
codificato e
adottato quale mezzo
di comunicazione
dagli organi di
informazione e
dalle istituzioni educative,
sia nel senso
di lingua
comune, di livello
medio, correntemente
usata dai
parlanti di una
comunità linguistica
e priva di
tratti socialmente
marcati.
Ervin-Tripp, S. 1974 "Is Second Language Learning Like the First?", TESOL
Quarterly 8.
Felix, S. (a cura di) 1978 Recent Trends in Research on Second Language
Acquisition, Tübingen, Gunter Narr.
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