L’interpretazione euristica dell’effetto fotoelettrico introduceva l’ipotesi che l’energia luminosa, anziché essere distribuita uniformemente nello spazio e indefinitamente attenuabile, come vorrebbe l’immagine ondulatoria, fosse concentrata in pacchetti localizzabili e indivisibili di entità:
E=hv che, in seguito, Lewis chiamerà fotoni [E1].
Il modello formulato da Einstein evidenza così un aspetto corpuscolare della luce: essa viene infatti pensata come granuli di energia hv e di quantità di moto: p = E/c = hv/c. L’interpretazione euristica di Einstein apre un problema di fondo: la luce, che finora era stata pensata come un fenomeno puramente ondulatorio, adesso appare caratterizzata anche da aspetti corpuscolari: occorre pensarla anche come un insieme di quanti (i fotoni), ciascuno dei quali possiede una propria individualità, energia e quantità di moto [I1].
Per la prima volta in fisica si incontra un sistema-la luce-che, a seconda dei fenomeni osservati, presenta un aspetto corpuscolare oppure ondulatorio. Si arriva così alla conclusione che la fenomenologia della luce richiede entrambi gli aspetti, che risultano pertanto complementari anche se le loro caratteristiche appaiono incompatibili a livello macroscopico. In questo consiste il dualismo ondulatorio-corpuscolare della luce.