Marco Valerio Marziale [I1] [E1] [F1] [Es1] nacque a Bilbili (odierna Calatayud), in Spagna, tra il 38 e il 41 d.C. La famiglia del poeta era abbastanza agiata, tanto che i suoi genitori poterono favorire i suoi studi, prima a Bilbili, poi in qualche centro più importante, su cui però non abbiamo notizie.
L’arrivo a Roma si data al 64: nella capitale Marziale rimase poi per ben 34 anni. Qui ottenne subito il sostegno e la protezione di vari patroni (protettori) e mecenati (protettori di artisti) e qui si colloca quasi tutta la sua attività poetica. Pare che inizialmente abbia preso in considerazione la possibilità di fare l’avvocato, ma poi decise di dedicarsi interamente alla poesia.
Non ci è pervenuta alcuna notizia sulla vita e l’attività del poeta fra il 65 e l’80, ma dall’80, appunto, cominciamo ad avere di nuovo informazioni: sappiamo infatti che pubblicò una raccolta di epigrammi per celebrare gli spettacoli con cui era stato inaugurato l’Anfiteatro Flavio, ovvero il Colosseo, raccolta che è stata denominata, in età moderna, Liber de spectaculis o Liber spectaculorum e che sicuramente incontrò il favore dell’imperatore Tito: il poeta ottenne fama e ricompense, ma la sua situazione economica non migliorò. Quanto alla fama, Marziale stesso in più di un componimento scrive con orgoglio che essa crebbe e superò i confini di Roma, diffondendosi presso un pubblico che non conosceva limiti geografici né di ceto.
Nonostante la gloria raggiunta, però, il poeta dovette sempre dipendere da patroni e mecenati, poiché, mancando nell’antichità il riconoscimento dei diritti d’autore, il successo di pubblico non comportava benefici economici diretti: spesso infatti Marziale si presenta come uno dei tanti clienti (al servizio dei protettori) che riempivano le vie di Roma.
In realtà le condizioni economiche del poeta non erano poi così misere: è vero che abitava in un appartamento in affitto, come le persone di condizione più modesta, ma possedeva un podere nei pressi di Roma (a Nomentum, odierna Mentana), nel quale spesso si rifugiava per riposarsi, e, almeno dal 94, ebbe una casa di proprietà anche nella capitale; inoltre, possedeva alcuni schiavi, tra cui almeno un segretario.
Quando salì al trono Domiziano (siamo nell’81), Marziale gli rivolse grandi lodi e l’imperatore lo insignì del titolo di tribunus militum(tribuno militare), carica ormai soltanto onorifica, ma che, automaticamente, gli conferiva certi privilegi.
Sotto Domiziano il rapporto con la corte si fece più stretto: Marziale celebra e adula l’imperatore in molti epigrammi, e quest’ultimo sicuramente leggeva e apprezzava i suoi componimenti, rimanendo però poco incline a preoccuparsi delle sue esigenze economiche.
A partire dagli anni 84-85 il poeta cominciò a pubblicare regolarmente i suoi epigrammi: dapprima, in occasione della festa dei Saturnali, comparvero due libri di bigliettini poetici, destinati ad accompagnare, come fossero etichette apposte sull’oggetto, i doni da inviare a parenti o amici (gli Xenia) e i doni che il padrone di casa offriva ai suoi invitati durante i banchetti (gli Apophoreta); poi, dall’86 al 98 circa, vennero pubblicati, con una cadenza più o meno annuale, undici libri di epigrammi vari, cui seguì, nel 101-102, il libro XII, scritto dopo il ritorno in Spagna.
I fastidi della vita cittadina e della clientela indussero il poeta a lasciare Roma nell’87 per un soggiorno a Forum Corneli (Imola) e in altre città emiliane.
Nel 96, dopo l’uccisione di Domiziano, Marziale cercò di ingraziarsi prima Nerva, poi Traiano, ma inutilmente (in alcuni componimenti troviamo le lodi dei due imperatori): in particolare, con l’avvento di Traiano, molti personaggi legati a Domiziano vennero messi in disparte, compreso il poeta, che aveva spesso celebrato il principe flavio nei suoi epigrammi e la cui opera appariva quindi come troppo strettamente coinvolta con la società e la corte di quell’imperatore che ora si voleva dimenticare.
Nel 98 Marziale decise dunque di tornare in Spagna (da tempo, tra l’altro, provava nostalgia per la sua terra).
Nella madrepatria, il poeta riuscì a trovare tranquillità e sollievo solo grazie all’appoggio generoso di alcuni amici, tra cui, soprattutto, la vedova benestante Marcella, che gli donò una casa e un podere. Ma ben presto cominciò a sentire la nostalgia di Roma e della sua vivacità culturale (le biblioteche, i teatri, le riunioni): nonostante l’insoddisfazione per il chiuso e monotono ambiente spagnolo, Marziale però non tornerà più a Roma.
Quanto alla data di morte, essa si colloca tra il 101 e 104: il poeta morì in Spagna, probabilmente nella natia Bilbili, dopo aver pubblicato il suo ultimo libro di epigrammi.
Esercizi
- Effettua un riassunto della vita di Marziale.
- Rifletti sul rapporto tra Marziale e l'imperatore Domiziano e descrivilo.