CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI
Gli strumenti musicali non sono solamente degli oggetti sonori.
Svolgono anche una funzione culturale, simbolica e d’identità etnica.
Ogni strumento musicale è dotato di una simbologia che veicola i significati del gruppo etnico a cui appartiene.
Ad esempio, come visto in precedenza, tra i Malinkè ci sono strumenti a vocazione maschile e strumenti a vocazione femminile.
Tra i Bambara ci sono strumenti, come il n’goni[E1]
, a cui sono attribuiti numerosi significati simbolici.
<> (Leonardo D’Amico, Andrei L. Kaye, musica nera dell’africa pp 243-244, cit di V. Paques, Les Bambara, presses universitarie de France, Institut International Africain, Paris 1954, p.106)
Indicatori importanti per riconoscere l’origine etnica di uno strumento sono: morfologia e decorazione dello strumento.
Per quanto concerne il soggetto di questo lavoro sembra interessante riportare la classificazione dell’ etnomusicologo maliano Mamadou Diallo, che ha descritto nel libro “Il liuto ed il tamburo”, gli strumenti caratteristici del Mali
Mamadou Diallo distingue gli strumenti di questa zona dell’Africa in due categorie: strumenti sacri e strumenti popolari.
I secondi sono frutto dell’evoluzione delle tecniche di lavorazione del legno e dei metalli. Infatti, per essere classificato popolare, uno strumento deve possedere delle caratteristiche che rivelano uno sviluppo tecnico. Ad esempio le corde in nailon invece che pelle attorcigliata.
Anche il djembè ed i tamburi bassi hanno subito importanti evoluzioni.
Ad esempio la pelle dei tamburi bassi (pelle di vacca) era un tempo cucita sul tronco di legno. Oggi invece viene montata tramite un sistema di cerchi di ferro e corda.
La pelle del djembè (pelle di capra) veniva fissata e tirata grazie a dei listelli di legno. Oggi invece si usa un sistema di cerchi in ferro e corda che permette un tiraggio molto più intenso e dunque un suono più acuto e potente.
Mamadou Diallo suddivide i diversi strumenti musicali del Mali classificandoli secondo un criterio di tipo geografico.(La classificazione degli strumenti citata di seguito è opera di Mamadou Diallo, ed è riportata nel libro Alberto Arecchi, Mamadou Diallo,il liuto e il tamburo, Milano 2000, pp 69-93).
Gli strumenti tradizionali sono ripartiti in:
- 1. sahariani-saheliani
- 2. sudanesi
- 3. sub-sudanesi.
Gli strumenti riferibili al primo gruppo sono:
il liuto: strumento con corde tese parallelamente ad un manico diritto, posto sulla stessa linea della cassa di risonanza. Ha tre corde presso i Peul, i Songai, i Mauri, i Tuareg ed i Markà. Una volta che lo strumento è stato conosciuto dai Bambara ha acquisito la quarta corda. E’ uno strumento suonato da diversi gruppi etnici e dunque ha diversi nomi. Tra i Bambara è conosciuto come djelì n’goni.
La viella: Ha come cassa di risonanza una calebasse che si suona appoggiata al corpo del musicista. La cassa può essere coperta di pelle di montone, di capra, di serpente o coccodrillo a seconda del luogo di provenienza. E’ uno strumento monocorde e si suona utilizzando un archetto. E’ in uso presso alcuni gruppi etnici e dunque ha diversi nomi. E’ chiamato wogerù in Peul, Imzad in tamasheq (Tuareg), ndjarka in Songai e Sokù in Bambara.
Il flauto traverso[F1]
: E’ costituito da legno di bambù chiuso alle estremità ed ha cinque fori. Uno per l’imboccatura e quattro per le dita. E’ uno strumento tipico dei Tuareg e dei Peul, ma ha trovato collocazione anche presso i Bambara.
La calebasse: E’ un usatissimo strumento a percussione senza membrana. Si usa mezza calebasse e la si suona nei più svariati modi. Si chiama flén in Bambara ma è molto usata presso i Songai che la chiamano gassù
Kulù-Gassù: rappresenta un modo di suonare la calebasse. La si posiziona rovesciata su dei vestiti o delle coperte e la si batte con il palmo della mano.
Djarma-Gassù: La calebasse viene rovesciata su di una piccola fossa scavata in terra od appoggiata su due bastoni e colpita con bacchette di legno.
Hari-Gassù: E’ formata da due calebasse. La prima contiene dell’acqua e la seconda, più piccola, è capovolta sulla prima. Viene suonata percuotendo con i pugni la calebasse capovolta.
Calebasse con cauri: Viene utilizzata soprattutto tra i Bambara ed è una calebasse ornata da conchiglie (cauri). Viene suonata lanciandola in aria e facendola ricadere tra le mani. La vibrazione delle conchiglie provoca il suono. Viene utilizzata come uno sheker. Marca il tempo.
La gourde: strumento usato tra le donne Peul durante cerimonie di matrimonio e circoncisione. E’ una zucca a forma di borraccia che suona battendola contro il collo od il ginocchio
Kologna: Viene usata dalle donne Songai con le mani per l’accompagnamento di canti di matrimoni e circoncisioni.
Kolo: E’ una giara d’argilla cotta, coperta da una pelle tesa grazie ad un sistema di lacci. Si percuote con un bastoncino
Batu-Tubal: Bacinella metallica coperta di pelle di vacca. E’ uno strumento usato dalle donne del Nord durante le feste popolari.
Il mortaio- pestello: In Mali le donne utilizzo questo utensile per pestare miglio, mais, etc. Accompagnano i loro canti battendo col pestello sulle pareti del mortaio.
Tendé: E’ un mortaio ricoperto da pelle di capra, tesa con due pestelli che tirano delle frange di cuoio. Due donne, sedute una di fronte all’alta sulle estremità dei pestelli, percuotono la pelle con le mani.
L’arco-tamburo: strumento simile all’arco da bocca che viene percosso con un bastoncino.
Tra gli strumenti di origine sudanese sono compresi:
Dununs[E1]
: Si ricavano da un tronco d’albero tagliato. Alle due estremità sono montate due pelli di vacca.
Tamburi ad una pelle: Hanno diverse forme e diversi nomi. Tra i Bambara si chiamano sogolo dunun.
Tamburi emisferici: si raggruppano intorno al tamburo emisferico chiamato bara.
Tamburo a linguelle: Viene chiamato cloclo tra i Bambara. E’ realizzato con un tronco d’albero sezionato, scavato internamente e dotato di due linguelle longitudinali.
Tamburo-xilofono: Di legno, scavato all’interno ed attraversato da intagli laterali o longitudinali che fungono da lamelle.
Arpa-Liuto: La kora[E1]
ne è in tipico esempio. Conosciuta dai primi anni del medio evo si diffuse con l’espansione dell’Impero del Mali. E’ formata da una calebasse coperta da una pelle di vacca, su cui si innesta un bastone dritto e ben tondo e ventuno corde in due ordini. Undici per la meno sinistra e dieci per la destra. Le corde che un tempo erano di pelle intrecciata, oggi sono in naylon. Oltre alla kora, nella famiglia delle arpe-liuto è presente anche il Dozo n'goni,[E1]
un’arpa liuto arcuata con due ordini di corde. Tre per la mano sinistra e tre per la destra. E’ lo strumento caratteristico dei cacciatori. Infatti Dozo,in Bambara, significa cacciatore e n’goni significa strumento a corde. Sempre di questa famiglia fa parte il Kamalé n’goni,[F1]
che ha otto corde ed è usato dai giovani nelle feste.
Arpe arcuate: Tra queste sono classificati il sim’bi ed il n'bolon.[E1]
Il primo ha sette corde ed accompagna canto e danze a contenuto eroico. Il secondo rappresenta ilo contrabbasso della musica del Mandé ed ha tre corde.
Bala: E’ uno xilofono composto da lamelle (da 16 a 21) di legno che ha come cassa di risonanza delle piccole calebasseposizionate sotto ogni lamella. Esistono vari tipi di bala a seconda dell’etnia. Tipico di questa categoria è il bala malinkè
Flén’bala: Si tratta di uno xilofono Bambara formato da 12 lamelle di bambù amplificate da una calebasse. Si suona con i pollici e gli indici.
N’gussùm: E’ una grande calebasse che le donne riempiono con i sassi o con noccioli di frutta o con vertebre animali e che scuotono a due mani per accompagnare i loro canti.
Guolo flén: E’ un sonaglio formato da due rondelle di calebasse unite da striscioline di cuoio.
N’kegnè: E’ un grattatolo. E’ costituito da un cilindro di ferro su cui sono state applicate delle scalanature che formano delle specie di dentini su cui si strofina una bacchetta di ferro. E’ uno strumento che accompagna principalmente le arpe-liuto e i balafon
Nel terzo gruppo vengono classificati i seguenti strumenti:
arco da bocca: Viene usato presso i Bobo e i Samogo. E’ uno strumento originario del Paese Mossi. E’ formato da una lamella di bambù o metallo che si posiziona innanzi alle labbra leggermente aperte. Si percuote la lamella con un bastoncino. In questo modo la corda emette un suono amplificato dalla cavità orale.
Orozo: E’ un arco-cetra composto da undici corde amplificate da una calebasse.
Xilofoni: Sono anche tipici strumenti sub-sudanesi. Tipico di questa categoria è il bala senoufò.
Sanza: Ha le stesse caratteristiche del flén’ bala.
Tamburi a due pelli: I Bobo e i Dogon si dividono la paternità (in Mali) dei tamburi a due pelli, chiamati anche tamburi d’ascella. I Bobo chiamano questi tamburi: araè, amam’, bribri, kinkini etc. I Dogon li chiamano: bendùn, goi-boi, longan etc. Questi tamburi hanno forma cilindrica ed appaiono spesso nella scena musicale e sociale. Compaiono in tutte le cerimonie legate alle fasi della vita: nascite, matrimoni, funerali. Sono anche utilizzati per accompagnare i lavori nei campi. Personalmente ho visto dei griots in Burkina Faso utilizzare il longan per segnalare la scomparsa di un bambino o per annunciare il nostro arrivo in un villaggio.
Sistri: E’ uno strumento composto da un bastone di legno su cui si scontrano delle rondelle fatte di calebasse. E’ strumento legato alle prove d’iniziazione come la circoncisione.
Dato che nel sesto paragrafo si è parlato ampliamente del djembè,[E1]
sembra opportuno fornirne una descrizione morfologica.
Il djembè: è un tamburo a clessidra. E’ formato da un blocco di legno unico scavato all’interno. Nella parte superiore viene sistemata e tesa una pelle di capra (o vacchetta) rasata. Più la pelle viene tesa più il suono diventa acuto. Il djembè viene suonato con le mani e a seconda di come e di dove si posizionano le stesse, il suono cambia.
Il djembè si suona preferibilmente insieme ai dununs.
Anche i dununs derivano dalla lavorazione di un intero blocco di legno, ma hanno forma cilindrica. Alle estremità vengono poste e tese due pelli di vacca. Questi strumenti si suonano con una bacchetta in legno. Posti sui tamburi ci sono delle campane (cloches) in ferro, che vengono percosse con un battente in ferro. Non sempre i dununs vengono suonati insieme alle cloches. I dununs sono tre. Il più grande di taglia viene chiamato dununba. Questo tamburo ha un suono più grave tra i tre. Il più piccolo viene chiamato kenkeni ed è fornito del suono più acuto. Tra i due si posiziona il sangban. Sembra interessante riportare le parole di Mamady Keita in merito ai dununs: << il sangban è il cuore del ritmo. In alcune regioni si suona il sangban accompagnato dal tama. Da altre parti si suona, delle volte, il sangban accompagnato dal dununba ed in altri villaggi si suonano i tre insieme (questo dipende anche dal numero dei musicisti). Il dununba da al ritmo potenza, calore ed una grande dimensione ritmica. Il kenkeni completa ed affina la melodia della voce del basso aggiungendo un altro timbro.>> (Uschi Billmeier, Mamady Keita, un vie pou le djembè, Engerda 1999, p 32)
8.1 LE SCALE (Fonte :Alberto Arecchi, Mamadou Diallo,il liuto e il tamburo,Milano 2000, cit 94-101)
Mamadou Diallo, continuando a parlare del Mali, sostiene che in questo Stato le lingue musicali sono riunite intorno a due scale : quella pentatonica e quella eptatonica.
<> (Alberto Arecchi, Mamadou Diallo,il liuto e il tamburo,Milano 2000, cit p 94)
I Malinké e Khassonké hanno invece mantenuto invariata la scala eptatonica.
Risulta difficile determinare se e quali rapporti ci siano stati tra il popolo Mandé ed i popoli dell’antichità (Dori, Lidi, Frigi), ma sembra evidente che i modi musicali antichi ed i modi musicali Mandé siano comparabili. Ad esempio il Silaba è una gamma eptatonica del Khasso comparabile al modo Lidio. Un’altra gamma eptatonica, quella mandenka, somiglia al modo Ipofrigio.
La scala eptatonica Mandé è una scala diatonica. Questa scala origina una serie di modi e di gamme che vengono spesso mescolate, dando alla musica un colore particolare.
In Mali, però, è più diffusa la scala pentatonica. Esistono tre scale pentatoniche principali:
- la scala pentatonica temperata senza semi-tono (ad esempio: do-re-fa-sol-la-do o do-re-mi-sol-la-do)
- la scala pentatonica temperata ad un semitono (ad esempio: re-mi-sol-la-do-re)
- la scala pentatonica temperata senza frammento cromatico e derivata dalle inflessioni vocali (ad esempio: do-mi-fa-sol-la-do)
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