RIFLESSIONI SULL' EPOPEA MANDINGA
Nel paragrafo precedente è stato scelto di soffermarsi maggiormente sulla storia di Sundiatà Keità.
Nella tradizione Malinkè questo racconto è considerato fondamentale poiché rappresenta l’iniziazione dell’individuo al suo patrimonio familiare (fasiya [E1]
). Ciò assicurava all’individuo stesso risorse morali e materiali indispensabili per accedere pienamente allo status di “mogo”(trad.: essere umano), cioè di uomo cosciente della propria origine. Infatti con il fasya i ragazzi venivano iniziati alla storia del clan.
Questa costituiva il modello di comportamento, a partire dal quale i nuovi membri (del clan) avrebbero dovuto muovere i propri passi.( Cheick M. Chérif Keita, Massa Makan Diabaté. Un griot mandingue à la recontre de l’écriture, Paris 1995, cfr p. 40)
Come detto in precedenza, esistono molte varianti riguardo le vicende dell’illustre Imperatore. Queste riguardano i nomi di alcuni protagonisti, la collocazione temporale di alcuni fatti, le discendenze ed i particolari di alcuni eventi.
Bisogna, però, sottolineare che il nucleo della la trama rimane identica in tutte le fonti prese in considerazione.
A partire dalle differenze scorte tra le varie fonti analizzate sembra interessante fare delle riflessioni riguardo la cultura orale e la modalità di trasmissione di questa cultura.
Le società africane, nella maggior parte dei casi, sono considerate società a tradizione orale [E1] [IT1]
. Dunque la storia, la tecnica, la scienza, la religione e l’estetica sono state tramandate tramite recite o con modalità che comunque non prevedevano l’uso della scrittura.
In gran parte dell’Ovest Africa i griots hanno avuto un ruolo fondamentale nella trasmissione e dunque nella conservazione dei valori culturali tradizionali. [E1]
Le forme che i griots utilizzavano per trasmettere la storia passata erano diverse. Tra queste sembra importante sottolineare la letteratura orale, che consta di diversi generi, come ad esempio il tare, il sanda, il donkili, il fasa, il maana, etc.( Seydou Camara. La tradition orale enquestion, Cahiers d’Études africains, 1996, numero 144, cfr p. 764)
Ogni genere ha la propria struttura e le proprie regole.
Per l’oggetto trattato in questo lavoro è interessante analizzare il genere maana. Questo si utilizza per le recite delle migrazioni, per le recite mitiche, leggendarie o storiche. Il maana è una forma di poesia che racconta le grandi gesta dei guerrieri ed è comparabile con il genere letterario conosciuto in Europa come l’Epopea. Un maana molto famoso è “Sundiata ya maana” (trad. : l’epopea di Sundiata). [E1]
Questo genere letterario, così come la musica, si prefigge di creare uno stato emotivo di meraviglia, e si impegna a rendere la verità più bella. Questo effetto è dovuto soprattutto alla grande capacità linguistica di cui sono dotati i griots. La forza e l’efficacia delle loro espressioni dipende dalla capacità con cui sono in grado di mettere in relazione simboli ed immagini. Questa loro abilità si esplicita sia nei momenti di improvvisazione, sia nei generi più formali come ad esempio l’Epopea. I griots non sono solamente interpreti ma anche creativi. Cercano di tradurre i valori tradizionali in un linguaggio accessibile, contestualizzandoli all’attualità.
Il maana si può considerare una via di mezzo tra la storia autentica ed il mito.(Seydou Camara. La tradition orale enquestion, Cahiers d’Études africains, 1996, numero 144, cfr p. 767)
Questo genere, così come gli altri, si presenta apparentemente come fisso e stabile.
Invece, come riscontrato dall’analisi di diverse fonti, nel “Sundiata ya maana” ogni interprete (griot) apporta degli elementi diversi nella narrazione ( sono state individuate più di venti versioni differenti della storia di Sundiata).
Charles Birds sostiene che l’Epopea di Sundiata sarebbe in realtà il frutto dell’unione di avventure e gesta riconducibili a diversi protagonisti che con il tempo sono stati dimenticati o “cancellati” dalla Storia.( Seydou Camara. La tradition orale enquestion, Cahiers d’Études africains, 1996, numero 144, cita Charles Birds, Tamari 1897 p. 162)[F1]
Il maana di Sundiata ha preso nel tempo, il sopravvento sugli altri; venne ampliamente diffuso e divenne un racconto lineare organizzato intorno alla figura di Sundiata.( Seydou Camara. La tradition orale enquestion, Cahiers d’Études africains, 1996, numero 144, cfr p. 774)
Questo può essere accaduto in seguito alla volontà di far divenire “Sundiata ya maana” una sorta di carta dei valori tradizionali mandenka.
Infatti in questa Epopea si distinguono alcuni tratti tipici mandenka: il rispetto dato agli anziani, la valorizzazione della caccia, la supremazia dell’uomo sulla donna, del padre sul figlio dei fratelli maggiori sui fratelli minori , la rassegnazione della donna garante dello sviluppo dei bambini, etc.
Inoltre l’Epopea esalta sentimenti nobili come la bravura, il nazionalismo, l’onore e la gloria.
Questo maana è da considerare come metafora di un cammino iniziatico (tutta la storia è caratterizzata dall’iniziazione : il viaggio lontano e l’esilio assomigliano molto al ritiro tormentato che i giovani Malinkè dovevano esperire prima del rito di passaggio della circoncisione) e come metafora della vita politica. In questo senso, il racconto in questione ha una funzione ideologica e politica, in quanto riflette valori, comportamenti da assumere e un ordine sociale semplificato dove la società viene divisa in tre caste: hòròn, nyàmàkàlà e jòn.( Seydou Camara. La tradition orale enquestion, Cahiers d’Études africains, 1996, numero 144, cfr pp 774-775-780)
Il maana di Sundiata, oggigiorno, è conservato in forma scritta presso la città di Kela, sita a sei km a sud di Kangabà.
La scrittura è accessibile solo ai griots della famiglia Diabatè di Kela.[F1]
Kela è una tappa fondamentale per ogni griot che voglia conoscere i fatti del Mandé. Rappresenta una sorta di diploma.
Sembra interessante finire il paragrafo con una riflessione di Seydou Camara, che scrive:
<>.(Seydou Camara. La tradition orale en question, Cahiers d’Études africains, 1996, numero 144, p. 784)
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