La Corea di Huntington è una rara (5-10
casi/100.000 nati) malattia neurodegenerativa a trasmissione autosomica
dominante
[I8]
[I9]
[S10]
[S11]
[E11]
[E12]
[F8]. L'insorgenza è in genere tardiva, tra i 30 ed i 45 anni; il decorso è
cronico progressivo, con esito nella morte entro 10-15 anni dall'esordio. La
gravità della malattia e la rapidità della sua evoluzione sono tanto maggiori
quanto più precoce è l'esordio.
La malattia prende il nome da un giovane medico
di Long Island, George Huntington, il quale, osservando un giorno del 1871 un
padre e un figlio che camminavano davanti a lui tenendosi per mano, agitati
entrambi da bizzarri movimenti involontari, intuì la natura ereditaria di questa
forma di corea, che si confondeva allora con altre forme non di origine
genetica. Si ritiene che il gene patologico si sia diffuso a partire dall'Olanda
e dall'Inghilterra in rapporto alle esplorazioni ed alle migrazioni dei secoli
XVII e XVIII. Un marinaio spagnolo lo portò, tra il 1860 e il 1870, in
Venezuela, dove, in alcune zone ristrette intorno al lago di Maracaibo, si
verificò un tipico "effetto del fondatore" per il quale venti anni fa il 2%
degli individui ivi residenti era malato e il 20% a rischio. Proprio questa
circostanza permise nel 1983 ad un gruppo di ricercatori di
isolare in pazienti affetti, appartenenti a questa popolazione, il gene
responsabile della malattia.
Il quadro clinico è caratterizzato da movimenti
involontari che interessano irregolarmente qualunque segmento corporeo: smorfie
bizzarre del viso, movimenti improvvisi degli arti superiori, deambulazione
difficoltosa con aspetti di "danza" (donde il nome di corea dato alla malattia),
fino all'impossibilità di effettuare in maniera coordinata i movimenti più
elementari necessari per la vita di tutti i giorni (mangiare, vestirsi, etc.);
nelle fasi più avanzate, disartria fino alla incomprensione del linguaggio e
impossibilità della deglutizione a causa dei movimenti incoordinati della
muscolatura faringo-laringea. La malattia termina con un quadro di demenza.
A livello neuropatologico le lesioni sono
caratterizzate da importante perdita neuronale per apoptosi a livello dello
striato, particolarmente del caudato e del putamen, perdita che peraltro si può
estendere alla corteccia cerebrale.
La mutazione Huntington è un tipico esempio di
mutazione da amplificazione di triplette, in particolare della tripletta CAG
codificante per la glutamina. Nei soggetti normali la tripletta è ripetuta 10-30
volte, nei pazienti affetti dalla malattia da 36 ad oltre 120 volte, mentre un
numero intermedio di ripetizioni, da 30 a 35 volte, è considerato una "premutazione".
Quanto maggiore è il numero di ripetizioni, tanto più grave è la malattia e più
precoce il suo esordio. Come altre malattie da amplificazione di triplette,
anche la malattia di Huntington presenta il fenomeno della anticipazione nelle
successive generazioni, più marcato, con esordio più precoce e maggiore gravità
nella trasmissione per via paterna.
Del tutto recentemente è stata caratterizzata
la proteina codificata dal gene Huntington, denominata huntingtina: si tratta di
una proteina di 348 kdalton, formata da 67 esoni, con la capacità di proteggere
dall'apoptosi i neuroni con meccanismo ancora sconosciuto, comunque alterata
dalla addizione di residui di glutamina (da 40 a 150) codificati dalla tripletta
CAG ripetuta. La presenza, nei soggetti affetti, di inclusioni nucleari di
huntingtina e di ubiquitina nei neuroni dello striato e della corteccia
cerebrale, ma non di altre aree del cervello, fa ritenere che anche nella
malattia di Huntington il processo neurodegenerativo responsabile della morte
per apoptosi di specifici sistemi cellulari sia provocato dalla processazione
aberrante della huntingtina e di altri componenti del proteosoma, la cui
deposizione nel nucleo innescherebbe il processo apoptotico.