Il patrimonio genetico della specie umana va
incontro a continue modificazioni; questo salvaguardia la capacità di
adattamento all’ambiente. Tuttavia, alcune di queste modificazioni, o mutazioni,
comportano malattie. Una mutazione può essere definita come una modificazione
permanente del DNA.
Le mutazioni possono essere raggruppate in tre
categorie sulla base della loro estensione.
1.
Le mutazioni genomiche consistono nella perdita o acquisizione di interi
cromosomi.
2. Le mutazioni cromosomiche sono il
risultato di un riarrangiamento di materiale genetico e danno luogo a
modificazioni strutturali visibili di un cromosoma.
Le mutazioni che coinvolgono modificazioni nel
numero o nella struttura dei cromosomi sono raramente trasmesse poiché la
maggior parte di esse sono incompatibili con la vita.
3. La stragrande maggioranza delle
mutazioni associate con le malattie ereditarie sono mutazioni geniche. Si
tratta in genere di delezioni parziali o complete di un gene o, più spesso, di
mutazioni che coinvolgono una singola base nucleotidica. Per esempio, una
singola base nucleotidica può essere sostituita da una base diversa, dando luogo
a una mutazione puntiforme. Meno comunemente, una o due coppie di basi possono
essere inserite o delete. Una mutazione puntiforme (sostituzione di una singola
base) può alterare il codice di lettura di una tripletta di basi e può
quindi portare alla sostituzione di un aminoacido con un altro nel prodotto
genico. Poiché queste mutazioni alterano il significato del codice genetico,
sono spesso chiamate mutazioni di senso. Se l'aminoacido sostituito causa solo
piccole modificazioni funzionali della proteina, si parla di mutazione
"conservativa". Nel caso invece di una mutazione "non-conservativa" l'aminoacido
normale viene sostituito da un altro molto diverso. Un chiaro esempio di questo
tipo di mutazione è quella che colpisce la catena β-globinica dell'emoglobina
nell'anemia falciforme (vedi più avanti nel testo). L'emoglobina è una
proteina globulare solubile di colore rosso presente nei globuli rossi nel
sangue dei vertebrati, responsabile del trasporto dell'ossigeno molecolare da un
compartimento ad alta concentrazione di O2 ai tessuti che ne abbisognano. Questa
proteina è un tetrametro composto da due catene polipetidiche appartenenti alla
classe α e due alla classe ß. Nell’anemia falciforme la tripletta nucleotica
CTC (o GAG nell'RNA messaggero [mRNA]) che codifica per acido glutammico
in posizione 6 della catena ß, viene cambiata in CAC (GUG nell'mRNA) che
codifica per la valina. Questa singola sostituzione aminoacidica modifica le
proprietà fisico-chimiche dell'emoglobina causando l'anemia falciforme.
Le mutazioni che colpiscono le cellule della
linea germinale sono trasmesse alla progenie e possono dar luogo alle
malattie ereditarie. Le mutazioni che colpiscono le cellule somatiche
evidentemente non causano malattie ereditarie ma sono importanti nella genesi
dei tumori e di alcune malformazioni congenite. Prima, quindi, chiariamo alcuni
termini comunemente impiegati quali ereditario, familiare e congenito. I
disturbi ereditari, per definizione, derivano dai genitori di un individuo e
sono trasmessi di generazione in generazione attraverso la linea germinale,
quindi sono familiari. Il termine congenito implica semplicemente "nati con".
Alcune malattie congenite non sono genetiche; per esempio, la sifilide
congenita. Non tutte le malattie genetiche sono congenite: i pazienti con la
malattia di Huntington, per esempio, iniziano a manifestare la loro condizione
patologica solo dopo i venti o trent'anni.
Le malattie genetiche sono di gran lunga più
frequenti di quanto non si immagini comunemente. Si stima che la frequenza delle
malattie genetiche nel corso della vita sia di 670 per 1000. Sono compresi in
questa percentuale non solo le malattie genetiche "classiche" ma anche il
cancro e le patologie cardiovascolari, le due cause di morte più
frequenti nei paesi occidentali. Entrambi hanno infatti una componente genetica
importante. Le malattie cardiovascolari, come l'aterosclerosi e
l'ipertensione, sono il risultato di una complessa interazione tra geni e
fattori ambientali, ed è ormai noto che la maggior parte dei tumori sono causati
da un accumulo di mutazioni nelle cellule somatiche
In questo contesto, esaminiamo ora le tre
principali categorie di malattie genetiche:
(1) malattie correlate a geni mutati ad ampio
effetto o malattie mendeliane (monogeniche)
(2) malattie con ereditarietà
multifattoriale
(3) malattie cromosomiche.
La prima categoria comprende patologie
relativamente rare e sono il risultato di mutazioni in un singolo gene ad ampio
effetto. Poiché la maggior parte di esse segue la classica modalità di
trasmissione mendeliana, sono anche note come disturbi mendeliani. La seconda
categoria comprende alcune delle più comuni malattie umane come ipertensione e
diabete mellito. Sono dette multifattoriali poiché sono influenzate da fattori
di natura sia genetica sia ambientale. L'effetto additivo di geni multipli,
ciascuno dei quali ha un piccolo effetto, costituisce la componente genetica. Il
contributo dei fattori ambientali può essere più o meno importante e in alcuni
casi è necessario per la manifestazione della malattia. La terza categoria
include patologie causate da mutazioni associate a modificazioni numeriche o
strutturali dei cromosomi.