Le ragioni che rendono le montagne vulcaniche facilmente
erodibili sono numerose. In molti casi l’edificio, cresciuto rapidamente, ha
versanti molto ripidi, resi instabili dall’accumulo di depositi di piroclasti
non cementati in equilibrio precario. L’energia del rilievo favorisce l’azione
erosiva esercitata dalle acque correnti così come da precessi gravitativi.
Le vulcaniti sono rocce tenere a causa della loro
eterogeneità e della loro incoerenza.
Gli stratovulcani ad esempio sono costituiti da ceneri,
lapilli e scorie interposti tra colate laviche più coerenti. Gli agenti
atmosferici possono disgregare facilmente gli strati più incoerenti sui quali
poggiano le colate laviche determinando il crollo di queste ultime. Le
costruzioni fatte di lave acide sono generalmente più stabili a causa della loro
maggior durezza. In genere le lave porose sono meno erodibili a causa
dell’azione frenante esercitata sulle acque ruscellanti.
Il modellamento dell’edificio vulcanico passa generalmente
attraverso tre stadi:
I barrancos: il ruscellamento determina l’incisione
di profondi valloni con andamento a raggiera. In caso di forte piovosità è
possibile che questi valloni raccolgano e portino a valle enormi quantità di
materiali misti ad acqua nella forma di micidiali colate di fango. Anche i
crolli e le valanghe di ceneri sono piuttosto frequenti. Ercolano fu sommersa
proprio da una frana di ceneri.
Gli altopiani incisi: il persistere dell’erosione
porta allo smantellamento del rilievo che permane nella forma di dossi sempre
più appiattiti.
L’inversione del rilievo: il processo si conclude
con la distruzione totale del cono; sulla superficie si elevano le forme
positivi dei dicchi e dei neck. In entrambi i casi si tratta di iniezioni di
lava acida lungo delle fessure dell’apparato vulcanico. Il loro persistere anche
quando il cono è stato completamente obliterato dall’erosione è dovuto alla
particolare resistenza alla disgregazione delle lave di tipo acido.