Tra le fonti energetiche più importanti oggi e tra le più sfruttate, vi è il petrolio che, insieme al gas naturale e al carbone, fornisce quasi l’80% dell’energia consumata al mondo. Il maggior problema di questa fonte è il fatto che si tratta di una risorsa non rinnovabile, destinata prima o poi ad esaurirsi.
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Oltre la metà delle riserve mondiali di idrocarburi accertate è concentrata nel golfo Persico, che fornisce da sola circa un terzo della produzione complessiva di petrolio e due terzi del totale delle esportazioni mondiali. Consistenti riserve di greggio si trovano anche in Russia, Cina, India, Idonesia, Stati Uniti, Africa settentrionale (Algeria, Libia, Egitto) e Nigeria.
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Il sistema economico della regione arabo-islamica si basa in buona parte sull’estrazione e l’esportazione del petrolio, di cui il sottosuolo è ricchissimo. Nel Medio Oriente si concentrano infatti circa i due terzi delle riserve accertate di idrocarburi e qui viene estratto ogni anno un miliardo di tonnellate di petrolio (un terzo della produzione mondiale). Per molti decenni le risorse petrolifere sono state gestite da compagnie americane ed europee, le sole in grado di sostenere le attività di prospezione, trasporto e lavorazione del greggio. Solo dalla fine degli anni Sessanta i singoli stati hanno iniziato ad assumere il controllo diretto delle proprie risorse: alcuni, come l’Iraq e l’Algeria, hanno nazionalizzato gli impianti di estrazione, altri hanno creato proprie compagnie nazionali, affiancandole a quelle straniere.
Lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi ha determinato, soprattutto nei paesi del golfo Persico, un rapido aumento della ricchezza e la crezione di numerosi centri abitati nei pressi degli impianti estrattivi, anche in pieno deserto.
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Come viene impiegata la rendita petrolifera
Il petrolio incide per il 75% sul totale delle esportazioni del Medio Oriente e per una quota poco minore su quelle dell’Africa mediterranea. Per due terzi viene esportato greggio, ma è in forte aumento la quantità di prodotti di raffineria.
In generale, la ricchezza affluita nella regione non ha prodotto lo sviluppo atteso. Gli stati dell’area- in particolare Siria, Egitto, Iran, Kuwait, Arabia Saudita- utilizzano le entrate petrolifere innanzitutto per potenziare i loro arsenali militari e talora per finanziare le guerre. L’instabilità e l’importanza strategica della regione arabo-islamica ne fanno il principale mercato del commercio delle armi. Le entrate petrolifere sono comunque state utilizzate per modernizzare l’economia e finanziare la costruzione di alcune grandi infrastrutture (porti, strade, università, ospedali, aeroporti), ma una reale modernizzazione è ancora lontana. Anche nei paesi più ricchi di petrolio, infatti, le entrate sono concentrate nelle mani della ristretta cerchia di nobili e affaristi che controlla il settore.
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L’OPEC (organizzazione dei paesi esportatori di petrolio)
L’OPEC (Organization of Petroleum Exporting Countries), creata nel 1960, riunisce oggi 11 stati: Algeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Iran, Iraq, Libia, Qatar, Nigeria, Venezuela, Indonesia; solo gli ultimi tre non appartengono alla regione arabo-islamica. Ha sede a Vienna e si occupa di coordinare le politiche petrolifere dei paesi membri, per incrementare gli introiti provenienti dal greggio, stabilire un controllo sulla sua estrazione e unificare le politiche produttive attraverso un sistema di quote.
Inizialmente i prezzi del greggio rimasero invariati, ma a partire dal 1973, proprio inseguito alle guerre arabo-israeliane, gli stati produttori giunsero a quadruplicare il prezzo del petrolio, anche come forma di pressione politica sui paesi occidentali che appoggiavano Israele. Tutto ciò mise in crisi l’economia occidentale, comportò l’arrivo di una enorme quantità di denaro ai paesi produttori di petrolio che riuscirono a condizionare l’intera economia mondiale, ma soprattutto attribuì un ruolo di grande potenza all’insieme dei paesi arabi della regione medio-orientale. Tuttavia, nel periodo successivo la fine della “guerra fredda”, una riduzione del prezzo del petrolio, dovuta alla presenza di nuovi produttori mondiali, e il verificarsi di grandi mutamenti politici in Iran e in Iraq, hanno comportato un progressivo declino della potenza araba.
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