Copernico - De revolutionibus orbium coelestium
Copernico aveva nel frattempo affidato il manoscritto del De revolutionibus EN1 FR1 ES1 al giovane Georg Joachim Rheticus EN2 FR2 ES2 (1514-1576). Discepolo e ammiratore di Copernico, Rheticus pubblicò nel 1540 la celebre Narratio prima. Attraverso questo scritto il mondo dei dotti ebbe più ampia notizia delle idee e delle opere di Copernico.
Rheticus insisteva, con grande energia, sulla maggiore semplicità e armonia del sistema copernicano rispetto a quello tolemaico. Ogni anno i pianeti mostrano un movimento diretto, stazionario, retrogrado, ci si presentano all’apogeo e al perigeo IT4 EN3 FR3 ES3: tutti questi fenomeni possono essere spiegati mediante il moto uniforme del globo terrestre. Se si pone il Sole fermo al centro dell’universo e la Terra che ruota attorno ad esso su un eccentrico o orbe magno, la vera intelligenza delle cose celesti viene a dipendere dai moti regolari e uniformi del solo globo terrestre.
L’attribuzione del movimento alla Terra consentiva di riaffermare la circolarità dei moti celesti. Mentre nel sistema tradizionale il moto di retrocessione veniva spiegato collocando il pianeta su un epiciclo il cui centro ruota a sua volta intorno alla Terra sul deferente EN4 FR4 ES4 del pianeta, nel nuovo sistema i pianeti si muovono di moto continuo e tutti nella stessa direzione. Le irregolarità dei loro moti vengono attribuite al punto di vista, di momento in momento differente, dell’osservatore posto sulla Terra in movimento.
La rivoluzione copernicana non consistette in un perfezionamento dei metodi dell’astronomia, né in una scoperta di nuovi dati, ma nella costruzione di una cosmologia nuova fondata su dati stessi forniti dall’astronomia tolemaica. Questa cosmologia è fortemente legata ad alcune fondamentali tesi dell’aristotelismo: l’universo copernicano è perfettamente sferico e finito; la sfericità alla quale appetiscono tutti i corpi costituisce una forma perfetta ed è una totalità in sé conchiusa giustamente attribuita ai corpi divini; il moto circolare delle sfere cristalline deriva dal fatto che la mobilità propria della sfera è di muoversi in circolo, la condizione di immobilità del Sole deriva dalla sua natura divina, la sua centralità dal fatto che questa “lucerna del mondo” è collocata nel luogo migliore dal quale “può illuminare ogni cosa simultaneamente”.
La semplicità del nuovo sistema era più apparente che reale: per giustificare i dati delle osservazioni, Copernico era costretto, in primo luogo, a non far coincidere il centro dell’universo con il Sole (il suo universo è stato definito meglio come eliostatico che come eliocentrico), ma con il punto centrale dell’orbita terrestre; in secondo luogo a reintrodurre, come in Tolomeo, una serie di cerchi ruotanti attorno ad altri cerchi; ad attribuire infine alla Terra IT6 (oltre al moto di rotazione EN5 FR5 ES5 attorno al suo asse e di rivoluzione EN6 FR6 ES6 attorno al Sole) un terzo movimento di declinazione per giustificare la invariabilità dell’asse terrestre rispetto alla sfera delle stelle fisse.
Si aprirono una quantità di problemi nuovi. Che cosa è la gravità e perché i corpi pesanti cadono sulla superficie di una Terra in movimento? Che cosa muove i pianeti e come essi sono trattenuti nelle loro orbite? Quanto è esteso l’universo e quale è la distanza fra la Terra e le stelle fisse? Ma si aprivano problemi nuovi non solo all’interno delle scienze costituite. L’ammissione del moto terrestre e l’accettazione comportavano non solo un rovesciamento dell’astronomia e della fisica e la necessità di una loro ristrutturazione, ma anche una modificazione delle idee sul mondo, una valutazione nuova della natura e del posto dell’uomo nella natura. Ci sono, in ogni sistema in instabile equilibrio (e tale era senza dubbio l’astronomia dei tempi di Copernico) punti problematici, che non si possono toccare. Il moto della Terra era uno di questi.