La filosofia aristotelica - mondo celeste e mondo terrestre
La filosofia aristotelica - mondo celeste e mondo terrestre
Per rendersi conto del significato della cosiddetta rivoluzione astronomia, delle ragioni stesse per le quali si parla di una rivoluzione scientifica, è opportuno richiamare alcuni aspetti fondamentali di quel millenario sistema del mondo alla cui distruzione Copernico, Tycho Brahe, Keplero, Galilei dettero contributi decisivi.
Bisogna rifarsi, in primo luogo, alla distinzione fra mondo celeste e mondo terrestre, fra moti naturali e moti violenti. Nella filosofia aristotelica
EN1 FR1 ES1 ES2 il mondo terrestre o sublunare risulta dalla mescolanza di quattro elementi semplici: Terra, Acqua, Aria, Fuoco. Il peso o la leggerezza di un singolo corpo dipende dalla diversa proporzione secondo la quale sono in essi mescolati i quattro elementi, poiché Terra e Acqua hanno una naturale tendenza verso il basso, Aria e Fuoco verso l’alto. Il divenire e il mutamento del mondo sublunare deriva dalla agitazione o mescolanza degli elementi. Se essi non fossero mescolati, avremo un universo in riposo: al centro una sfera di Terra, avvolta da una sfera d’Acqua, a sua volta circondata da una sfera d’Aria e il tutto sarebbe racchiuso da una sfera di Fuoco. Il moto naturale di un corpo pesante è dunque diretto verso il basso, quello di un corpo leggero verso l’alto: il moto rettilineo verso l’alto o verso il basso dipende dalla naturale tendenza dei corpi a raggiungere il loro luogo naturale, il posto che ad essi è per natura appropriato. L’esperienza quotidiana della caduta di un corpo nell’aria, o del fuoco che sale verso l’alto, o delle bolle d’aria che vengono a galla nell’acqua conferma la teoria. Ma l’esperienza ci pone anche, di continuo, di fronte ad altri movimenti: una pietra gettata in alto, una freccia scagliata dall’arco, una fiamma deviata verso il basso dalla forza del vento. Questi sono i moti violenti, dovuti all’azione di una forza esterna, che ripugna alla natura dell’oggetto sul quale agisce. Quando cessa quella forza, l’oggetto tende a riprendere il posto che per natura gli compete.
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