Il Settecento
Rappresenta un momento di autentico cambiamento: il pensiero illuminista [Fr1][Fr2]conduce il passaggio da un’idea di popoli e individui oggetto del dominio degli stati a soggetti di diritti da godere quali: libertà, uguaglianza, proprietà, ribellione contro la tirannide; questo notevole progresso in ambito di diritti umani culmina con la Dichiarazione di Indipendenza Degli Stati Uniti [En] [Esp1] [Esp2] e Dichiarazione Francese dei Diritti Dell’uomo e del Cittadino [Fr][En][Esp] del 1789, capisaldi che segneranno l’inizio dell’affermazione di individuo in quanto portatore di diritti che vanno internazionalmente/universalmente riconosciuti, a prescindere dall’appartenenza ad uno stato piuttosto che un credo politico o religioso.
Per quanto riguarda i diritti dei civili coinvolti nelle guerre e dei combattenti è in questo periodo che iniziano a costituirsi dei cartelli, dei patti tra belligeranti: tregue per la raccolta dei feriti, tributo delle armi, i saccheggi spesso sono ‘banditi’ dalla “disciplina di guerra”), ma si tratta pur sempre di accordi tra le parti in causa, secondo regole dalle parti e sul momento stabilite, quindi non disciplinati universalmente ed una volta per tutte/tutti.
Possiamo pertanto dire che sinora il diritto applicabile nei conflitti armati era, limitato sia nello spazio che nel tempo, nel senso che non valeva che per una battaglia o una guerra specifica. Le regole, inoltre, potevano variare in base al luogo, al periodo, alla morale ed alla civiltà.
Aspetti positivi: si venne comunque formando lentamente un diritto consuetudinario attraverso la ripetizione uniforme e continuata nel tempo di certi comportamenti, sanciti o no nei “cartelli” (o “capitolazioni”, come anche si chiamavano), con la convinzione della loro obbligatorietà. Tale convinzione si esprime anche, in alcuni casi, nelle istruzioni rivolte dai governi alle rispettive forze armate.
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