Macbeth: Follia, cupidigia e destino di Oscar Serino, Basilio Sciacca

Il senso di colpa


Qualsiasi crimine porta con sé conseguenze irreversibili non solo per la vittima ma anche per l’autore. Dopo l’assassinio di Duncan, Lady Macbeth capisce che non riuscirà più a togliersi il sangue dalle mani né a perdonarsi per il reato commesso. La colpa [F19] [Es20] [I21] [Es21] [I22] [I23] [E23] ha il potere di impadronirsi della vita, poichè tutto ciò che si vede e si fa riporta alla mente l’odioso crimine. È esattamente il caso di Lady Macbeth.

La colpa assume un ruolo centrale nello spingere Macbeth all'azione cruenta, e nel trascinare la moglie oltre la soglia della normalità – fino alla follia e alla morte.
In tutto il dramma si possono rintracciare sfoghi emotivi legati al senso di colpa, che contribuisce alla scelta fatale di Macbeth e porta Lady Macbeth al suicidio. Pur essendo numerosi gli esempi che esemplificano la forza che la colpa esercita sui protagonisti, ve ne sono tre particolarmente significativi:

  • Il primo riguarda l’episodio immediatamente successivo all’assassinio di Re Duncan, quando Macbeth esce dalle stanze degli ospiti con le mani insanguinate e rimane paralizzato per un po’.
  • Segue un secondo esempio, laddove tutto il senso di colpa che Macbeth provava in principio, si trasforma in odio dopo la decisione di uccidere anche Banquo.
  • L’ultimo esempio si colloca verso la fine della tragedia, quando Lady Macbeth vaga da sonnambula e si toglie la vita perché schiacciata dai rimorsi.

Questi tre esempi costituiscono la prova che in questo dramma shakespeariano la colpa gioca un ruolo chiave nelle vite dei personaggi.


Il meccanismo della colpa si innesta in realtà a partire dal secondo atto, scena seconda, dopo l’omicidio di Duncan, quando Macbeth ritorna dalla moglie. Ovviamente, Macbeth è totalmente sconvolto per ciò che ha fatto. Uccidere un uomo, anzi un re, per giunta amato dal popolo, è un peccato mortale. Si convince di aver ucciso anche la sua innocenza e che ciò porterà conseguenze ben peggiori.
A conferma di ciò vi sono riferimenti in tutta la scena: “Non dormir più! Glamis ha ucciso il sonno e quindi Cawdor non dormirà più, Macbeth non dormirà più!”. “Tutto l'oceano del grande Nettuno potrà lavar via, interamente, questo sangue dalla mia mano? No, piuttosto, questa mia mano tingerà d'incarnato i mari innumerevoli, facendo del verde un unico rosso!”. L’enormità del suo senso di colpa scaturisce da queste frasi, e infatti afferma che se provasse a lavarsi le mani nel fiume, questo diventerebbe dello stesso colore del sangue. Lady Macbeth tenta di rassicurarlo: “Un po' d'acqua ci farà mondi di quest'atto: vedete, dunque, come è facile!”. Ma la colpa da lui provata non svanisce, almeno in un primo tempo.

All’inizio dell’Atto III, Macbeth, Lady Macbeth e Banquo conversano amichevolmente. Macbeth è stato già incoronato re, e un banchetto viene fissato per la sera. Banquo dovrebbe essere l’ospite d’onore ma in realtà non si presenterà perchè verrà ucciso dai sicari. La colpa sembra agire da motore propulsore quando Macbeth pronuncia la frase: “Le cose nate dal male, attingono forza dal male” (Atto III, scena II). Ciò a cui si riferisce è la sua stessa colpa: una volta commessa, l’azione malvagia procura disagio. Ripetendola, il disagio resta seppure attenuato, ma continuando a perpetrarla non si proverà più alcun disagio. Nella stessa scena Macbeth riflette sul fatto che, superato il trauma per l’omicidio di Duncan, la coscienza e il senso di colpa si sono assopiti e lo lasciato libero di macchiarsi di ulteriori stragi: “Io mi sono macchiato l'anima per la progenie di Banquo; per loro ho assassinato il virtuoso Duncan; per loro unicamente ho versato l'odio nel vaso della mia pace…”.

Probabilmente una delle prove più schiaccianti della forza legata al senso di colpa è il modo in cui essa agisce su Lady Macbeth. Dopo una lunga assenza dalla scena, la vediamo entrare nell’Atto V, ma stavolta non si tratta della stessa donna crudele conosciuta all’inizio del dramma. Il quinto atto inizia con una discussione tra un dottore e una dama di corte preoccupata per la strana malattia di Lady Macbeth che infatti fa il suo ingresso da sonnambula. Inizia a stropicciarsi le mani come se le lavasse e si lamenta: “Via, maledetta macchia! Via, dico”. Dunque confessa la responsabilità per la morte di Lady Macduff: “Il signor di Fife aveva una moglie: dov'è ora?”. Lady Macbeth esclama poi, mentre continua a fregarsi le mani: “Sempre odore di sangue, qui! Tutti i profumi dell'Arabia non basteranno a rendere odorosa questa piccola mano. Oh.... oh... oh!”.La donna si accorge amaramente che nulla potrà mai cancellare l’odore del sangue provocato da tutti gli omicidi commessi da Macbeth. Qui si evince inoltre come ella si senta profondamente responsabile di ogni crimine perpetrato dal marito o dai suoi sicari.
Alcune scene dopo, Lady Macbeth pone termine alla propria sofferenza.

   12/15   

Approfondimenti/commenti:

    Nessuna voce inserita

Inserisci approfondimento/commento

Indice percorso Edita
Edurete.org Roberto Trinchero