PRINCIPALI TEMI DEL MACBETH
L’antico concetto di tragedia [F1] [I2] [Es4] [E4] riguardava la caduta di un grande uomo, ad esempio un re, da una posizione di superiorità ad una condizione di disgrazia a causa della propria superbia. Per i greci, la superbia umana finiva con l’essere punita da una tremenda vendetta. L’eroe tragico meritava la compassione del pubblico ma non necessariamente il perdono: la tragedia greca ha spesso un finale tetro. L’opera teatrale cristiana, invece, offre sempre un barlume di speranza; non a caso il Macbeth termina con l’incoronazione di Malcolm, un nuovo capo che incarna perfettamente le virtù che il buon sovrano deve possedere.
I coniugi Macbeth: un'allegoria di Adamo ed Eva?
Il Macbeth mette in scena elementi che ricordano da vicino la più grande delle tragedie cristiane: il peccato originale e la conseguente cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre.
Nella Genesi [F2] [F3] [I3] [I4] [Es5] [Es6] [E5]
[E6] la debolezza di Adamo, convinto dalla moglie la quale è stata a sua volta tentata da Satana, lo induce a violare i limiti imposti e a far finta di essere un dio. Entrambe le storie lasciano spazio alla speranza: l’umanità verrà salvata da Cristo anche se ha peccato. In termini cristiani, malgrado Macbeth sia un tiranno, un criminale e un peccatore, ciò non esclude un’eventuale redenzione in paradiso.
Macbeth, nonostante i suoi orrendi crimini, è un uomo degno di compassione. Ciò che lo salva è il fatto che da principio egli non vuole uccidere Duncan ma in un secondo momento cambia idea, condizionato dalla cupidigia della moglie. Inoltre Macbeth soffre internamente perché non riesce a godersi la posizione di prestigio che occupa. Pur essendo re, paura, paranoia, esaurimento e insonnia non gli danno tregua. Anche lady Macbeth è un’eroina tragica. La sua baldanza mista a coraggio dura poco e va progressivamente alla deriva tra isterie e sonnambulismo. Si esaurisce mentalmente e fisicamente perché consumata dalla fatica del delitto. I due protagonisti sono degni di compassione in quanto il pubblico assiste ad ogni fase del loro travagliato destino, cogliendone gli effetti nefasti non solamente sul popolo scozzese ma anche su se stessi.
Predestinazione e libero arbitrio [I5] [I6] [E7] [I7]
Nell’antichità le vicende umane erano considerate alla mercè della “ruota della fortuna” sottolineando la concezione della vita come una lotteria. Si poteva raggiungere la sommità della ruota e usufruire dei benefici che ne derivavano ma solo per un breve periodo. Bastava un piccolo movimento per precipitare rovinosamente alla base della ruota.
Al contrario il destino è già scritto. In un universo fatalistico, la durata e l’esito della vita (destino) sono predefiniti da forze ultraterrene. Nel Macbeth queste forze sono rappresentate dalle streghe. L’opera fa un’importante distinzione: il destino potrà anche essere segnato in partenza, ma le modalità con cui quel destino si compie restano in balìa del destino e del libero arbitrio del soggetto.
Anche se a Macbeth viene predetto che diventerà re, non gli viene specificato come lo diventerà: infatti tocca a lui fare delle scelte. Non si può biasimarlo per essere diventato re (è il suo destino), ma si può biasimarlo per i mezzi di cui si serve per diventarlo (libero arbitrio).
L'ordine politico e l'ordine naturale
Il Macbeth è ambientato in una società in cui la parola d’onore e la fedeltà ai propri superiori sono imperativi categorici. Al vertice della gerarchia si trova il re, cioè il rappresentante della divinità sulla Terra. Altre relazioni umane dipendono dalla fedeltà: il cameratismo sul campo di battaglia, l’ospitalità dell’anfitrione nei confronti dell’ospite e la fedeltà coniugale tra marito e moglie. In quest’opera qualsiasi relazione umana è corrotta o depravata. L’assoggettamento di Macbeth da parte della moglie, il regicidio e la distruzione dei legami familiari e camerateschi, sono tutte azioni volte al sovvertimento dell’ordine naturale.
La visione medievale del mondo prevedeva un rapporto diretto tra l’ordine naturale, il cosiddetto microcosmo, e l’ordine universale, il cosiddetto macrocosmo. Quindi, quando Lennox e l’anziano parlano dello sconvolgimento terrificante che sta investendo il mondo – tempeste, terremoti, eclissi e così via – viene subito in mente il sovvertimento dell’ordine naturale che Macbeth ha provocato nel suo microcosmo.
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