ECONOMIA E NAZISMO
I successi in politica estera e l’eccezionale ripresa economica legata al programma di riarmo e di lavori pubblici promosso da Hitler, con il conseguente raggiungimento della piena occupazione, furono sicuramente fattori decisivi nel determinare l’incredibile consenso che accompagnò il fuhrer nel suo cammino politico.
Il nazionalsocialismo cancellò l’inflazione, fece ritrovare ai tedeschi il benessere perduto: anche grazie al potenziamento dell’industria bellica, tutti lavoravano, ogni famiglia poteva vivere serenamente, le città erano più floride ed eleganti che mai, degne cornici per i rappresentanti della razza perfetta.
Ai congressi del partito di Norimberga, alle olimpiadi di Berlino del 1936, Hitler, di fronte a folle oceaniche e deliranti, in un clima di esaltazione collettiva, appariva come il condottiero invincibile di una nazione ritrovata, più possente che mai, che cominciava a preoccupare il mondo intero per le sue smanie di grandezza e per la sua esuberanza.
Erano gli anni del nazismo farneticante, che trovava la sua magnificazione nel mito della purezza ariana, in filmati come "Il Trionfo Della Volontà" ed in Olimpia", della grande regista Leni Riefensthal e nella megalomania delle geometrie dell’architetto del Reich Albert Speer.
In barba agli accordi di Versailles, che privavano la Germania dell’aviazione, della flotta, dell’artiglieria e che riducevano l’esercito a soli 100.000 effettivi, i vertici nazisti diedero il via ad un possente piano di riarmo, che contribuì alla creazione di un esercito spaventosamente potente, forte di armamenti di prim’ordine e di un’aviazione, la Lutwaffe, all’avanguardia. Un saggio storico su Nazismo ed economia
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