La nascita dei fascismi in Italia e Germania di Daniela Raimondo (raimondopatrucco@libero.it), Valter Balzola (), Rossana Denicolai ()

DONNE E FASCISMO (e approfondimenti)

In completo accordo con la Chiesa, esaltò la funzione del matrimonio e della famiglia (!!!) come garanzia di stabilità e base dello sviluppo demografico. Identificando anacronisticamente la potenza con la forza dei numeri, Mussolini cercò di incoraggiarne con ogni mezzo lo sviluppo (assegni familiari, premi per le coppie più prolifiche, avanzamenti di carriera per i padri di famiglia), arrivando ad imporre una pesante tassa “sul celibato”. In quest’ottica – anche qui in pieno accordo con tradizione cattolica – ostacolò il lavoro delle donne, cui ad esempio venne impedito di insegnare materie che richiedevano “virile valore”, come latino, storia e filosofia, giungendo persino, nel 1938, ad imporre il licenziamento di quelle impiegate della pubblica amministrazione che eccedessero il 5% stabilito per legge. In ogni caso entrambe le campagne, quella demografica e quella contro il lavoro femminile, non ebbero il successo sperato, e, nonostante il gigantesco sforzo propagandistico effettuato, non riuscirono ad ottenere un consenso massiccio tra la popolazione. Anche le donne ebbero le loro proprie strutture organizzative: quelle dei Fasci femminili, delle piccole italiane e delle giovani italiane (dipendenti dall’Opera Nazionale balilla), e, più importante di tutti, quella delle massaie rurali; si trattò però di organismi poco vitali, pur nella loro indubbia novità, la cui funzione principale rimaneva quella di valorizzare le virtù domestiche delle donne, ribadendone l’immagine di “angelo del focolare” e madre custode dei valori familiari, così cara ai conservatori di ieri (e anche di oggi…)

DONNA ITALIANA NAZIONALIZZATA DALLA DITTATURA DI MUSSOLINI [I1] [I2]

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Edurete.org Roberto Trinchero