MANZONI:le tragedie
La tragedia di Manzoni si colloca in una posizione di rottura rispetto alla tradizione del genere. La novità si colloca in due direzioni: la scelta della tragedia storica e il rifiuto delle unità aristoteliche.
La prima tragedia di Manzoni, il conte di Carmagnola (scritta tra il 1816 e il 1820), si incentra sulla figura di un capitano di ventura del Quattrocento; la seconda tragedia, l’Adelchi mette in scena il crollo del regno longobardo in Italia nell’VIII secolo, sotto l’urto dei Franchi di Carlo Magno. [I12]
I principi che guidano la tragedia manzoniana sono esposti nella Lettre à M. Chauvet sur l’unitè de temps et de lieu dans la tragédie [F10]. Manzoni la scrisse nel 1820 per rispondere al critico francese Joachim Chauvet che gli aveva rimproverato l’inosservanza delle regole aristoteliche della tragedia. Queste prevedevano che l’azione fosse lineare e non complicata da azioni collaterali (unità di azione), che si svolgesse nello stesso luogo (unità di luogo) e nell’arco di una sola giornata (unità di tempo). Secondo Manzoni le regole aristoteliche non sono applicabili perché impediscono di rispettare la verità storica dei fatti e quella psicologica dei personaggi. In obbedienza al culto del “vero” Manzoni afferma di non voler “inventare” dei fatti, ma di voler riprodurre dei fatti storici, perché nella storia, in ciò che gli uomini hanno effettivamente compiuto vi è, per Manzoni, il più ricco e affascinante repertorio di soggetti drammatici.
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