Le leggi della Meccanica
Le leggi della meccanica
Di questi risultati Newton venne a conoscenza soltanto alcuni anni
più tardi. Nel frattempo aveva perfezionato gli esperimenti
di
Galileo sulla caduta di corpi di peso diverso, anche ampliandoli
studiando la risposta a forze di tipo qualsiasi.
Giunse così a formulare le tre precise leggi
del movimento IT2
IT3
EN1
EN2
FR1
FR2
ES1
ES2
(o
assiomi o anche truismi), che più tardi riportò
nella sua
opera principale (i Principia):
prima legge: “ogni corpo persevera nello stato di riposo o
moto
in linea retta uniforme nel quale si trova, a meno che qualche forza
non agisca su di esso e non lo costringa a cambiare stato”
(oggi
conosciuto come principio d’inerzia);
seconda legge: “i mutamenti del moto sono proporzionali alla
forza motrice e avvengono secondo la linea retta in cui tale forza
è impressa” (che oggi esprimiamo con
l’equazione
vettoriale F=ma);
terza legge: “l’azione è sempre uguale
ed opposta
alla reazione: vale a dire che le azioni dei due corpi, l’uno
sull’altro, sono sempre uguali e in direzioni
contrarie”
(oggi: principio di azione e reazione).
Questi importantissimi risultati, destinati a costituire un caposaldo
della scienza per circa tre secoli, non furono però subito
pubblicati, a causa sia delle controversie con altri studiosi (in
particolare quella con Hooke relativa alla luce) sia della propensione
di Newton a presentare studi che egli stesso giudicasse definiti nella
maniera più completa e migliore possibile.
Inoltre, mettendo in relazione la legge trovata da Huygens per la forza
centrifuga e la legge di Keplero sui tempi di rivoluzione dei pianeti
intorno al sole, aveva ricavato, già nel famoso annus
mirabilis,
la legge cui sembrava sottostare l’attrazione gravitazionale
tra
due corpi secondo l’inverso del quadrato delle distanze tra i
loro centri (oltre alla proporzionalità diretta con le due
masse):
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