La teoria di Gaia di Domenico De Luca

L'impatto ambientale del settore energetico

Con il passare del tempo il fabbisogno energetico [I1] [E1] dell’umanità cresce. Questa crescita è dovuta a due fattori: l’accrescimento della popolazione e l’aumento del fabbisogno energetico pro-capite.

Analizziamo la crescita del fabbisogno energetico pro-capite nel corso dell’umanità:

l’uomo primitivo, ancora incapace di accendere il fuoco, necessitava di 3000 kcal al giorno per la sua sopravvivenza, praticamente lo stretto necessario. Dopo aver scoperto il fuoco l’uomo potè meglio utilizzare i prodotti commestibili animali e vegetali, ma nonostante sia diminuito la parte sciupata, il suo fabbisogno energetico è raddoppiato. L’uomo neolitico richiedeva, in particolare, energia animale per la coltivazione dei campi. Nel frattempo aumentava il fabbisogno di energia per il riscaldamento poiché si diffondeva l’uso di abitazioni, meno isolate delle grotte naturali e dei cunicoli, scavati in profondità, utilizzati sino ad allora. Altra energia fu richiesta per l’estrazione dei metalli dai loro minerali e per le successive lavorazioni. In questa fase si arriva ad un fabbisogno energetico pro-capite di circa 12000 kcal al giorno. Nelle società più progredite fecero la loro comparsa i mulini a vento, siamo nel V secolo d.C. sull’altopiano iranico. Al tempo della massima espansione dell’impero romano il fabbisogno medio si attesta sulle 13600 kcal. Ovviamente in questo periodo storico, essendo la popolazione totale del globo di circa 300 milioni di abitanti, il fabbisogno totale è all’incirca di 150 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio). Al sorgere della società industriale il fabbisogno energetico rimane invariato rispetto ai tempi dell’impero romano in quanto l’aumento di tale fabbisogno è stato contrastato da un progressivo risparmio energetico. Dai 300 milioni di abitanti e 150 milioni di tep di 2000 anni fa siamo passati oggi a 6,6 miliardi di abitanti con un fabbisogno energetico totale di 11,2 miliardi di tep. Il dato più incisivo di questa crescita e la velocità con cui essa avviene negli ultimi decenni; basta pensare che solo 20 anni fa, nel 1987, la popolazione mondiale era di 5 miliardi di persone con un fabbisogno energetico globale di 7,6 miliardi di tep. In questa analisi sono stati considerati valori medi; questi valori, infatti, nascondono sperequazioni assai profonde. Vi è infatti un rapporto 20 tra chi consuma di più e chi di meno.

Fatta questa analisi sul fabbisogno energetico nei vari secoli ci sembra giusto sottolineare, nel quadro generale dell’ipotesi di Gaia, che il fabbisogno energetico degli esseri viventi dovrà essere soddisfatto in modo tollerante nei confronti della vita umana, animale e vegetale. Le fonti energetiche [I2] [E2] [F2] [Es2] che tendono ad alterare l’equilibrio termico del nostro pianeta sono evidentemente i combustibili fossili e fissili e, nell’ambito delle energie rinnovabili, quelle che alterano il coefficiente di riflessione, la cosiddetta “albedo”, della Terra. Sono da escludere dalle energie capaci di alterare questo equilibrio l’idraulica, l’eolica, le maree, le onde, le correnti marine, la geotermia, gli impianti ad energia solare diretta.

Che cosa si intende per “alterazione” dell’equilibrio termico terrestre?

La temperatura media della Terra è di 15°C, supponiamo un aumento della potenza in arrivo dal Sole, si avrebbe come conseguenza un aumento del valore medio di temperature di 1°C, inoltre la potenza irradiata dal suolo terrestre aumenterebbe dell’1,3%. Quindi, ragionando in senso inverso, se la potenza emanata dal Sole e diretta sulla Terra aumentasse dell’1,3% di registrerebbe un aumento della temperatura media di 1°C. Un aumento della temperature di un grado non è poco, probabilmente è al limite di sicurezza per le conseguenze sul clima. Sicuramente non influirebbe negativamente, in modo significativo, sul clima un aumento di un decimo di tale valore: l’1,3 per mille della potenza solare con conseguente aumento della temperatura pari ad un decimo di grado. Abbiamo detto che la potenza “artificiale” prodotta dall’uomo è oggi pari a 11 miliardi di tep (approssimativamente). Questo valore è pari all’incirca allo 0,1 per mille rispetto alla potenza che dal Sole giunge alla Terra. Affinché la potenza “artificiale” salga dell’1,3 per mille è necessario moltiplicarla per 13 raggiungendo un valore di 150 miliardi di tep. L’entità di questo valore è minore rispetto ai 50 miliardi di tep ipotizzati per la fine del secolo in corso. La produzione e la dissipazione di energia non sono uniformemente distribuite sulla Terra. Esse sono concentrate specialmente nelle grandi aree metropolitane, come impiego se non come produzione. Si formano allora delle isole di calore che possono essere molto fastidiose e pericolose per la salute dell’uomo. La produzione di energia provoca conseguenze diverse e seconda delle fonti energetiche utilizzate per produrla.

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Edurete.org Roberto Trinchero