I progetti di microcredito si rivolgono essenzialmente a microimprenditori, cioè a persone che svolgono attività produttive molto piccole del settore informale e che tentano di sopravvivere al di fuori dei circuiti dell’economia ufficiale. Questo tipo di attività è caratterizzato da un basso investimento di capitale, da una tecnologia semplice (compensata da un’alta intensità di lavoro), dall’utilizzo di risorse locali e da transazioni informali, basate su contatti personali. Le microimprese [EN] [ES1] [ES2] [IT] dell’economia informale si basano dunque su rapporti diretti con le persone e non su norme di comportamento scritte, quindi estranee alle leggi vigenti, non controllabili e sanzionabili dalle autorità pubbliche. Queste attività sono perlopiù volte a garantire l’autosufficienza e a migliorare le condizioni di vita della famiglia. Nei Paesi in via di sviluppo [EN] [FR] [ES] [IT1] [IT2] l’economia informale rappresenta una buona fetta dell’intera economia nazionale.
Proprio per queste caratteristiche le microimprese possono contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione locale garantendo un reddito alle famiglie più povere, l’aumento dell’occupazione e lo sviluppo delle aree economicamente più arretrate.
Questo è il motivo per cui il target group di molte istituzioni di microcredito è rappresentato da microimprenditori o da individui poveri che vogliano avviare delle microimprese. È importante sottolineare come i prestiti erogati dalle istituzioni microfinanziarie siano concessi solo ed esclusivamente per microattività produttive, quindi non per l’acquisto di beni fine a se stessi, o per la copertura economica di esigenze non legate alla produttività.
La maggior parte dei beneficiari delle operazioni di microfinanza è costituita dalle donne (ad esempio nella Grameen Bank rappresentano il 94% dei clienti), perché hanno maggiormente necessità di sostegno per l’avviamento di attività produttive, in quanto tradizionalmente escluse dal circuito economico ufficiale.