J.
S. Bruner [I1]
Psicologo
cognitivista statunitense. Dal 1950 professore di psicologia alla
Harvard University, ne fondò e diresse il Center for Cognitive
Studies dal 1960 al 1972. Occupatosi inizialmente di percezione,
passò a studi di psicologia sociale per tornare
successivamente allo studio di processi cognitivi, in particolare
allo sviluppo cognitivo nella prima infanzia.
Bruner
ritiene le relazioni sociali fondamentali per lo sviluppo cognitivo
e, in particolare, linguistico, al contrario di Jean Piaget, che
attribuiva un ruolo marginale all’interazione sociale.
Secondo
Bruner la conoscenza si struttura e si costruisce in processi in cui
l’adulto svolge un ruolo cruciale nel condividere alcune azioni
con il bambino. La conoscenza è generata dall’azione, ma
da un’azione congiunta con l’adulto.
Nei
primi quattro mesi il bambino è impegnato non solo in
esperimenti con il proprio corpo, ma anche in interazioni faccia a
faccia con l’adulto, da cui apprende modelli d’interazione
che costituiscono le basi dei rapporti cooperativi futuri. In questo
modo assimila due acquisizioni importanti, che strutturano un primo
livello d’intersoggettività: la co-orientazione visiva,
cioè guardare nella stessa direzione dell’adulto;
l’alternanza dei turni nella comunicazione, in cui la coppia
madre-neonato impara a darsi il turno, in una interazione complessa
fatta di scambi, pause e risposte. Gradualmente il bambino acquisisce
l’abilità di partecipare all’alternanza dei turni
(turn taking), ad esempio attraverso i giochi di dare e prendere o
nascondere e ritrovare.
Nel secondo semestre
il neonato entra in rapporto con gli oggetti in contesti strutturati
entro cui avviene la comunicazione, che Bruner chiama format: ad
esempio, la madre e il bambino osservano immagini in un libro e la
madre dice il nome delle cose rappresentate in ogni immagine seguendo
sempre la stessa sequenza comunicativa (format della denominazione).